Starboard Value non dà tregua a Yahoo e adesso la circonda su due fronti. La società di consulenza finanziaria newyorkese è tornata alla carica contro il portale internet inviando una nuova lettera al cda e chiedendo ancora la vendita o lo scorporo delle attività core, tra cui quelle del motore di ricerca, il servizio di posta e le news, ognuno con la rispettiva raccolta pubblicitaria. Implicita, di conseguenza, la richiesta di un cambio strutturale delle strategie in atto e soprattutto dei manager al vertice, in primis l’amministratore delegato Marissa Mayer. Non lesina accuse scritte Jeffrey Smith, l’a.d. di Starboard, ricordando che «l’anno scorso è stato estremamente frustrante per gli azionisti di Yahoo la continua spirale al ribasso delle performance operative e finanziarie dei business core della ricerca e della pubblicità di Yahoo». L’attuale squadra manageriale che ha il compito di rilanciare le attività internet «non è riuscita a produrre risultati accettabili causando cali massicci della redditività e dei flussi cassa», sempre secondo l’a.d. dell’investitore attivista allo 0,8% di Yahoo. Non è la prima volta che Starboard Value parte all’assalto della gestione Mayer e, alla fine dello scorso novembre, aveva chiesto di non scorporare dal portale internet la partecipazione al 15% in Alibaba, il motore di ricerca cinese, avviando invece proprio la vendita delle attività più importanti di Yahoo. Alla fine, la società Usa aveva acconsentito, soprattutto per il timore che l’operazione facesse scattare un pesante onere fiscale per miliardi di dollari. Ma di fatto la decisione ultima è suonata come una smentita alla linea programmata dalla Meyer.
Ora, però, Smith si sta muovendo anche su un secondo fronte. Secondo quanto reso noto ieri dalla Cnbc, l’a.d. è in contatto con possibili acquirenti del core business del gruppo internet. Indiscrezione riportata giusto lo stesso giorno in cui è stata mandata la nuova lettera a Mayer. Al momento, sul tavolo sembrano rimanere ancora due opzioni differenti: un reverse spin-off, vale a dire la cessione di attività e servizi che non hanno nulla a che vedere con la quota in Alibaba e che fanno parte del core business del gruppo, ma anche uno spin-off delle attività web e delle passività trasversale del gruppo. Al termine del processo, che potrebbe richiedere diversi mesi prima di venire completato, ci sarebbero due società distinte ed entrambe quotate in Borsa. Di certo c’è solo che quando Meyer è arrivata alla tolda di comando, nel 2012, Yahoo generava un giro d’affari di 4,5 miliardi di dollari. Due anni dopo invece, nel 2014, il business si era ridotto nell’ordine dei 4,4 miliardi nel 2014 (pari a 4 miliardi di euro).
Tra l’altro, qualche giorno fa, Yahoo ha dovuto chiudere il suo portale video Screen, nato due anni fa e su cui aveva investito 42 milioni di dollari (39 milioni di euro) solo nel 2015.
da “Italia Oggi”