Quante volte sono rimasto senza respiro? E’ questo che mi ha aiutato a vivere a lungo? Le nevi del Monte Bianco. Le cascate del Niagara. L’orgasmo sincero di una donna amata. Le prime volte che leggevo la mia firma sui giornali. I vagiti dei figli e i loro scherzi (fino all’asilo, da quel giorno in poi la vita corrompe l’incanto e l’innocenza dei bambini). Una scala reale a poker. Un 9 battuto allegramente al tavolo di chemin. L’intuizione malinconica che mio padre, mia madre o un amico caro stavano per esser ghermiti dalla Sparviera (che loro neanche l’hanno intuito, o fingevano di non averlo saputo). Il sapore dello champagne che mi ha portato sempre fortuna, il Veuve Clicquot Rosé, o un grande Amarone, o la dolcezza del Sauternes, un vino da dessert, ma non avevo la pazienza di aspettare e lo bevevo per pasteggiare, alla faccia di qualsiasi enologo. Le commoventi immagini dei versi di Dante, l’inquietudine che mi provocavano i romanzi di Dostoevsky. L’esaltazione che mi dava Maria Callas, in particolare nella sua Carmen… Potrei continuare a lungo, molto a lungo. Escludendo droghe e altre perversioni, non mi sono fatto mancare niente.
Cesare Lanza, Italia Oggi