di Cesare Lanza
Scommettiamo? No, oggi, occupandomi ancora del caso Regeni, non me la sento di usare questa espressione. Sia per rispetto verso lo strazio della famiglia per l’irrisolta tragedia: mi sembrerebbe un oltraggio. Sia per l’amarissima certezza: non sarà fatta giustizia. Perché, al di là dell’ipocrisia di convenzionali solidarietà, a quanti davvero interessa agire, per accertare chi abbia torturato e massacrato, in Egitto, il giovane Giulio Regeni? Chi, e per volontà di chi? Il governo di Renzi non si impegna come dovrebbe, per esigere la giustizia che esigono i genitori di Giulio, Paola e Claudio. Sono passati nove mesi e nulla di concreto è successo, lontano nei ricordi è quel 3 febbraio in cui la mamma, di fronte alla salma martoriata, riuscì a riconoscere il figlio solo dalla punta del naso. I politici sono scomparsi. La Procura lavora in condizioni di difficoltà estrema, per la totale mancanza di collaborazione delle autorità egiziane. L’università di Cambridge, a cui Giulio era legatissimo, ormai tace. Il Papa, dopo mesi, ha concesso solo un breve colloquio. Vicini alla famiglia resistono solo Amnesty International e i cittadini comuni, che continuano a mandare messaggi, commoventi, di solidarietà. Nient’altro. Il presidente egiziano al-Sisi si dice disponibile a ricevere i genitori di Giulio? Giusto inseguire ogni opportunità, ma saranno altre parole occasionali, altre illusioni. La giustizia è seppellita, sotto la cosiddetta ragion di Stato.
di Cesare Lanza, La Verità