Ispettori di Bruxelles al ministero per valutare il sistema Paese. Il premier: la lettera Ue? Solo differenze minimali
Nel pomeriggio di ieri il panico serpeggiava a Palazzo. S’era infatti diffusa la voce che i «commissari» dell’Unione Europea fossero giunti a Roma ben prima delle lettera di richiamo con la quale sostanzialmente si invita il governo a fare marcia indietro sulla manovra.
Legge di Bilancio che, tra l’altro, non esiste ancora e forse si appaleserà in Parlamento non prima di giovedì. Sicuramente una situazione di imbarazzo.
Il Tesoro ha immediatamente precisato per cercare di rasserenare gli animi, riuscendovi parzialmente. «Una delegazione di funzionari della Commissione europea ha svolto una visita di due giorni a Roma per l’abituale approfondimento di analisi degli squilibri macroeconomici», hanno precisato fonti di Via XX Settembre per sottolineare che la visita «non ha nulla a che fare» con il Documento programmatico di bilancio, inviato nei giorni scorsi dall’Italia a Bruxelles e nemmeno con il ddl di Bilancio del 2017. Si tratterebbe di una visita funzionale alla stesura del rapporto preliminare di fine anno che a fine febbraio costituirà l’ossatura del Country Report, cioè il rapporto sul sistema-Paese che rappresenta la «pagella» con cui Bruxelles dà i voti alle singole nazioni.
Quella missiva che ieri sera non era ancora arrivata ai propri destinatari, cioè Renzi e Padoan, è stata al centro del dibattito politico per tutta la giornata. «Arriverà e riguarderà una serie di Paesi per alcune differenze minimali ma non è la cosa più importante, noi abbiamo fatto le cose in regola, l’Italia rispetta totalmente le regole: la manovra non cambia», ha dichiarato il premier al Tg5 per chiudere la partita. «Non mi faccio dire da qualche tecnocrate di turno che non devo mettere a posto le scuole», ha aggiunto i presidente del Consiglio. Un chiaro riferimento al diktat più provocatorio giunto da Bruxelles: le spese per la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 24 agosto scorso saranno scomputate dal patto di Stabilità, ma quelle necessarie alla riqualificazione anti-sismica degli edifici (come previsto dal piano «Casa Italia») non possono beneficiare della deroga.
Ovviamente, Renzi la butta sempre sul melodrammatico per recuperare sul fronte interno quello le defaillance a livello diplomatico. L’Ue a trazione tedesca ormai lo considera più che un nemico, una sorta di personaggio poco affidabile di cui liberarsi al più presto. In Germania Die Welt lo ha attaccato apertamente per la sua sfrontatezza nell’opporsi ai richiami comunitari. «Bruxelles ha il diritto di dichiarare illegittimi i piani di bilancio nazionali e addirittura di imporre sanzioni», ha scritto il corrispondente belga della testata. In fondo, la lettera di richiamo quello preannuncia: il rischio di multe in caso non si riporti il deficit/Pil 2017 al 2,2% come promesso (anziché al 2,3%) e non si trovino coperture stabili alle spese. In pratica, niente condoni. Renzi ha scelto la strada dello scontro frontale. Se sia una farsa oppure una tragedia lo scopriremo poi.
Gian Maria De Francesco, il Giornale