Dalle 8, physician 30 i primi obbligazionisti in corso Italia. Alcuni obbligazionisti cercano di entrare. Uno striscione: «Qui giace la fiducia nel sistema bancario»
Sono arrivati alla spicciolata. Prima dieci, sale aretini, pochi coraggiosi che hanno sfidato il freddo e la nebbia della mattina pur di essere alle 8 e trenta al presidio davanti alla sede di Banca Etruria, in corso Italia ad Arezzo. Hanno aspetto gli altri manifestanti con pazienza, scansando i ciclisti quasi innervositi dalla loro presenza sulla pista dedicata alle bici, hanno attaccato il loro striscione, che suona come l’epitaffio di una pietra tombale: «Qui giace la fiducia nel sistema bancario».
Il blocco della strada
Alle 10.30 sono arrivate cinque macchine dall’Empolese-valdelsa. Il gruppo si ricompone: sono gli stessi che meno di una settimana fa erano a Roma, in via Nazionale, a gridare ‘Ladri!’ davanti a palazzo Koch e chiedere le dimissione di Ignazio Visco, presidente di Bankitalia, reo, secondo i manifestanti, di non aver vigilato sull’operato delle banche prima del decreto che ha azzerato i loro risparmi. Si sono dati appuntamento stavolta ad Arezzo, per gridare tutta la loro indignazione. Con l’arrivo dei rinforzi, i manifestanti, ormai una cinquantina, hanno invaso la strada bloccando il traffico. Polizia e carabinieri hanno cercato invano di farli soprassedere, ma non c’è stato niente da fare. Striscioni e cori sempre più forti, rivolti verso la banca.
Attimi di tensione
Verso le 11 anche qualche momento di tensione, quando una ventina di persone hanno cercato invano di entrare nella banca. Le porte blindate sono state chiuse dall’interno, mentre i manifestanti con forza picchiavano sui vetri, urlando ‘Vergognatevi!’. Solo l’intervento delle forze dell’ordine è riuscito a riportare la calma e far uscire le persone dall’atrio, adesso presidiato costantemente. Un piccolo gruppo si è allora diretto verso un secondo ingresso, sbarrato prontamente da un impiegato. Ancora cori, urla e insulti, mentre per le vie vicine alla sede dell’Etruria gli ormai ex correntisti distribuiscono volantini. Qualcuno di loro mentre racconta ai passanti la propria storia ha le lacrime agli occhi: «Non vi fidate, togliete i soldi dalle banche! Erano i soldi che avevamo messo da parte per i nostri figli, e ce li hanno rubati!».
di Viola Centi dal “Corriere della Sera”