Donne Impresa 13. E’ entrata in azienda e assunto il ruolo di guida quando il padre ha deciso di farsi da parte. Ha superato la pesante crisi del 2012 puntando su gestione manageriale e nuovi prodotti, rafforzandosi all’estero. E per i figli ha scelto la scuola Montessori
La padrona del vapore ha una passione per gli incantesimi del maghetto Harry Potter. Usa però ogni giorno concretezza e piglio da manager alla scrivania del suo ufficio a Bulgarograsso, su un ramo del lago di Como. Francesca Polti, 38 anni, è direttore generale dell’azienda di famiglia che da 35 anni si identifica con Vaporella e Vaporetto, i ferri da stiro a caldaia per uso domestico e generatori di calore per la pulizia venduti in milioni di pezzi in tutto il mondo. E sul concetto dell’igiene a vapore ha sviluppato una vasta linea di prodotti ad alta tecnologia. Polti è presente in 50 paesi, con 70 milioni di fatturato e 400 dipendenti. Il marchio è stato anche sponsor di tanti sport, dalla vela al ciclismo, dalla pallacanestro alla Formula 1.
L’idea di tradurre il ferro da stiro professionale, di quelli usati nelle lavanderie, nella versione domestica, è di suo padre Franco Polti, calabrese di San Pietro Inguarano, vicino Cosenza, che alla fine degli anni Settanta, dai monti della Sila arriva a Como a cercare fortuna. “Cominciò a finanziarsi, chiedendo il sostegno del suo datore di lavoro – racconta la manager – Allora purtroppo non lo brevettò. Cominciarono a esserci le prime copie, la concorrenza del mercato. La svolta fu il tappo di sicurezza, che impediva l’apertura in pressione e ciò diede l’affidabilità al marchio”.
Francesca Polti è da sette anni al vertice del gruppo, un’impresa tutta made in Italy, società per azioni con soci unici i suoi genitori Franco e Teresa. Laureata alla Bocconi nel 2002, con una specializzazione in gestione delle imprese internazionali, lady Vaporella ha iniziato a lavorare nella filiale italiana di Sanford International, il più grande produttore e leader mondiale nel mercato degli strumenti da scrittura e cancelleria, con la funzione di financial controller assistant. Nel 2005 entra in fabbrica come project manager, nel 2007 è promossa a financial director. Due anni dopo, quando il padre, classe ’44 decide di farsi da parte, va al timone della società, con la madre nel ruolo di presidente.
Polti è un gruppo radicato in Spagna, Portogallo, Francia, Germania, Inghilterra, America. In Asia c’è metà della produzione, l’altra metà, per la parte plastica e l’assemblaggio, è in Italia. “Mio padre è stato molto intelligente a cedere il passo – osserva la manager -. Per quanto tra noi ci sia una forte affinità, la convivenza non era facile, aveva un modo tradizionale di essere imprenditore”. Francesca imposta una conduzione più manageriale, senza perdere l’impostazione familiare, flessibile, decisionista, attenta alle necessità del cliente.
“Mi sono trovata a riorganizzare l’azienda – spiega – proprio negli anni peggiori della nostra storia”. L’anno più duro è il 2012. Polti attraversa una crisi finanziaria che ne mette a repentaglio la sopravvivenza. Francesca non si perde d’animo, e coglie al volo le opportunità messe in campo dal governo Monti. Un piano di rientro le permette di ristrutturare il debito con l’accordo di tutti i fornitori, di continuare a lavorare senza licenziare nessuno, di investire in nuovi prodotti.
Il rilancio ha comportato un rinnovamento completo dell’immagine, a cominciare dalla grafica del logo, il pollice che spruzza vapore, del nuovo sito on line, in italiano e in inglese, per favorire l’e-commerce. “Con una strategia economica e finanziaria più adeguata a un mercato enorme con molti concorrenti, ho ricostruito la mappa di prodotto, mettendo al centro il consumatore. L’obiettivo era realizzare una fabbrica moderna con valori antichi, espressi con nuove modalità di comunicazione. Per fortuna il clima in azienda, anche nei momenti duri, è sempre rimasto quella di una grande famiglia e questo, con il sostegno di un sindacato al passo coi tempi, è stato il motore che mi ha aiutato a spingermi avanti”.
Il restyling più importante dell’azienda Polti va dal 2012 al 2014. Entrano in campo tre nuovi manager: i responsabili della finanza, del marketing e della suplly chain. Grande visibilità acquista il marchio a Madrid e in Francia. Mentre chiude l’ufficio in Messico, Francesca Polti si affaccia a nuovi mercati e apre la filiale americana Polti Usa, che dà ottimi risultati ora con vendite dirette, all’inizio con un distributore trovato con Home shopping, un network televisivo. Nel 2014 c’è il lancio di Unico, aspirapolvere di ultima generazione, il cui studio era iniziato tre anni prima, e dei brand e dei subbrand accompagnati dallo slogan ‘Natural home feeling’, con brevetti frutto di ricerca e sviluppo in laboratorio. Che hanno avuto una buona risposta di mercato.
“Le due grandi novità che lanceremo l’anno prossimo – annuncia l’imprenditrice -, a maggio e settembre, sono in cantiere dal 2012. Ci vuole il tempo per lo studio del mercato, la produzione di stampi, la validazione della tecnologia. Ne verrà fuori un ferro da stiro col vapore super innovativo per rendere il lavoro più facile e più veloce, fatto di intelligenza elettronica e forme accattivanti”.
Un marito spagnolo, Fernando, esperto di consulenza aziendale, e due bambini di sei e nove anni, bilingui sono la sua famiglia. “Per me è luogo di ritrovo, di confronto, di crescita. Mi serve anche a pormi correttamente di fronte alle problematiche aziendali. In questo momento, quattro donne in ruoli strategici sono a casa in maternità. Non lo vedo come un problema ma come un’opportunità. Sostituirle per qualche tempo, formare qualche altro elemento creando così nuove professionalità, avere un clima flessibile, credo che arricchisca tutti quanti. Non guardiamo alle ore di lavoro, ci interessa l’efficienza”. Per i figli, Francesca ha scelto una scuola Montessori, lei è presidente dell’associazione intitolata alla famosa educatrice italiana. “Ne siamo molto contenti – chiarisce – non solo per il metodo di studio, quanto per gli strumenti che gli si danno per risolvere i problemi. Mi piace sentire mio figlio che dice: mamma, oggi è il mio giorno preferito, a scuola si fa arte e informatica. Tu Mirò, lo conosci?”.
Patrizia Capua, La Repubblica