(di RAFFAELE RICCIARDI, illness Repubblica) Ieri le Piazze europee hanno perso oltre tre punti percentuali, here dopo che la Bce ha annunciato misure sotto le attese per riportare l’inflazione verso l’obiettivo vicino al +2% nel medio termine. Euro sempre forte sul dollaro in area 1,09, il rendimento dei Btp decennali sopra l’1,6%. Gli Usa pubblicano il rapporto sull’occupazione, che potrebbe dare la spinta definitiva per l’aumento dei tassi della Fed
MILANO – Ore 11:00. “Il mercato credeva in qualche magia di Draghi, invece ha solo avuto uno choc” dal governatore della Banca centrale europea. Con le parole che Mitsuo Shimizu di Japan Asia Securities ha rilasciato a Bloomberg si può fotografare il momento dei listini di queste ore: abituati alle endovene di liquidità e alle promesse dei banchieri centrali di esser sempre accomodanti, i mercati si sono costruiti la speranza di una nuova cura da cavallo da parte della Bce. Invece, Draghi non è andato oltre le loro aspettative e anzi – annunciando un’estensione temporale del Quantitative easing, il taglio del tasso sui depositi al -0,3% e pochi altri aggiustamenti al programma d’acquisti – le ha in parte deluse.
Si spiega così lo scivolone di 3,1 punti percentuali di giovedì dei mercati europei, che anche oggi trattano deboli. Milano oscilla intorno alla parità (cede lo 0,1% a metà mattina). Deboli le altre: Londra -0,2%, Francoforte +0,3% e Parigi -0,4%. Una debolezza che – unita all’attesa per il rialzo dei tassi Usa da parte della Federal Reserve – si è estesa anche a Wall Street e all’Asia. Proprio oggi, dalle indicazioni sul mercato del lavoro americano potrebbe arrivare la spinta decisiva perché Janet Yellen annunci quella mossa di politica monetaria che ormai tutti aspettano: gli analisti si attendono 200mila nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione stabile al 5%.
Il riflesso sulla delusione per la Bce continua a vedersi sull’euro, che tratta in area 1,09 dollari, dopo essersi impennato ieri fino a 1,0947 dollari. Prima di Draghi l’euro aveva aggiornato a 1,0551 dollari il proprio minimo da oltre sette mesi. Forti movimenti si sono visti anche sui rendimenti sovrani, che sono tutti cresciuti. Così, anche se lo spread è sceso di nuovo sotto quota 100 punti base, il rendimento del Btp decennale italiano arriva a superare l’1,6%, mentre pochi giorni fa era all’1,4%.
Dal fronte macroeconomico arrivano opposte indicazioni da Germania e Francia. Nel primo caso, la Banca centrale tedesca ha alzato le stime di crescita per il 2017, mantenendo invariate quelle per il 2015 e 2016. Come nelle previsioni di giugno, la Buba stima un Pil a +1,7% quest’anno e +1,8% nel 2016, mentre ha rivisto al rialzo al +1,7% la crescita del 2017 rispetto all’1,5% previsto in precedenza. L’omologa istituzione centrale di Francia ha mantenuto invariata la sua previsione di crescita del paese all’1,2% quest’anno, ma ha rivisto al ribasso le sue stime per il 2016 all’1,4% (dall’1,8% previsto in precedenza) e per il 2017 all’1,6% invece che all’1,9%. Di nuovo da Berlino, buon risultato per gli ordini all’industria tedesca che hanno registrato un rimbalzo nel mese di ottobre dell’1,8% rispetto al mese precedente. In Spagna, la produzione industriale ha mostrato un progresso del 4% annuo ad ottobre.
In mattinata, come accennato, le vendite globali hanno portato in rosso anche la Borsa di Tokyo: l’indice Nikkei dei titoli guida ha lasciato sul terreno il 2,18% a 19.504,48 punti, portando la flessione di tutta la settimana all’1,91 per cento. Il più ampio indice Topix ha perso l’1,80% a 1.574,02 punti. A poco è valso il miglioramento della fiducia dei consumatori giapponesi. L’ufficio di gabinetto ha comunicato che nel mese di novembre l’indice della fiducia dei consumatori nipponici è cresciuto a 42,6 punti dai 41,5 punti di ottobre. Il dato è sotto la soglia dei 50 punti che separano la fiducia dal pessimismo dal marzo 2006. Le attese erano per una crescita più contenuta a 41,7 punti. Chiusura in netto ribasso, ieri sera, anche per la Borsa di Wall Street con il Dow Jones a 17.479 punti (-1,41%) e il Nasdaq a 5.037 punti (-1,67%).
Tra le materie prime, il petrolio è in rialzo a 41,20 dollari per il barile Wti. Poco mosso il Brent a 43,82 dollari. A sostenere le quotazioni, la notizia che l’Arabia Saudita potrebbe proporre il taglio di un milione di barili al giorno il prossimo anno, se vi fosse l’appoggio anche di paesi produttori non aderenti al cartello come la Russia. Secondo gli analisti, il ritorno dell’Indonesia nell’Opec, dopo 7 anni, e la produzione iraniana in vista dell’eliminazione delle sanzioni occidentali, giocheranno un ruolo importante sull’outlook. L’oro è in rialzo in Asia a 1.062,96 dollari l’oncia segnando un progresso dello 0,1%.