Osservano il mondo attraverso la «digital experience», mind dall’Europa all’Asia, al Brasile, check per poi raccontare i prossimi cambiamenti digitali di servizi, organizzazioni e società. Sono gli autori del nono rapporto Fjord Trends 2016, realizzato dal gruppo di Accenture Interactive specializzato in progettazione e innovazione nel service design, sulle dieci tendenze digitali del prossimo futuro. Le sorprese non mancano: dalla scomparsa delle app alla democratizzazione del lusso, oltre ad una nuova idea di design, del fare applicato alle aziende. «Ai clienti suggeriamo di passare dal design thinking al design doing: tutto sta diventando sempre più piccolo e veloce, questo richiede alle aziende di cambiare rapidamente, rendendo flessibile la tecnologia ed evolvendo il loro approccio al design», ricorda Ashley Benigno, responsabile di Fjord in Italia.
1) Lo smartphone ti ascolta Non solo oggetti da guardare, ma anche da ascoltare. E’ la rivoluzione dell’Internet delle cose, che non riguarda, appunto, soltanto i telefonini. Iniziano ad esserci tutta una serie di oggetti, detti «Nearables» in grado di ascoltarsi e comunicare tra loro. Basta un comando della nostra voce. Per esempio, l’assistenza vocale Alexa, la risposta di Amazon a Siri, è un esempio lampante di quanto sarà possibile nel futuro dedicarsi ad altro, migliorando la qualità della nostra vita.
2) Big data e buone maniere I big data rappresentano il bello e il cattivo tempo della nostra privacy. Ma le ben note rivelazioni di Edward Snowden sui programmi di sorveglianza di massa dei governi statunitense e britannico, hanno fatto riflettere su come vengono usati i nostri dati in generale. Ecco perché, al centro del concetto di servizi, è opportuno che i cittadini sappiano quali siano i vantaggi nel condividere i loro dati personali con le aziende. Seguendo una sorta di etichetta nella gestione dei dati degli utenti, proprio perché la fiducia digitale va guadagnata.
3) Lavoratori esperti (e digitali) Il B2WE? E’ il «Business to working experience», ovvero, il segno dei tempi, quelli della terza ondata digitale. Che parte da un presupposto vecchio quanto il mondo: se le organizzazioni di successo vorranno restare tali, non dovranno far altro che investire in dipendenti esperti. Anche perché gli altri già lo fanno. In India, per esempio, si calcola che, entro il 2025, si raggiungeranno 47 milioni di esperti digitali. Praticamente, dieci milioni in meno dei lavoratori qualificati dell’intero pianeta.
4) Addio alle app I nostalgici magari la prenderanno male, ma tra le tendenze del futuro dovremo assistere alla scomparsa delle app. Almeno del concetto di applicazione per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. Noi, per esempio, potremo evitare di scaricarle, in quanto saranno «atomizzate in servizi di terze parti». Niente paura: vuol dire che ciò che accade in Cina, lo vivremo ben presto anche noi. Da quelle parti, infatti, esiste WeChat, l’equivalente di Wathapp, con oltre 600 milioni di utenti, e con ben 10 milioni di applicazioni di «terze parti» al suo interno.
5) Di lusso, ma democratico La tecnologia ha cambiato i nostri stili di vita, facendoci togliere – diciamo così – qualche piccola, grande, soddisfazione. E se la digital experience ha democraticizzato il lusso, non servirà essere un grande tycoon per farsi scarrozzare da una parte all’altra della città da un’autista personale sempre on line, per fare shopping nei negozi di tendenza, o farsi montare i mobili di casa, mentre facciamo jogging. Stesso discorso per i servizi finanziari, trasformati in consulenti personali per ciascuno di noi. Infine, anche gli hotel per nababbi, o gli stilisti di grido, ci aprono ormai le loro porte, grazie a servizi come Tablet Hotel e Trunk club.
6) Il cittadino self-service Servizi su misure per il cittadino, perché l’esigenza di personalizzare è il leit-motiv del service-design delle tendenze del futuro secondo Fjord. Lo vediamo in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, dove sono state redatte delle linee guida di progettazione digitale, più semplici e meno sofisticate. Non solo. Il senso civico del cittadino digitale abbraccia sempre più anche il mondo del privato, risolvendo a volte il problema dell’immigrazione. Basti pensare alla piattaforma Calm, che ha costituito un vero e proprio Airbnb per i rifugiati politici.
7) Piattaforme di salute La salute è un bene da monetizzare e da gestire in autonomia, senza l’aiuto di un piccolo gruppo di esperti. La tecnologia, infatti, ci permette di monitorare il nostro benessere, da investire e far fruttare nel miglior modo possibile. Negli Stati Uniti, agenzie assicurative come Kaiser Permanente ed Aetna aprono le loro piattaforme a terze parti per creare servizi “Quantified Self”, dove il “misurare se stessi” diventa condividere con gli altri dati e performance.
8) Realtà virtuali popolari Giochi di parole a parte, il 2016 appena iniziato sarà l’anno buono per i VR, la realtà virtuale a prezzi popolari. Potremmo dire da gadget, visto ciò che ha realizzato il New York Times, spedendo, alla fine dello scorso anno, più di un milione di kit Cardboard (il visore per la realtà virtuale da fare in casa) ai propri abbonati. I prezzi per un buon visore VR diminuiranno sempre di più, trasformando la realtà virtuale da semplice gioco a ricerca scientifica, o in una nuova esperienza turistica.
9) Pensare tanto, parlare meno «Se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse potremmo capire», si augurava Benigni-Salvini nel film La voce della luna di Federico Fellini. Un quarto di secolo fa, si alludeva alle frequenze televisive, oggi il «silenzio» è una richiesta al fine di «dover pensare meno cose». Si sa, le app invasive sono troppe, ed è difficilissimo sapersi districare e scegliere quella giusta. Ma la tendenza del futuro sarà: semplificare. Con «Google on Tap», per esempio, possiamo cercare qualsiasi informazioni senza uscire dall’app in uso: basta cliccare e tenere premuto il tasto Home per avere più informazioni possibili su ciò che stiamo cercando.
10) Design dell’azione Peccato, c’eravamo abituati e già si cambia. Parliamo del «Design thinking», quel metodo di gestione aziendale che ha preso in prestito dalla creatività del designer, coraggio e azzardo, per raggiungere un risultato. Tutto molto bello, ma l’evoluzione digitale del futuro è nel «Design doing»: un ragionamento, o un progetto, che sa già di azione, «rendendo flessibile la propria tecnologia e il proprio approccio al design», ricorda la ricerca Fjord.
di Peppe Aquaro “Corriere della Sera”