Per Ermanno Granelli, neoeletto presidente dell’Associazione nazionale magistrati Corte dei Conti, la procedura prevista dallo schema di decreto ora all’esame delle commissioni parlamentari rischia di favorire la prescrizione rendendo più difficile il recupero dei danni erariali. E secondo Alternativa Libera le novità sul sequestro conservativo, che potrà essere sostituito da una cauzione in denaro o una fideiussione, sono “un regalo alle banche”
Il governo di Matteo Renzi mette mano al riassetto della giustizia contabile. Ma, proprio mentre nel Paese si moltiplicano i casi di danni erariali, il nuovo codice di giustizia contabile voluto dall’esecutivo rischia di rallentare il lavoro della Corte dei Conti provocando in prospettiva danni alle casse dello Stato. Per evitare il peggio, l’Associazione nazionale magistrati della Corte dei conti ha già preparato alcune proposte di emendamenti che verranno esaminate giovedì dalle sezioni riunite, chiamate a dare un parere consultivo all’esecutivo. “La Corte e l’associazione esprimono soddisfazione per un testo che risponde all’esigenza, fortemente sentita, di un codice unico di giustizia contabile– spiega a ilfattoquotidiano.it Ermanno Granelli, neoeletto presidente dell’Associazione nazionale magistrati Corte dei Conti – Tuttavia, in una notevole quantità di disposizioni, ce ne sono alcune non coerenti con un disegno complessivo migliorativo della funzione giurisdizionale e della funzione preminente della Corte dei conti”.
Almeno due sono i punti che fanno maggiormente discutere nello schema di decreto all’esame congiunto delle commissioni Affari costituzionali, bilancio e giustizia. Il primo, e più rilevante secondo i magistrati contabili, riguarda l’introduzione dell’obbligo di motivazioni dell’atto istruttorio. Il secondo, rilevato invece dai deputati di Alternativa Libera, concerne la possibilità di sostituzione del sequestro con una cauzione in denaro o una fideiussione bancaria.
Sulla prima questione, l’articolo 5 dello schema di decreto stabilisce infatti che “ogni provvedimento decisorio del giudice e ogni atto del pubblico ministero sono motivati”. In pratica, il pm contabile sarà tenuto sempre a spiegare il motivo per cui decide di avviare delle indagini con atti stilati “in maniera chiara e sintetica”. Detta in altri termini, per ottenere documenti finalizzati alle indagini il magistrato contabile dovrà, ad esempio, spiegare all’amministrazione su cui indaga il motivo della sua richiesta.
Per la giustizia italiana si tratta di una novità, che il governo giustifica con la volontà di incrementare i diritti della difesa. Il punto però è che la nuova procedura rischia di appesantire il lavoro dei giudici, di allungare i tempi dei processi e, in ultima analisi, favorire la prescrizione danneggiando le tasche dei cittadini. “La motivazione di ogni atto del pubblico ministero, che non è prevista neanche nel settore penale, può significare obiettivamente il rallentamento o addirittura la paralisi del lavoro della Corte dei conti”, spiega Granelli aggiungendo che gli incarichi affidati alla magistratura contabile sono in aumento nonostante un organico sottodimensionato rispetto anche ad altri comparti della giustizia. Come se non bastasse poi, “se lo schema fosse recepito così com’è inciderebbe non solo sui futuri procedimenti, ma anche su quelli in atto”, sostiene, ricordando che nel documento è proposta anche la nullità nel caso di mancata motivazione del pubblico ministero o di mancata audizione dell’interessato. Un gran pasticcio, insomma, che, in assenza di modifiche, peserà sulle casse pubbliche come, probabilmente, accadrà anche per le previsioni in materia di sequestro conservativo.
Su questo punto, lo schema di decreto prevede infatti la possibilità che il sequestro possa essere sostituito da una cauzione in denaro o una fideiussione bancaria per un importo che verrà stabilito dal giudice, e comunque non superiore alla somma da risarcire. L’articolo 81 del documento all’esame delle commissioni stabilisce infatti che, se la richiesta è accolta, il sequestro è “temporaneamente sospeso”, ma torna ad essere efficace se la “fideiussione non sia rinnovata alla scadenza”. Sempre che, nel frattempo, i beni in questione non siano passati a qualcun altro. La questione non è di poco conto dal momento che, come risulta dalla relazione dalla relazione del procuratore generale, Martino Colella, per l’anno giudiziario 2015, la Corte dei conti ha effettuato 1.275 citazioni per un importo complessivo di 830 milioni. “Di tale importo 209.656.497,48 di euro sono stati sottoposti nel 2015 a sequestro mobiliare e immobiliare con 336 provvedimenti cautelari”, si legge nella relazione.
Per i deputati di Alternativa Libera, sul tema del sequestro la posizione del governo è chiara: con questa soluzione l’esecutivo “vuole prendere due piccioni con una fava facendo un bel regalo alle banche che potranno vendere fideiussioni a chi ha provocato danno erariale ma non desidera che i propri beni siano sottoposti a sequestro”, spiegano i deputati Massimo Artini e Marco Baldassarre, che chiederanno la cancellazione dell’articolo 81. Secondo Artini e Baldassarre il governo Renzi “continua a smantellare gli strumenti di repressione contro chi causa danni alle finanze pubbliche”. Inclusa la Corte dei Conti che è attualmente l’unica realtà del sistema giudiziario ad avere un processo snello capace di arrivare a sentenza con una sola udienza.
Fiorina Capozzi, Il Fatto Quotidiano