La Polizia di Stato ha segnalato il phishing via Facebook, ricordando come il servizio sia già gratuito: si rischia di esporre lo smartphone a potenziali attacchi
La Polizia di Stato ha segnalato sulla propria pagina Facebook un tentativo di truffa riguardante WhatsApp, l’applicazione di messaggistica che conta circa un miliardo di utenti attivi. Le forze dell’ordine hanno spiegato come, in questi giorni, molte persone abbiano segnalato di aver ricevuto una mail relativa a una fantomatica attivazione gratuita del servizio. In realtà, WhatsApp è completamente gratis dal gennaio 2016. A cosa si va incontro aprendo il link contenuto nella mail truffa? «Si espone il proprio dispositivo Android o iOS – spiega la polizia – a potenziali attacchi da parte di malintenzionati». Le caselle di posta sono bersagliate giornalmente da messaggi di phishing, ossia da tentativi di truffa online. Molte email finiscono direttamente nella cartella spam, che raccoglie automaticamente i messaggi sospetti, ma anche di carattere commerciale/pubblicitario. Qualcuno, però, riesce ad aggirare questo filtro. I truffatori del web fanno affidamento proprio su questo e sugli utenti più distratti.
Le altre truffe su WhatsApp
Quando un servizio di messaggistica raggiunge il miliardo di utenti attivi è da mettere in conto il fatto che possa far gola a centinaia di truffatori. WhatsApp è stato preso di mira più volte. Qualcuno ricorderà, per esempio, i finti coupon della finta Zara: scopo del raggiro, raccogliere dati e collezionare iscrizioni a servizi a pagamento attraverso la promessa di un buono da 150 euro, consegnato in cambio della partecipazione a un sondaggio. Zara ha ovviamente preso le distanze da tutto questo.
Immancabile la catena di Sant’Antonio relativa a una finta scadenza del servizio di WhatsApp, accompagnata da un messaggio con un pallino blu. A chi interessa diffondere informazioni del genere? Qualcuno lo fa per scherzo, altri invece cercano di boicottare l’applicazione, con l’obiettivo di rallentare il servizio intasando i server.
La mail resta comunque uno dei mezzi di diffusione di malware preferiti. Noto il caso del messaggio che si riferisce a un inesistente “articolo 13.3” delle condizioni del servizio offerto da WhatsApp: il truffatore lo inoltra a diversi contatti e numeri di telefono nella speranza che qualcuno inserisca le sue credenziali di accesso, prendendo così in ostaggio l’account del malcapitato per usarlo a suo piacimento.
Gli sms non li usa quasi più nessuno, eccezion fatta per chi prova a fare phishing. In passato, gli smartphone degli utenti sono stati raggiunti da richieste di rinnovo dell’abbonamento attraverso il pagamento di 89 centesimi. Prima del gennaio 2016, mese in cui il servizio è diventato ufficialmente gratuito, molte persone hanno abboccato. Cliccando su un link, infatti, gli utenti si sono ritrovati di fronte a una richiesta di inserimento dei dati della propria carta di credito. Esiste una sola applicazione ufficiale di WhatsApp. La parallela WhatsApp Gold, in realtà, non esiste. Spacciata come versione speciale del servizio, il suo fantomatico link di attivazione causa una seriale apertura di collegamenti che scaricano virus o software che rubano i dati agli utenti.
Lo slogan di WhatsApp, l’applicazione ufficiale, è «Semplice. Sicura. Messaggistica affidabile». Il problema è tutto quello che le gravita attorno.
La Stampa