Tutti i dati di Airbnb nel nostro paese: l’impatto economico del 2015 è di 3,4 miliardi, 83mila proprietari ospitano 3,6 milioni di turisti l’anno
Nel 2015 gli host e i guest italiani di Airbnb – cioè coloro che hanno proposto e affittato stanze o intere abitazioni tramite la piattaforma – hanno prodotto un impatto economico da 3,4 miliardi di euro. Ospitando, solo negli ultimi dodici mesi, 3,6 milioni di viaggiatori. Uno scenario pachidermico, quello presentato stamattina nel corso di un evento romano organizzato dalla divisione italiana del sito, guidata da Matteo Stifanelli.
È stata l’occasione per diffondere una serie di numeri sulla situazione nostrana, forte di 83.300 host che nel 2015 hanno aperto le porte di casa ai turisti. Il loro guadagno medio è di 2.300 euro l’anno e un annuncio pubblicato raccoglie in media 26 notti annue prenotate (a proposito, l’87% gestisce uno o due inserzioni). Curioso notare che, già alla situazione attuale, il quadro italiano rientrerebbe perfettamente all’interno delle griglie legislative messe a punto da molte città del mondo così come in quelle previste dal disegno di legge sulla sharing economy in discussione alla Camera.
Ogni ospite rimane in media 3,6 notti (negli hotel il valore è di tre secche). Airbnb si conferma una piattaforma per le case: il 73% degli annunci riguarda infatti abitazioni intere e solo il 26% stanze private. Appena l’1% stanze condivise. Ma chi sono i proprietari italiani? Hanno in media 43 anni anche se il 31% ne ha oltre 50. C’è una lieve prevalenza delle donne (53%) e il 73% vive in un nucleo familiare molto radicato: 32 è infatti il numero degli anni trascorsi da un host nella città in cui ospita. Il 44% affitta soprattutto la prima casa. Quanto al profilo finanziario, se la passano un po’ peggio della media: il 49% degli host ha un reddito familiare pari o inferiore alla media italiana di 22.200 l’anno. Solo il 27% dichiara oltre 33.600 euro.
Chi sono, invece, gli ospiti? Chi ama cioè servirsi di Airbnb in Italia? Il gruppo medio è composto da 2,6 persone – dunque si viaggia molto in famiglia – e sceglie Airbnb all’87% perché vuole esperienze di viaggio autentiche. Il 92% se ne serve per svago o vacanza e solo il 4% per affari. Segno che, su questo fronte, la piattaforma ha ampi margini di crescita. A proposito: dall’Italia partono invece 1,3 milioni di turisti.
Il 68% proviene dall’Europa (il 18% è ovviamente italiano, il 14 francese, il 7 britannico) ma c’è anche un neanche troppo sorprendente 18% dagli Stati Uniti, 6% dall’Asia, 4% dall’Australia, 3% dal Sudamerica e 1% dall’Africa.
“L’home sharing responsabile è uno dei nuovi propulsori del turismo e dell’economia italiana”, questa la convinzione di Stifanelli. Che lo conferma con altre cifre. Una, per esempio, è in effetti significativa: senza le opportunità di Airbnb il 28% non sarebbe venuto in Italia o sarebbe rimasto per meno notti. Il 76% si è detto invece propenso a tornare anche grazie all’esperienza vissuta tramite la piattaforma. Il voto medio attribuito all’host dopo il soggiorno è d’altronde di 4,6 stelle. Il grosso dei turisti soggiorna in Lombardia, Lazio e Toscana. Fanno molto bene anche Veneto, Emilia Romagna, Campania, Sicilia, Liguria, Piemonte e Sardegna.
Tornando alle ricadute economiche, secondo Airbnb questo circuito turistico parallelo supporterebbe (non creerebbe) 98.400 posti di lavoro. Cioè alimenterebbe quel circolo di servizi che rischierebbe altrimenti d’impoverirsi in termini di risorse umane. Se i proprietari hanno incassato complessivamente 394 milioni di euro, gli ospiti hanno speso durante i loro soggiorni (si tratta di una stima) circa due miliardi di euro abbondanti.
D’altronde, il viaggiatore medio di Airbnb spende il 38% del budget nel quartiere di soggiorno. Qualche altra cifra? Dall’inizio della storia in Italia gli ospiti hanno consumato 13 milioni di cene. In generale ristoranti, alimentari, shopping, intrattenimento e trasporti sono i settori che beneficiano di più.
Significativo anche il risparmio sull’impatto ambientale. Il 98% degli host si è preoccupato di applicare qualche pratica ecocompatibile al proprio alloggio. L’85% pratica la raccolta differenziata e il 15% mette a disposizione bicilette per gli spostamenti. Secondo la piattaforma, soggiornando in case disponibili su Airbnb invece che negli alloggi offerti dall’ospitalità tradizionale, nel periodo che va da settembre 2014 ad agosto 2015 gli ospiti in Italia hanno risparmiato un potenziale impatto energetico stimato nei consumi di 51 milioni di abitazioni e un risparmio idrico di 800 piscine olimpioniche, oltre che una riduzione dei rifiuti fino a 7.300 tonnellate.
Molti i casi di studio interessanti inclusi nel rapporto presentato da Airbnb. Uno riguarda Firenze, che nel 2015 ha coinvolto 3.700 host con un guadagno medio di 6.300 euro e 364mila turisti ospitati.
Oppure Roma, dove l’anno scorso i proprietari Airbnb (9.800) hanno ospitato 758mila persone consentendo alle famiglie di incassare 93 milioni di euro e ai turisti di spenderne 400 sul territorio. Curiosa la diffusione in base alle linee della metropolitana: 540mila di quei 758mila viaggiatori, cioè il 71%, hanno scelto alloggi a un chilometro massimo da una fermata delle tre linee (e un pezzo) romane.
Esemplare anche il caso milanese (con 9.600 host per 456mila ospiti) specie se rapportato all’Expo: in quei sei mesi gli host sono saliti a 8.400 per un totale di 11.200 soluzioni disponibili con un costo medio di 93 euro per notte, lontanissimo dalle tariffe degli hotel.
Simone Cosimi, Wired