Il testo, diagnosis già approvato alla Camera, torna in Senato. La quinta lettura del provvedimento a palazzo Madama è iniziata con la relazione del senatore Luigi Cucca (Pd)
La scorsa settimana erano state le unioni civili, questa settimana è l’omicidio stradale. Il governo Renzi chiede ancora il voto di fiducia al Senato. Un modo per velocizzare l’iter della legge un po’ incidentato e sulla quale alla Camera l’esecutivo era stato battuto. Ma anche per blindare un testo sul quale la maggioranza ha sempre avuto qualche divisione interna. “Il governo non si vergogna di porre la questione di fiducia su un provvedimento così importante” ha detto in Aula il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, annunciando la decisione del governo tra le grida (“Vergogna!”) arrivate dai banchi dei Cinque Stelle, della Lega Nord e di altri settori del centrodestra (in particolare da Carlo Giovanardi). Il M5s non parteciperà al voto, Sel lo stesso (“Costretti a dire no”). Lo stesso farà il gruppo Ala di Denis Verdini che non parteciperà al voto.
Velocità e blindatura sono le ragioni della fiducia chiesta di nuovo dal governo dall’Aula di Palazzo Madama. D’altra parte la promessa che “la legge si farà” era stata fatta – proprio dopo quell’inciampo a Montecitorio – dal presidente del Consiglio. Ma i soli tre emendamenti presentati al Senato (dal forzista Francesco Nitto Palma, da Giovanardi e dall’ex Scelta Civica Tito Di Maggio) hanno evidentemente rappresentato un nuovo rischio: in caso di modifiche si dovrebbe tornare di nuovo alla Camera. La legge è arrivata alla quinta lettura: il provvedimento era stato vicino all’approvazione definitiva alla Camera a gennaio, ma il governo fu battuto su emendamento di Forza Italia, di spirito garantista, votato a scrutinio segreto e passato con un buon margine.
“Questo governo – ribadisce la Boschi – non si deve vergognare di mettere la fiducia su un provvedimento così importante ma sono orgogliosa di porre la fiducia su un ddl a tutela delle vittime della strada”. Ma la scelta del governo fa saltare sulla sedia tutte le minoranze, in particolare M5s e Lega Nord. “Decida direttamente il dittatore cosa dobbiamo o non dobbiamo fare”, afferma polemicamente il senatore del Carroccio Stefano Candiani. “Se il provvedimento viene modificato è perché nella maggioranza ci sono chiare divisioni”. Per Nunzia Catalfo, capogruppo al Senato dei Cinquestelle, “siamo alla pericolosissima cancellazione della democrazia parlamentare”. Il M5s – aggiunge – è pronto a votare favorevolmente anche al Senato se verrà approvato senza il voto di fiducia al governo ma tramite iter parlamentare come da Costituzione”. Quindi, dice la Catalfo, Renzi fa così “solo per intestarsi una legge giusta in maniera esclusiva”, “un comportamento vergognoso“. Luciano Uras (Sel) la definisce una “alla patologia della fiducia” utilizzata anche per “leggi nelle quali si regolano questioni che attengono la vita dei cittadini, i drammi personali e familiari di tanti italiani”.
Quanto al merito, spiega il relatore Giuseppe Cucca (Pd), “l’elemento centrale del ddl sull’omicidio stradale è il fatto che i reati vengono configurati esclusivamente sotto il profilo della colpa e quindi puniti con una reclusione la cui entità dipende dal grado della colpa stessa”. Con le nuove norme, sottolinea “si darà una risposta seria e concreta alla domanda di giustizia troppe volte rimasta in questi ultimi anni inascoltata, di fronte ai tanti casi eclatanti che troppo spesso riempiono le cronache, anche recentissime, nei quali persone incolpevoli, giovani, padri e madri di famiglia, bambini restano vittime di incidenti stradali provocati da persone che si mettono alla guida dopo aver assunto sostanze alcoliche o stupefacenti e che attuano comportamenti di guida assolutamente contrari al codice della strada”. Una legge, prosegue Cucca, “perfettibile, ma sono certo che molto si potrà fare e si farà con la riforma del codice della strada, che è già in discussione in commissione Trasporti”. Ma la legge sull’omicidio stradale sarà “un deterrente, che contribuirà in maniera determinante alla diffusione di una regola basilare per chi si pone alla guida di un veicolo, con la consapevolezza di avere in mano un mezzo che può rivelarsi un’arma letale: bisogna cioè abituarsi al principio che chi guida non beve e chi beve non guida”.
da Il Fatto Quotidiano