Il punto delicato, dopo lo scambio di documenti tra le due delegazioni, è rappresentato dal traffico delle celle telefoniche che i pm italiani hanno ottenuto dagli omologhi egiziani
I buoni popositi sono stati rinnovati tutti. Ancora una volta. In una nota congiunta il procuratore generale dell’Egitto, Nabeel Sadek, e il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone ribadiscono “l’impegno da parte dei due uffici a proseguire nello scambio di atti e informazioni al fine di pervenire all’obiettivo comune e cioè accertare la verità sulla morte di Giulio Regeni“. Lo affermano oggi, dopo aver passato insieme due giorni a Roma, in un vertice convocato per fare il punto sulle indagini per la morte di Giulio Regeni. Trovato senza vita al Cairo il 3 febbraio.
La prima sessione di lavoro è durata circa due ore. Il passo iniziale è stato lo scambio di documenti tra le due delegazioni, così come era richiesto nelle reciproche rogatorie.
Egiziani indagarono su Giulio per 3 giorni. Sadek ha dichiarato “di aver accertato che la polizia del Cairo, in data 7 gennaio 2016, ha ricevuto dal Capo del sindacato indipendente dei rivenditori ambulanti un esposto su Regeni a seguito del quale la polizia ha eseguito accertamenti sull’attività dello stesso”. All’esito delle verifiche “durate tre giorni, non è stata riscontrata alcuna attività di interesse per la sicurezza nazionale e, quindi, sono cessati gli accertamenti”.
“Deboli” elementi su banda rapinatori. “Sulle indagini relative ai fatti del 24 marzo 2016 e al ritrovamento dei documenti di Giulio Regeni in casa di uno dei parenti del capo della banda criminale, la Procura Generale d’Egitto ritiene che allo stato delle indagini vi siano solo deboli indizi di un collegamento tra i cinque componenti la banda poi uccisi e il sequestro e l’uccisione di Regeni”, si legge nel comunicato stampa congiunto firmato dai pm. “La Procura Generale egiziana – prosegue la nota – continuerà le indagini per verificare eventuali relazioni tra la banda criminale, di cui fanno parte anche altre persone, e gli autori dell’omicidio. Il Procuratore Generale ribadisce la volontà di continuare le indagini sino alla scoperta dei colpevoli senza escludere nessuna pista investigativa”.
Lo scambio di documenti. Tra ieri e oggi Pignatone, il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il sostituto procuratore Sergio Colaiocco hanno consegnato agli omologhi egiziani, il pc di Regeni, e hanno illustrato i documenti, in particolare quelli relativi ai contatti telefonici che aveva avuto durante il suo viaggio in Italia, a Natale scorso. I magistrati egiziani, a loro volta, hanno depositato un’ampia documentazione sull’indagine partita, dopo una prima riunione con la squadra italiana, nell’aprile scorso.
Le aspettative. Pignatone e Colaiocco avevano detto che non si sarebbero accontentati di una “sintesi” sui risultati del traffico telefonico ma che avrebbero voluto ottenere il dato “grezzo” e non elaborato in Egitto per esaminarlo con le attrezzature italiane. L’autopsia, in base a quanto rivelato nelle ultime ore da vari quotidiani, ha dimostrato come gli assassini si siano accaniti sul corpo di Giulio Regeni, torturandolo al punto da utilizzare il corpo “come una sorta di lavagna” con incisioni e ferite raccapriccianti.
Repubblica