Scommettiamo che Napolitano, l’Emerito, darà almeno un altro paio di interviste, da oggi al referendum, per suggerire al «suo» premier Matteo Renzi che cosa debba fare? Negli ultimi tempi già è intervenuto due volte dal pulpito su Corriere e Repubblica, naturalmente – per infliggere pubblicamente le sue riflessioni al colto pubblico e all’inclita guarnigione, ma soprattutto a Matteo, né colto né inclito. La prima volta, per dirgli di cambiare la legge elettorale. E il capo del governo ha prontamente raccolto, memore che esistono certi tipi di ultimativi consigli, «quelli che non si possono rifiutare». (Perché memore? Perché l’Emerito, fin dal debutto di Renzi, gli indicò alcuni nomi, non rifiutabili, da inserire nella composizione della lista dei ministri, al posto di altri che il premier voleva scegliere). Nella seconda intervista, recentissima, Napolitano suggerisce a Renzi di abbassare i toni verso gli altri Paesi europei, di non restare isolato. E presto vedremo se e come Matteo si adeguerà. Sarò malizioso, e certo non in solitudine, ma le esternazioni di Napolitano provocano alcune domande, tutte incentrate sul perché l’Emerito avverta il bisogno di esprimersi tanto apertamente. Per umanissima vanità? Perché tutti sappiano? Perché in privato lui e Renzi non si parlano? Perché in privato, se si parlano, Renzi fa finta di non sentire, non ubbidisce, e allora Napolitano fa come un qualsiasi papà, prima ammonisce morbidamente a quattr’occhi e poi alza la voce se il figliolo è recalcitrante?
Mah! Tutti sappiamo che il regista, il manovratore della politica nazionale è sempre «re» Giorgio, dal Quirinale prima, ma anche ora che – finalmente – ne è fuori. E che cosa scommettiamo, Presidente? Se mi sbaglio, mi scuserò, qui. Ma se ho pensato male epperò ci azzecco, Lei ci dirà la verità?
di Cesare Lanza, La Verità