Gli effetti del voto in Gran Bretagna che ha sancito l’uscita del Paese dall’Unione europea, la cosiddetta Brexit, avrà conseguenze per molti mesi a venire, sia a livello politico sia sui mercati finanziari. Cosa aspettarsi dunque nei prossimi mesi? Una risposta arriva dall’analisi effettuata da Stefan Kreuzkamp, Chief Investment Officer di Deutsche AM. Di seguito i passaggi più salienti.
A livello politico, innanzitutto bisognerà capire chi assumerà la guida del governo in Gran Bretagna dopo le dimissioni annunciate questa mattina dal premier inglese, David Cameron. Altra domanda immediata è quando attivare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, per avviare cioè formalmente il processo di Brexit. L’Ue dovrebbe adottare una posizione negoziale dura, in parte per contrastare i sentimenti anti-europei di altri Stati membri, ma anche perché l’Inghilterra ha bisogno senza dubbio di stringere un accordo in tempi più settari di quanto ne abbia bisogno l’Unione europea. La Bank of England sembra ben preparata per gestire le reazioni estreme di mercato, tuttavia, potrebbe affrontare un dilemma se un calo della sterlina provoca un rialzo dell’inflazione. Il nuovo Cancelliere (chiunque sia) si troverà ad affrontare decisioni difficili sull’austerità e sulla necessità di uno stimolo fiscale. Per quanto riguarda le classi di attività, il deflusso di capitali metterà ulteriore pressione sulla sterlina rispetto al dollaro, mentre l’euro è destinato a rimanere debole. Tuttavia, i più grandi esportatori inglesi potrebbero sovraperformare rispetto alle altre aziende sulla base della convinzione che una sterlina più debole possa eventualmente incrementare le esportazioni. Nel resto d’Europa le attività più rischiose, mercati azionari, obbligazioni ad alto rendimento nella zona euro e titoli di Stato della periferia dell’Eurozona rischiano di rimanere sotto pressione. Molto dipenderà da quanto velocemente le istituzioni europee saranno in grado di ripristinare la fiducia. In questo contesto, tutti i prossimi eventi politici nella Ue assumeranno un significato maggiore, a partire dalla prossime elezioni in Spagna di domenica.
A livello politico persisterà una notevole incertezza sul possibile accordo di uscita. Rinegoziare oltre 120 accordi commerciali richiederà tempo e creerà un sovraccarico burocratico. E’ probabile che la BoE mantenga una politica monetaria allentata; la Bce potrebbe mantenere una politica monetaria espansiva per un lungo periodo, se la Brexit produrrà un impatto sull’economia tedesca. Ci aspettiamo che altri Paesi europei possano avviare valutazioni su un’uscita dall’Europa. Idealmente, i leader europei potrebbero anche vedere il referendum come un campanello d’allarme per intensificare gli sforzi di riforma.
Sulle asset class, a seguito della svalutazione iniziale, è possibile un’ulteriore debolezza della sterlina, con periodi di volatilità conseguenti agli sviluppi positivi/negativi nei negoziati sull’uscita. L’incertezza continuerà a pesare sull’azionario nel Regno Unito, minando la spinta attesa da una sterlina debole, fino a che non ci sarà chiarezza sul regime commerciale post-UE. Macchinari e trasporti, prodotti chimici, combustibili minerali, servizi assicurativi e finanziari e la produzione potrebbe essere particolarmente vulnerabili, data la loro elevata esposizione al commercio dell’UE. Ci aspettiamo che questo abbia solo un limitato impatto a lungo termine al di fuori del Regno Unito, tuttavia il rischio di contagio e di una più ampia crisi europea richiederanno un attento monitoraggio.
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