Stasera Gonzalo Higuain affronta con la maglia della Juventus il «suo» Napoli, primo vero crocevia del campionato. La telefonata della soubrette, con la quale si dice che abbia avuto un occasionale flirt, ha risollevato il morale dell’argentino
di CESARE LANZA
Gli auguri più graditi (forse) sono quelli che a Gonzalo Higuain sono arrivati ieri sera da Belén Rodriguez, per telefono. Tra i due, hanno ipotizzato addirittura i giornali rosa, esiste qualcosa di più di un’affettuosa amicizia. La scintilla del pettegolezzo risale ad alcuni mesi fa, quando un esagitato Massimo Giletti, in un programma che doveva essere incentrato su Andrea Bocelli, indusse Belén a ballare il tango con il bomber del Napoli. Dieci secondi scomposti in cui Higuain non si mostrò certo un apprezzabile tanguero tra le braccia di Belén, scosciata e disinvolta invece, come d’abitudine. Tanto bastò per scatenare irragionevoli commenti scabrosi e ragionevoli illazioni su un possibile, occasionale flirt tra i due popolarissimi connazionali. Nulla si sa sulla consistenza del rapporto ufficiale con Lara Wechsler né sulle eventuali gelosie di questa amabile fidanzatina, acqua e sapone. La ragionevolezza ( o credibilità) del gossip era fondata non solo sul fascino sensuale di Belén e le sue facili accensioni sentimentali, quanto sulla propensione del goleador a concedersi notti brave e peccati di gola (non esclusivamente di carattere gastronomico). Esattamente ciò che ha determinato – partenopeo e parte economico – la clamorosa rottura tra Higuain, gioiello che sembrava intoccabile del Napoli, e il suo presidente De Laurentiis. Il divorzio, che per molti risulta tuttora misterioso e inspiegabile, ha una radice molto semplice: De Laurentiis, orgoglioso degli straordinari risultati ottenuti alla guida del Napoli, non ha esitato a stigmatizzare l’allegra vita privata del suo fenomenale centravanti e il sovrappeso dovuto a spaghettate fuori misura. Higuain, riservato e permaloso, si è puntualmente offeso, e più di lui il fratello Nicolas, che ne cura gli interessi. Ma la frattura vera è stata, come sempre o quasi anche nel calcio, di natura economica. A De Laurentiis non dispiaceva affatto di incassare i novanta milioni, cifra record, fissati per svincolare l’idolo dei napoletani: nessun calciatore, per di più ormai ventottenne, può valere tanto. Come ha confermato la Juventus, che tanto ha speso per ingaggiarlo, ma altrettanto – anzi di più ha incassato, cedendo Pogba, assai più giovane. E per Higuain era irresistibile l’idea di accasarsi nel club più potente d’Italia, con un compenso che Io rende il calciatore più sontuosamente retribuito del nostro campionato, con la prospettiva di conquistare trofei che il Napoli – forse – non avrebbe mai potuto garantirgli. Stasera si gioca Juventus-Napoli, la partita è forse il primo e vero crocevia del torneo: se il Napoli dovesse perdere, quasi certamente (anche per il contraccolpo psicologico) non riuscirebbe a rientrare in lizza per lo scudetto. Il Napoli ha già perso, in casa, con la Roma.
Se dovesse vincere, ricostituirebbe il triangolo di élite – con Roma e Juventus – in cui si giocherà l’esito del campionato. Un pareggio non sarebbe granché ai napoletani e metterebbe in difficoltà la Juventus, rispetto alla Roma. Queste elementari considerazioni bastano per sottolineare l’importanza della sfida. E al centro della sfida c’è lui, Gonzalo detto il Pipita. Riuscirà a segnare alla sua ex squadra? Alla vigilia, disinvoltamente e senza alcun complesso di colpa verso il presunto tradimento, Higuain di gol ne ha promesso addirittura due! (Maliziosa e diffusa curiosità: se dovesse segnare, festeggerà, e come?). Sul piano tecnico, è opportuno ricordare che l’anno scorso tutto il Napoli giocava con schemi dell’allenatore Sarri, che portavano alle finalizzazioni del goleador. Mai, senza questa partecipazione collettiva, Higuain sarebbe riuscito a conquistare il record di 36 gol, strappandolo a celebratissimi campioni come Nordhal e Angelillo. Nella Juventus tutto è cambiato: c’è uno squadrone che ha già vinto cinque scudetti e Gonzalo deve adattarsi, neanche la maglia di titolare gli è garantita al cento per cento. La sofferenza è evidente, non tanto per il numero dei gol, solo sei (ma tanti erano anche l’anno scorso nel Napoli, a quest’epoca) a fronte dei dieci messi a segno dal romanista Dzeko. La sofferenza non confessata è nell’ambientamento. Napoli era calda e complice e lui era assoluto protagonista, almeno nell’ultima stagione. Torino è fredda e diffidente e lui è uno dei tanti. Di più: è uno tra i tanti che hanno vinto e rivinto senza di lui, ultimo arrivato. I bene informati dicono che Gonzalo ha stabilito un asse di amicizia forte solo con Dybala, suo connazionale, e per il resto è isolato, forse smarrito, chissà se anche nostalgico. Oggi tutto questo si vedrà, il calcio – in campo – è trasparente. Fuori campo, non è escluso che oggi stesso 0 a breve torni a profilarsi l’ombra sinuosa e seduttiva di Belén.
Cesare Lanza, La Verità