È Mazzetti d’Altavilla Monferrato oggi gestita da tre sorelle ventenni
Le sorelle Silvia, 26 anni, Chiara di 27 ed Elisa di 25 – «Siamo la settima generazione» – si muovono con disinvoltura tra le teche dove sono conservate le bottiglie di grappa e scaglie d’oro, una scacchiera «ripiena» di liquore al caffè e distillato pregiato, antiche etichette, acquaviti, preziosi brandy, in questa tenuta, che originariamente era un monastero, in cima alla collina di Altavilla, tra le vigne del Monferrato. A camminare nella fresca barricaia, dove dentro le botti francesi, la grappa invecchia anche più di 30 anni, si respira profumo di vinaccia, ed entusiasmo. «Vogliamo svecchiare il prodotto, avvicinarlo ai più giovani, trasformarne l’immagine da rude a distillato da salotto» dicono all’unisono Elisa, Silvia e Chiara che, sotto l’egida anche della mamma Nicoletta, hanno pensato alla grappa di Ruchè 7.0, nome moderno e messaggio semplice: «Il 7 ricorda la nostra generazione, la settima appunto, e lo 0 i chilometri: tutte le vinacce appartengono a vitigni del territorio: Nebbiolo, Barolo, Ruché, Dolcetto». Tra gli alambicchi Evangelisti fa assaggiare una grappa con retrogusto all’albicocca. Nasce da impianti moderni, qui l’acciaio convive con la tradizione e il legno. C’è il corridoio delle botti in scala, ad esempio, dove di meccanico non c’è nulla: «Sono 6, dalla più piccola alla più grande, di rovere, castagno, frassino, ciliegio, gelso e ginepro: si parte da 100 litri per arrivare a 10, in 6 anni, tutto il tempo di invecchiare dentro questi legni profumati con il passaggio di botte in botte». È così che nasce «Segni», altra suggestione in questo nome partorito dalle ragazze di casa. La serie è limitatissima: 486 bottiglie appena. In tutto invece, durante l’anno, si producono qui dentro, 800 mila litri tra grappe e brandy. Molti finiscono all’estero, anche in Russia e Ucraina, paesi che si potrebbe ritenere «difficili» e che invece i Mazzetti conquistano con il gioco: «La grappa inserita dentro gli scacchi piace tantissimo». Lo sguardo under 30, delle tre sorelle, è fondamentale: è loro l’idea, ad esempio, di proporre un ricettario per portare la grappa anche a tavola («Con il risotto è perfetta» sostiene Silvia) e poi prima o dopo il pasto come aperitivo. Le richieste sono cambiate: «In passato si guardava di più all’estetica della bottiglia, ora resta importante ma è il contenuto che conta molto: in questo momento vanno le riserve e le grappe invecchiate». Debutta al Vinitaly anche una super bottiglia pensata apposta per i 170 anni.
La Stampa