Chissà se le nostre élite avranno finalmente capito che ci stiamo sempre più avvicinando al momento della verità, al punto di non ritorno dell’aereo in decollo, quello in cui Lenin disse: “Che fare?” Lui fece. Il nuovo secolo-millennio cominciò con un segnale (debole, ma inquietante), il virus millennium bug, un anno dopo arrivò lo choc delle Torri Gemelle, rispondemmo con la guerra (molto dopo, capimmo che, fatta così, era stata una fesseria), ci tranquillizzammo con la morte di Saddam fattosi topo, esultammo per l’abbattimento (con proiezione cinematografica in diretta per Obama e famigli) di Osama Bin Laden, pensammo che tutto fosse finito lì. La nostra tecnologia aveva vinto. Non lo sapevamo, era solo il primo atto. A gennaio 2015 ci fu il caso Charlie Hebdo, la risposta fu una grande manifestazione di popolo nei boulevards parigini, i redattori del giornale a pugno chiuso cantavano la Marsigliese, i “Grandi del Mondo” sfilavano a braccetto, compunti. Nel corso dell’anno ci furono 8 attacchi terroristici riconducibili all’ISIS, a Baga (Nigeria), nel Sinai (aereo russo), a Garissa (Kenia), a Kobane (Siria), a Maiduguri (Nigeria), a Sana’a (Yemen), a Beirut (sciiti), a Parigi (Bataclan): totale 3.000 morti. Dopo Bataclan, Hollande diede la risposta definitiva, per conto di tutti noi: a) li minacciò con la locuzione “non cambieremo il nostro stile di vita democratico”; b) ai funerali cantò a squarciagola la Marsigliese, ripetendo gli stessi concetti del “no pasaran” di antica memoria; c) con il suo compare Cameron andò a buttare un po’ di bombe nella sabbia irakeno-siriana. La tecnologia continuava a non supportarci, ma c’era l’intelligence che lavorava. Da novembre a oggi, abbiamo fatto un sacco di chiacchiere, abbiamo cominciato a dare all’ISIS dignità di Stato chiamandolo Daesh, non ci siamo ancora chiariti se è “guerra” come dice Hollande o “terrorismo” come sentenziano i colti. Mi fanno scompisciare dal ridere quando costoro, con la bocca a culo di gallina, dicono: “è terrorismo, non guerra, i soldati cercano di uccidere il nemico e di salvarsi la vita mentre i terroristi sono disposti a uccidersi”. Poi, visto che il giochino linguistico Daesh non ha funzionato, sono riemersi i fautori della guerra. Ieri stavano con Hollande, Cameron, Obama (ricordate la sua gaffe 2014? “l’Isis è solo una squadra di riserve di basket che sgomita per salire nelle serie superiori …”) per invadere la Libia, oggi insistono per coinvolgere Renzi in una guerra senza conoscere, in anticipo, contro chi si combatte, come lo si deve fare, se siamo capaci a combattere secondo le loro regole, se siamo disposti che i nostri figli e nipoti muoiano, come la pensano i cittadini, cosa faranno i “nostri” dopo essere arrivati e aver sgominato l’ISIS. Nel frattempo le intelligence non funzionano, la tecnologia pure. Velleitarismo allo stato puro.
Oltre la “guerra all’ISIS”, abbiamo due altri problemi. Un’immigrazione selvaggia, un’economia a pezzi. Sulla prima ci appoggiamo a un leader sunnita imbarazzante come Erdogan che non ha mai combattuto ISIS, preferendogli i curdi (che noi curiosamente appoggiamo). Con lui abbiamo fatto un accordo con una procedura di applicazione talmente burocratica che a detta di molti esperti mai funzionerà. Sull’economia ci siamo messi nelle mani di Draghi, che una volta all’anno si inventa un giochino, finora mai nessuno ha funzionato. Assumiamo per un istante che sia corretta la locuzione “se siamo in guerra, facciamola”. Cosa farebbe una leadership europea appena appena all’altezza del compito? Introdurrebbe le regole sottese allo stato di guerra, cioè provvederebbe a:
1 Sostituire l’attuale Commissione con una nuova, ove siano presenti tutte forze politiche europee, e non solo i fallimentare PPE e PSE, mandando a casa tutti i burocrati di ogni ordine e grado. Scioglierebbe il Parlamento europeo eleggendone uno nuovo. Altrettando dovrebbero fare i singoli Paesi con governi di salute pubblica aperti a tutti i partiti.
2 Introdurre le leggi del tempo di guerra e le leggi di un’economia di guerra, secondo il loro significato classico.
3 Bloccare l’immigrazione economica, accettando solo i profughi.
Se facessimo seriamente questo, con forza e determinazione, forse risolveremmo, in colpo solo, i nostri tre problemi: ISIS, Economia, Immigrazione. Sia chiaro pagando prezzi altissimi. Siamo disposti a farlo?
Buona Pasqua, cristiana, protestante, ortodossa.
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di Riccardo Ruggeri (Italia Oggi)