L’iniziativa, pilule promossa dal consorzio olivicolo Cno, Cia e Zecca dello Stato, punta a difendere il vero prodotto made in Italy dalle frodi in un mercato sempre più difficile, segnato da aumenti dei prezzi e importazioni sempre più massicce dall’estero
Mentre i prezzi dell’olio di oliva salgono in tutta Europa e l’esecutivo Ue propone un incremento del contingente di olio di oliva a dazio zero dalla Tunisia, da noi i piccoli produttori (oltre 700mila aziende attive) lanciano una nuova iniziativa per difendere l’extravergine di qualità made in Italy. Si tratta di un “super contrassegno” che certifica l’olio extravergine 100 per cento italiano. Uno strumento in più per i consumatori per mettersi al riparo dalle frodi, che colpiscono sempre più di frequente questo prodotto e sottraggono al settore 1,5 miliardi di euro all’anno.
L’annuncio arriva dal Cno (Consorzio nazionale degli olivicoltori) che, con l’appoggio di Cia (Confederazione italiana agricoltori) e Poligrafico e Zecca dello Stato, ha messo a punto la speciale etichetta che, come si vede dalla foto, ricorda quelle già esistenti per il vino. “Si tratta di un progetto inclusivo – spiega la Cia – che è a disposizione di tutti i produttori in grado di dimostrare la completa tracciabilità del prodotto, dalla pianta alla bottiglia”. Il contrassegno, però, non ha ancora ricevuto il sostegno né del ministero delle Politiche Agricole né di quello dello Sviluppo economico: “Non ci hanno dato il loro imprimatur – spiega ancora la Cia – forse per ostacoli tecnici o di natura politica, non lo sappiamo con certezza. Speriamo che la presentazione ufficiale del progetto (che si terrà l’11 febbraio a Roma, ndr) sia l’occasione per avere anche il loro appoggio e chiudere il cerchio”.
Il sistema del nuovo contrassegno si basa su tre pilastri: “Stampa di sicurezza – spiega Paolo Aielli, ad dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato – per il riconoscimento del prodotto a tutela dalla contraffazione; tracciabilità mediante sistema informativo (ossia il QR code tramite il quale, con un semplice smartphone, il consumatore può avere tutte le informazioni sull’origine del prodotto, ndr); numerazione univoca presente sui contrassegni che, unita al codice di controllo, consente di conservare traccia della storia del prodotto etichettato”.
“Siamo pronti – afferma Gennaro Sicolo, presidente del Cno – a immettere il primo milione di bottiglie in distribuzione. Lo scopo è premiare l’olio italiano che risponde ad alcuni parametri distintivi, accuratamente certificati da enti terzi”.
Tutto questo avviene in un mercato che si complica sempre di più, anche sul fronte dei prezzi che, in Europa sono aumentati del 20% nel 2015 a causa del batterio xylella, comparso nel 2013 in Italia colpendo soprattutto la Puglia, e dello scarso raccolto in Spagna, dove il calo della produzione è iniziato nel 2014 e si è aggravato l’anno scorso a causa della siccità. Lo afferma uno studio pubblicato da Information resources inc (Iri), la società che opera a livello globale nelle ricerche di mercato. L’analisi si basa su rilevamenti in sette paesi dell’Europa occidentale: Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi bassi, Regno Unito e Spagna.In dettaglio l’aumento dei prezzi ha colpito maggiormente i Paesi che utilizzano il prodotto come ingrediente principale nelle loro cucine toccando +27% in Spagna, +21% in Italia e +17% in Grecia, mentre in Francia era +8,5%.
Il tema dell’aumento dei prezzi si incrocia, poi, con quello della proposta della Commissione europea di incrementare di 35mila tonnellate l’anno per il 2016 e il 2017 l’import extra di olio di oliva a dazio zero proveniente dalla Tunisia. Un’ipotesi che ha scatenato malumori, come si evidenzia dalle parole di Paolo De Castro, coordinatore per il gruppo dei soti e democratici della Commissione agricoltura dell’europarlamento: “Il rischio reale di questa operazione è quello di fornire la possibilità a qualche produttore europeo poco trasparente di modificare nazionalità al prodotto e riesportarlo come olio italiano, spagnolo, greco, ecc.”, quindi “se un’azione che nasce come volontà di supportare un Paese in difficoltà si trasforma in danno per la nostra agricoltura, non possiamo sostenerla”.
Ma dalla Commissione Ue rassicurano: “L’aumento temporaneo e limitato di una quota extra di forniture di olio d’oliva da parte della Tunisia – spiega Daniel Rosario, portavoce per Agricoltura e commercio della Commissione- risponde all’impegno dell’Ue di sostenere l’economia del Paese”, in grave crisi dopo gli attacchi terroristici e “questo aumento non sarà significativo e non avrà un impatto negativo sui produttori europei”.
di Monica Rubino “Repubblica”