Si è chiusa l’inchiesta a carico di Fulvio Pravadelli, ex amministratore delegato di Publitalia ‘80. Tra gli indagati Alberto Maria Salvatore Bianchi
Quelle fatture da 8 milioni e 320 mila euro, sono false. La procura di Milano chiude l’inchiesta a carico di Fulvio Pravadelli, ex amministratore delegato di Publitalia ‘80 – la concessionaria pubblicitaria del gruppo Mediaset. E, insieme a lui, nell’avviso di chiusura indagini, tra gli indagati per concorso in false fatture, c’è anche un amico di infanzia proprio del fondatore di Mediaset – Silvio Berlusconi -, ovvero Alberto Maria Salvatore Bianchi.
Secondo le indagini affidate al Nucleo di polizia tributaria, tra il 2008 e il 2013, Pravadelli – oggi vice presidente della società e anche della Confcommercio -, avrebbe fatto risultare come mediatore di importanti contratti pubblicitari, la New Publigest di Bianchi, nonostante questa non avesse avuto alcun ruolo nell’operazione. Tra gli atti d’indagine, aperta nel maggio 2015, ci sono gli esiti delle perquisizioni degli uffici di Bianchi, i verbali degli inserzionisti di Publitalia, i manager che hanno trattato quei contratti. E nessuno ricorda di un ruolo attivo svolto dalla Publigest. Eppure, tra i documenti di Publitalia, Publigest figura ufficialmente come “promotrice di spazi per importanti aziende come Banca Intesa, Electa e Mapei”. Dall’indagine, però, questi inserzionisti – sempre stando al canovaccio della procura – “non venivano contattati da Bianchi, ma direttamente dal personale di Publitalia”.
A luglio dello scorso anno, alla notizia delle perquisizioni anticipata da Repubblica e del coinvolgimento di Fulvio Pravadelli in un vorticoso giro di fatture false, il gruppo aveva reagito ringhiando. “Nessuna falsa fattura o fondi neri, Bianchi ha effettivamente avuto un ruolo operativo nei contratti pubblicitari”. La procura, con la chiusura dell’indagine notificata nelle scorse ore, si è convinta del contrario. Unico punto rimasto non chiarito, è il movente che avrebbe spinto Pravadelli a dare il via libera a operazioni inesistenti che, di fatto, avrebbero danneggiato l’azienda.
Repubblica