Le donne sono la metà del mondo, ma se dovessimo giudicare dai media italiani – radio, tv e giornali – non lo immagineremmo mai: la stragrande maggioranza delle persone che vi compaiono, quasi otto su dieci ( il 79%) sono infatti uomini. Se si guarda agli esperti, le persone che parlano in quanto «autorità» in una data questione, le donne in proporzione sono ancora meno: solo il 18%. «Scendono addirittura al 10% nel caso delle cosiddette Stem, le scienze «dure» (l’acronimo in inglese sta per «scienze, tecnologia, ingegneria, matematica», ndr)», spiega Monia Azzalini, ricercatrice dell’Osservatorio di Pavia e una delle coordinatrici del Global Media Monitoring Project per l’Italia. Le cose sono molto migliorate: nel 1995, le donne erano solo il 7% delle persone che comparivano sui media. Ma di questo passo per avere una rappresentazione realistica (in termini di genere) del mondo in cui viviamo, ci vorranno comunque 40 anni. Per provare a rendere più veloce questo processo l’Osservatorio di Pavia e l’associazione di giornaliste Giulia, in collaborazione con Fondazione Bracco e con il sostegno della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, lanciano «100 donne contro gli stereotipi», una piattaforma online a disposizione dei giornalisti che raccoglie recapiti e curricula delle migliori esperte italiane di «Stem», scelte valutando il loro «H Index», la rilevanza scientifica delle loro pubblicazioni. «Evitare la deformazione prospettica che esclude le esperte dai media – conclude Monia Azzalini – serve anche a sfatare il pregiudizio ancora radicato secondo cui le donne non sarebbero «portate» per le materie scientifiche». Il sito www.100esperte.it sarà online domani (il 3 novembre). Poi tocca ai giornalisti.
Corriere della Sera