Arpe lancia Tinaba: transazioni gratuite anche per chi muove un centesimo. Banca Profilo avrà il 5%. Accordi negli altri Paesi con degli istituti partner
Nel 1958 American Express lanciò una delle prime carte di credito della storia con una commissione annuale di 6 dollari, uno in più rispetto alla carta Diners Club lanciata 8 anni prima. Con quella mossa iniziò una guerra commerciale per la conquista del mercato delle transazioni con la moneta di plastica. In termini economici, un oligopolio che dura ancora oggi. Per comprendere a pieno l’attuale trasformazione del Fintech (crasi tra finance e technology) bisogna ritornare a quegli anni: in molti si stanno posizionando, ma è facile presupporre che in pochi ce la faranno e che alla fine anche quello delle app per i pagamenti via smartphone sarà un oligopolio. Solo che al posto della plastica oggi c’è il P2p, il peer-to-peer.
Matteo Arpe che ieri ha lanciato la sua Tinaba, This is not a bank, non ne fa un mistero di questa trasformazione epocale che potrebbe mettere in crisi le banche tradizionali (e gestori di carte di credito), forse proprio perché è un banchiere. «Dal luglio del 2010 l’Ise mobile pay index ha guadagnato il 181%, lo Stoxx Europe 600 Banks ha perso il 34%». Tinaba non è la prima app per il P2p: anche in Italia le esperienze interessanti non mancano (Satispay di Alberto Dalmasso, 2pay, Hype di Banca Sella, Jiffy della Sia). Ma Arpe punta a conquistare il mercato con l’azzeramento dei costi di transazione, anche per gli esercenti. La promessa è «poter spostare anche un centesimo, senza nessun costo, tutte le volte che uno vuole», un’ opzione tutt’altro che teorica se si pensa ai micropagamenti su Internet. «Potrei trasferire un centesimo per ogni like sui social», ragiona Arpe, «attivando un nuovo modello di business per l’editoria». Il patto (e la scommessa del banchiere) è che tutti abbiano Tinaba sul proprio smartphone. Come per le carte di credito tutto dipenderà dalla diffusione effettiva. Senza commissioni si potranno fare «casse comuni» tra amici o anche colleghi che escono per mangiare insieme, o il crowdfunding.
La società che oggi è per il 100% di Sator, opererà in Italia con Banca Profilo, dello stesso gruppo. La banca ha già opzionato un 5% di Tinaba e l’idea è che in ogni Paese entri nel capitale una banca partner per avere la prepagata e il conto (ma si può decidere di non accedere a questi due livelli superiori). In ogni caso, «noi manterremo la maggioranza del 50% di Tinaba», sottolinea Arpe. L’investimento effettivo finora è stato di 15 milioni, ma ci sono già altri 15 milioni pronti. Non ci sono brevetti perché tutto è su blockchain. Il grande assente è la carta di credito. Negli anni 80 un famoso spot diceva: «Don’t leave home without it». Oggi si può, basta non dimenticare lo smartphone.
Massimo Sideri, Il Corriere della Sera