di Claudio Plazzotta e Marco A. Capisani
Laura Cioli, a.d. di Rcs-Corriere della Sera: «i risultati vanno bene, meglio dell’anno scorso. Il business va avanti». Ma sulle due offerte lanciate per conquistare il controllo del gruppo, preferisce aspettare: «Non fatemi dire niente». Sul possibile aumento di capitale previsto sia dall’ops di Urbano Cairo sia dall’opa della cordata capitanata da Andrea Bonomi, infine, sintetizza: «Avere soldi è sempre un’opportunità». Eugenio Bona, presidente di Media Italia (centro media del gruppo Armando Testa): «La mia idea è che Brexit sia una stupidata pericolosa per tutti. Però sono ancora dubbioso. Di sicuro mancano le idee a tutti i politici europei. L’unica che ha idee è Angela Merkel, ma meglio lasciarla perdere ». Matteo Sordo (a.d. Digitalia e vice d.g. Publitalia): «Ancora presto per ipotizzare scenari. In realtà ancora non ci ha capito molto nessuno. Certo, dovremo fare in fretta a capire. Per ora ci sono piccoli effetti sul mercato pubblicitario. Unico comparto che è entrato un po’ in fibrillazione è quello del betting (scommesse, che in Italia vale 30-40 milioni di euro), perché le società stanno tutte in Gran Bretagna e ragionano in sterline». Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset: «Ancora presto per fare commenti su Brexit, rifletteremo nei prossimi giorni sul tema». Uberto Fornara, a.d. di Cairo communication: «Difficile capire cosa accadrà dopo Brexit e se avrà impatti sull’economia reale. Noi, intanto, proseguiamo bene e siamo in crescita, rispetto al 2015, sia nel settore televisivo sia in quello della carta stampata. Circa i palinsesti di La7 non posso anticipare nulla, verranno presentati il prossimo 12 luglio». Jacques Raynaud, vicepresidente esecutivo canali sportivi e advertising di Sky Italia, preferisce non commentare gli effetti di Brexit. Certo, qualche tensione c’è, poiché il gruppo Sky plc ha sede a Londra, il mercato britannico è in agitazione, e per Sky, in Europa, le attività in Gran Bretagna e Irlanda valgono oltre quattro volte i ricavi italiani e sono profittevoli , a livello di risultato operativo, ben 52 volte più dell’Italia. Dovessero presentarsi dei problemi nel Regno Unito, secondo alcuni analisti, potrebbero essere ridotti anche gli investimenti sulla penisola. Giampaolo Grandi, presidente di Condé Nast Italia, non rilascia dichiarazioni. Ma a proposito di una sua possibile prossima uscita dalla casa editrice, ironizza: «Resto ancora un po’, un po’ a lungo». Giuliano Cipriani, d.g. di Discovery Media: «Lo scenario post Brexit è in divenire e confuso. Per ora non abbiamo segnali di alcun tipo. E quanto al comparto del betting, che per noi vale poco, devo dire che sin dall’inizio abbiamo preferito contingentarlo. È una voce che pesa certamente di più per un gruppo come Sky».
ItaliaOggi