La società degli iPhone ha una cassa di oltre 200 miliardi, patient ma fuori dagli Usa. Per questo, piuttosto che incorrere nel cappio fiscale, si indebita per finanziare il riacquisto di azioni proprie e la distribuzione di dividendi. Nell’ultima emissione, anche un bond per finanziare le iniziative ambientali
Se un padre di famiglia avesse un buon reddito e, da parte, qualche milione di euro, difficilmente andrebbe in banca a chiedere un prestito per elargire la mancia ai propri figli. Apple ha in cassa 216 miliardi di dollari, macina utili grazie alle vendite di iPhone e affini. Eppure, per remunerare gli azionisti attraverso un piano di riacquisto di titoli propri e la distribuzione di dividendi, ricorre al mercato: emette obbligazioni, si indebita e raccoglie la liquidità necessaria.
Tornando al padre di famiglia, magari un buon motivo per bussare alle banche potrebbe essere il fatto che il suo patrimonio è custodito fuori dall’Italia, e che farlo rientrare per la paghetta dei figli comporterebbe degli svantaggi fiscali ben peggiori di un tasso d’interesse da versare alla banca. Ebbene, il 93% della cassa di Apple si trova fuori dagli Stati Uniti, e nel momento in cui dovesse rientrare sotto la giurisdizione a stelle e strisce, scatterebbe una tagliola fiscale.
Semplificando all’estremo con l’esempio del padre, è un po’ quel che è accaduto per la società di Cupertino che – dopo una pausa legata all’inizio d’anno tremendo dei mercati – è tornata a chiamare a raccolta gli investitori emettendo la bellezza di 12 miliardi di bond. Ne ha dato notizia il Financial Times, che spiega che le banche collocatrici hanno pensato per un momento di estendere l’offerta fino a 15 miliardi, ma poi l’opzione è stata scartata. La domanda è stata alta, per 28 miliardi di dollari, ma non così travolgente. Non a caso, il rendimento offerto è salito un poco e – secondo i calcoli di Barclays – si è collocato al 3,28% medio, contro un livello attuale del 2,73% per i titoli comparabili emessi dalle grandi corporations.
La strategia di Apple è chiara: secondo le comunicazioni di gennaio, è arrivata a distribuire 153 miliardi sui 200 programmati, nell’ambito di un piano di remunerazione avviato dopo la grande pressione degli azionisti-attivisti. Inizialmente, infatti, la società non distribuiva utili e anche grazie a quella scelta è riuscita ad archiviare una massa di liquidità che non ha eguali. Per seguire la nuova strategia, Apple ha emesso fino ad ora 55 miliardi di debito a lungo termine. Secondo le fonti del Ft, l’ultima emissione si è composta di nove tranche, con scadenze comprese tra 2 e 30 anni. Tra i titoli emessi, anche un “green bond” da 1,5 miliardi, dedicato a iniziative ambientali.
“Repubblica”