D di Repubblica compie i suoi primi 20 anni e, come tutti i giovani, vuole festeggiare soprattutto con chi ha la stessa età dimostrando così che «i ragazzi amano leggere, affollano anche i festival di letteratura e filosofia. I luoghi comuni sulla loro mancanza di interessi culturali sono semplificazioni», spiega a ItaliaOggi Valeria Palermi, quarto direttore alla guida del settimanale femminile allegato al quotidiano del gruppo L’Espresso.
D festeggia in realtà con tutto il suo lettorato, che riunisce anche una forte componente maschile, ma il legame coi giovani permette al magazine di «aprirsi alle tematiche da loro preferite», prosegue il direttore con un passato a Cosmopolitan, Vera, Anna, Glamour, Marie Claire e l’Espresso (per 13 anni). Senza dimenticare che «coinvolgere con la carta stampata i lettori giovani conferma che la carta ha ancora tanta vita davanti. Del resto, le buone storie è meglio raccontarle su carta: così si godono di più rispetto a una lettura online più veloce, magari durante uno spostamento in metropolitana». A giovani e meno giovani, uomini e donne, italiani e non, quindi, è dedicato il numero speciale di D in edicola da sabato e in edizione brossurata con una foliazione «da vecchi tempi della stampa», oltre 400 pagine. La copertina principale è riservata ai 20enni di oggi, cui segue la prima parte del giornale con le loro storie particolari (dall’italiana di religione musulmana che studia all’università e dorme in un convitto di suore alla star di YouTube). «I ventenni sono importanti perché sono risorse fresche», precisa Palermi. «Rispetto ai trentenni che sono arrivati alla festa quando si stava sparecchiando, non hanno subìto nessuna influenza e si stanno riprendendo i loro ruoli». La seconda parte del giornale punta poi lo sguardo sul futuro, al 2036 (2016+20 anni), tra utopisti sfrenati e apocalittici disimpegnati, per ricordare infine Come eravamo grazie a una selezione anno per anno delle pagine più interessanti di D. Ma perché la testata non festeggia parlando solo alle donne? Non ha più senso parlare di femminili? «Nel nostro Dna c’è l’attualità e l’attualità è interessante sia per le donne sia per gli uomini», dichiara Palermi che si è formata alla scuola di Daniela Hamaui, storico direttore di D, e con lei era in redazione nel 1996 al momento di lanciare il settimanale. «È vero, parliamo di moda e bellezza e in copertina al 90% dei casi scegliamo una donna, ma non escluderei mai di metterci un uomo. Noi non abbiamo mai accentuato il nostro lato rosa». Secondo il direttore, comunque, ha ancora senso parlare di giornali femminili «perché ci sono testate che si rivolgono perlopiù alle donne». Più in generale, però, «la questione del gender è interessante ma, forse, un po’ costruita dai media».
Sembra difficile allora innovare una rivista così caratterizzata e fondata da uno dei propri maestri di giornalismo o, forse, «è il contrario se solo un giornale con una forte identità può evolvere», ribatte Palermi. «Non voglio un giornale ogm, snaturato, ma un giornale deve saper cambiare. Altrimenti è un fossile e i fossili stanno nei musei». In concreto, quindi, il direttore porterà nella foliazione più Italia, «visto che l’internazionale c’è già nella ricetta editoriale di D», e in aggiunta indagherà meglio temi come l’ambiente, la sostenibilità, l’approccio etico al lavoro. «Al pubblico femminile in particolare, vogliamo parlare senza quel tono infantile», un po’ accondiscendente, «che oggi usano spesso alcune pubblicazioni», avverte Palermi.
Le novità del periodico abbinato al quotidiano diretto da Mario Calabresi continueranno tutto l’anno, soprattutto quelle legate al compleanno, compresa l’elezione con l’aiuto dei lettori, a fine anno, della Donna 2016. Nessun neo per l’anniversario di D, neppure la coincidenza che anche il diretto concorrente Io Donna del Corriere della Sera stia compiendo 20 anni? «Se non avessimo un concorrente, non ci farebbe bene», conclude con un mix di ironia e diplomazia Palermi. «I compleanni sono per tutti».
Italia Oggi