Il decreto del Ministero delle Infrastrutture. Il direttore dell’Agenzia Amedeo Gargiulo: “Dovranno adeguarsi agli standard europei”. Servono 600 milioni di euro
Le ferrovie ex concesse, come la Barletta-Bari dove lo scorso 12 luglio due treni si scontrarono provocando 23 vittime, passano sotto la vigilanza dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie. Una svolta, sul tema della sicurezza, stabilita da un decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che punta a superare la doppia normativa sulla sicurezza e allineare gli standard di tutta la rete italiana. Il decreto era in programma da tempo, già prima della strage dei treni tra Andria e Corato.
Ma ora si è reso ancora più necessario: tra le polemiche nate dopo l’incidente ferroviario, infatti, c’era anche quella sui due diversi organismi di controllo dell’infrastruttura ferroviaria italiana. Da una parte l’Ansf che fino ad oggi ha vigilato soltanto sui 16.700 chilometri di rete in gestione a Rfi. Una rete tra le più sicure al mondo: qui i treni regionali viaggiano con i sistemi Scmt e Ssc che, in caso di problema come un malore del macchinista prima avvisano e rallentano e poi fermano il treno. L’alta velocità viaggia invece con l’Ertms, un sistema ancora più avanzato che blocca il convoglio in caso di anomalia e che presto sarà installato anche sui regionali.
Le ex concesse e le reti isolate fino ad ora sono state invece di competenza dell’Ustif, un organismo controllato dal Ministero. Ma con il decreto datato 5 agosto e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 15 settembre cambia tutto,o quasi: sotto il controllo dell’Ansf sono transitate 41 linee regionali per 1.918 chilometri e 15 milioni di passeggeri all’anno. Cosa vuol dire? Che queste ferrovie, e i loro gestori, dovranno adeguarsi agli standard europei in materia di sicurezza e tecnologia e raggiungere i livelli della rete gestita da Rfi. Nell’elenco ci sono binari di 10 regioni italiane, dal Piemonte alla Lombardia a Campania e Puglia. Sotto la competenza dell’Ustif, per ora, restano invece tutte le ferrovie a scartamento ridotto (cioè con binari di dimensioni diverse dagli standard) anche se sono interconnesse alla rete nazionale. L’Ustif controllerà, ad esempio, la Torino-Ceres, la Brescia-Edolo e i rami Cumana e Circumflegrea dell’Eav in Campania.
Secondo le stime dell’Agenzia per la messa in sicurezza delle ex concesse serviranno 600 milioni di euro. Per ora il Ministero ne ha già trovati 300 milioni dal fondo per lo sviluppo e la coesione. L’Ansf, già nella prossima settimana, emetterà un primo provvedimento: “I gestori dovranno adeguarsi il più velocemente possibile agli standard tecnici europei che riguardano i sistemi di segnalamento e di sicurezza, dice il direttore dell’Agenzia Amedeo Gargiulo”. Le imprese e i gestori avranno dai 3 ai 6 mesi per comunicare lo stato delle cose all’Ansf che, con un’altra direttiva, “definirà quali sono gli interventi di mitigazione del rischio da adottare immediatamente”. Ci sono adeguamenti più complessi, che richiedono tempo ma anche interventi da attuare subito. Tra questi la riduzione dei limiti di velocità e la messa in sicurezza dei passaggi a livello.
Gerardo Adinolfi, La Repubblica