Questioni di prezzo e, soprattutto, di governance hanno fatto fare dietrofront all’ex amministratore delegato di Bulgari. Che ora studia il da farsi. Bankitalia alla finestra
Francesco Trapani getta la spugna. Il blitz per conquistareClessidra non è andato in porto e l’ex amministratore delegato diBulgari nella serata del 21 marzo ha comunicato formalmente di non essere interessato a proseguire la trattativa per rilevare la quota di maggioranza del principale fondo di private equity italiano che tra i suoi investitori conta nomi del calibro di Mediobanca, Generali, Unicredit, Intesa Sanpaolo, MontePaschi e Poste Italiane. Questione di prezzo e, soprattutto, di governance.
Secondo quanto ilfattoquotidiano.it ha potuto appurare, Manuela del Castillo – vedova del fondatore e azionista di maggioranza di Clessidra, Claudio Sposito, scomparso a gennaio – ha posto delle condizioni molto nette per acconsentire alla cessione della quota di controllo, tra cui una modifica del regolamento del fondo Clessidra Capital Partners 2 volta a sterilizzare il diritto di voto di Trapani nelle decisioni di disinvestimento delle partecipazioni in portafoglio (Buccellati, Harmont&Blain, Acetum, Bitolea ed Euticals). Una condizione evidentemente inaccettabile per l’aspirante azionista di maggioranza che proprio a gennaio si era fatto nominare presidente di Clessidra e aveva poi avviato una modifica della governance della società di gestione che gli avrebbe di fatto attribuito tutti i poteri. La vedova Sposito e i figli, che proprio nei giorni scorsi hanno acquisito la qualità di soci di Orion, la controllante di Clessidra sgr, sono anche i possessori della maggior parte delle quote B del fondo Clessidra Capital Partners 2 e questo spiega l’attenzione per la governance di questo fondo.
Oltre alla limitazione dei poteri, vi è una richiesta economicasensibilmente più elevata rispetto a quanto gli eredi Sposito sembravano disposti ad accettare in un primo momento, a poche settimane dalla scomparsa del fondatore di Clessidra. E anche questo non deve aver fatto piacere a Trapani che fino a poche settimane fa dava sostanzialmente per fatto l’accordo e si comportava già da padrone di casa. Sul piatto era disposto a mettere subito poco più di 7 milioni di euro per il 59% della società più un eventuale conguaglio nel caso in cui la raccolta del fondo 3 superasse i 500 milioni di euro. Il restante 20% in capo agli eredi Sposito, Trapani lo avrebbe rilevato nei prossimi anni a un prezzo da definire. Gli eredi però, forti anche del consiglio di nuovi advisor, intenderebbero cedere subito l’intera quota di capitale, valorizzando la società un 25-30% in più rispetto ai 12 milioni proposti da Trapani.
La trattativa, dunque, va definitivamente in soffitta e la posizione di Trapani in Clessidra si fa più complicata sia per il fatto che gli altri partner del fondo non si sono schierati con il presidente, sia per effetto di altri fattori quali ad esempio i conti in rosso di Roberto Cavalli, la griffe controllata al 90% da Clessidra, un investimento fortemente voluto da Trapani che della maison si è anche fatto nominare presidente. Il risultato economico-finanziario è in netta controtendenza rispetto al settore moda che nel 2015 ha registrato un anno d’oro e questo dà molto da pensare agli investitori che si aspettavano risultati all’altezza della fama dell’ex amministratore delegato di Bulgari, sicuramente più esperto di lusso che di finanza.
Nelle prossime settimane, se non addirittura nei prossimi giorni, si capirà come e se Trapani intenderà muoversi, posto che al momento sembra piuttosto isolato all’interno della società. Ciò che è certo, comunque, è che a Clessidra, dopo la scomparsa di Sposito, continua a mancare una figura carismatica di riferimento in grado catalizzare gli investitori e i partner. Se, come sembra, gli eredi sono intenzionati a vendere le loro quote, presto potrebbero farsi avantialtri pretendenti forse più graditi agli altri partner e dotati di profili e curricula più marcatamente finanziari. Bankitaliapermettendo.
di Paolo Fior e Gaia Scacciavillani, Il Fatto Quotidiano