La casa d’affari milanese esclude di aver in progetto una contro Opa su Rcs, alternativa a quella promossa dall’imprenditore Urbano Cairo. Nagel: “bene il governo sulle banche e il fondo Atlante”.
Mediobanca non è a conoscenza di proposte alternative rispetto all’Offerta pubblica di acquisto e scambio di Cairo su Rcs, la società che pubblica il Corriere della Sera, in ogni caso non ne è promotrice e valuterà l’unica offerta ora sul tavolo “in modo attento, ma obiettivo”. Lo ha sottolineato l’amministratore della banca, Alberto Nagel nel corso di una conference call con le agenzie stampa, in cui ha tenuto anche a precisare che non c’è alcun tipo di rapporto né con Urbano Cairo (“lo conosciamo da 15 anni e lo stimiamo, le relazioni sono cordiali”), né con Intesa Sanpaolo “con i cui vertici c’è un rapporto particolarmente collaborativo”. “Riteniamo che la proposta di Cairo sia da valutare molto attentamente senza retro pensieri, ma con obiettività nei suoi contenuti industriali e finanziari”, ha detto Nagel, rilevando d’altro canto che la proposta non è ancora del tutto definita.
Il numero uno di Mediobanca ha anche ricordato che la banca in passato ha ceduto i due terzi della sua quota al valore di 1,20 euro per azione, quindi nettamente superiore alla proposta di Cairo, che a sua volta ha fatto acquisti a quel livello. “Non so di proposte alternative, ora c’è solo quella di Cairo sul tavolo, se arriveranno le valuteremo con le stesso tipo di approccio”, ha aggiunto Nagel. “Chiaramente noi siamo un soggetto che vuole valorizzare la propria quota nei modi e nei tempi giusti, appoggiando progetti che siano nel nostro interesse, ma anche in quello dell’azienda. Noi non siamo promotori, non siamo un gruppo editoriale. Valutiamo quello che c’è sul tavolo di concreto”.
Nagel spazia anche sullo stato di salute del mondo bancario italiano e sulle mosse del governo. “Io trovo che l’attuale Governo, in particolare il premier Renzi e il ministro Padoan si siano mossi in questi due anni con pragmatismo e coraggio per rimuovere alcuni handicap strutturali che il sistema creditizio per troppo tempo si è portato dietro”, ha detto facendo riferimento al decreto sulle popolari e a quello sulle perdite sui crediti. “Non sono stati favori alle banche ma un intervento per rimuovere degli handicap, che poi si sono visti nei bilanci delle banche”. Da questo punto di vista, “trovo che l’iniziativa di Atlante sia un’iniziativa utile perché ha impedito che un’importante banca finisse in una procedura di bail in”, aggiunge.
La banca milanese nell’illustrare i conti ha confermato di poter chiudere l’esercizio a giugno 2016 con un possibile miglioramento dei dividendi. “Dovremmo poter chiudere un anno altrettanto positivo come l’anno passato e a quel punto dovremmo puntare a un miglioramento del dividendo – ha detto -. La dimensione del miglioramento dipenderà dalla dimensione del progresso”. Nel primo trimestre del 2016 (il terzo per la contabilità della banca). Il gruppo Mediobanca ha segnato un utile netto di 121,3 milioni di euro, in calo rispetto ai 205 milioni di 12 mesi prima, ma in progresso del 58% sul trimestre precedente. Nei primi nove mesi il risultato netto totalizza 442,4 milioni, con una flessione del 5% sull’anno prima da attribuirsi “unicamente” – spiega la banca – a poste non ricorrenti, ovvero al contributo di 57 milioni al fondo di risoluzione. I dati sono nettamente migliori delle attese degli analisti che puntavano in media a un utile di 90 milioni sul trimestre e di 411 milioni sui nove mesi.
Quanto alle partecipazioni, non c’è fretta per vendere. “La nostra generazione di capitale è meglio del previsto, e ci consente di guardare alla dismissione del 3% di Generali con un più di attenzioni ai valori del titolo”, ha detto Nagel, parlando della prevista dismissione di una quota del 3% di Generali, di cui oggi Piazzetta Cuccia è azionista al 13%. “Non abbiamo orizzonti temporali precisi per l’operazione, che è legata al valore di Generali. Guardiamo esclusivamente alla valorizzazione nel contesto di mercato”. Sul fronte degli indici di capitale di Mediobanca, spiega Nagel “sarebbe migliore con una quota del 10%, ma anche con il 13% il valore (del Cet1, ndr) è vicino al 12%”.
La Repubblica