Il Tesoro pensa di trasferire il 35% del capitale della società guidata da Francesco Caio alla Cdp che è esterna al bilancio pubblico. Così potrà centrare l’obiettivo di introiti da privatizzazioni promesso all’Unione europea e incamerare 5,6 miliardi. Ma nel lungo periodo l’operazione rischia di essere poco interessante per le casse pubbliche
Il governo confida nella Cassa Depositi e Prestiti per centrare l’obiettivo di introiti da privatizzazioni promesso a Bruxelles.Slittato il collocamento delle Fs, il ministro Pier Carlo Padoan sta studiando un’operazione che farà quadrare i conti drenandoliquidità dalla Cdp, custode di circa 250 miliardi di risparmi postali degli italiani. Dopo aver giocato con i numeri del mattone pubblico, il Tesoro pensa ora di sfruttare il risiko delle partecipazioni di Stato trasferendo il 35% del capitale di Poste alla Cdp che è esterna al bilancio pubblico. E solo successivamente procedere al collocamento di una nuova tranche di Poste sul mercato. Dal punto di vista dell’esecutivo, l’operazione ha un doppio vantaggio: da un lato il governo può contabilizzare il trasferimento della partecipazione alla controllata di via Goito e dall’altrointascare denaro fresco dalla quota ceduta sul mercato. Un colpo da maestro, insomma, che permetterebbe al Tesoro di incamerare circa 5,6 miliardi, quasi il doppio di quanto realizzato con la quotazione in Borsa di Poste. Sul breve periodo si tratta quindi di un’operazione vincente che tuttavia potrebbe esserescarsamente interessante per le casse pubbliche in un’ottica di lungo periodo dal momento che Poste ha intenzione di staccare laute cedole ai suoi azionisti. Il governo confida nella Cassa Depositi e Prestiti per centrarel’obiettivo di introiti da privatizzazioni promesso a Bruxelles.Slittato il collocamento delle Fs, il ministro Pier Carlo Padoansta studiando un’operazione che farà quadrare i conti drenandoliquidità dalla Cdp, custode di circa 250 miliardi di risparmi postali degli italiani. Dopo aver giocato con i numeri del mattone pubblico, il Tesoro pensa ora di sfruttare il risiko dellepartecipazioni di Stato trasferendo il 35% del capitale di Poste alla Cdp che è esterna al bilancio pubblico. E solo successivamente procedere al collocamento di una nuova tranche di Poste sul mercato. Dal punto di vista dell’esecutivo, l’operazione ha un doppio vantaggio: da un lato il governo può contabilizzare il trasferimento della partecipazione alla controllata di via Goito e dall’altrointascare denaro fresco dalla quota ceduta sul mercato. Un colpo da maestro, insomma, che permetterebbe al Tesoro diincamerare circa 5,6 miliardi, quasi il doppio di quanto realizzato con la quotazione in Borsa di Poste. Sul breve periodo si tratta quindi di un’operazione vincente che tuttavia potrebbe essere scarsamente interessante per le casse pubbliche.
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