(di ANTONELLA DONATI, shop Repubblica) Il 22 ottobre torna la finestra per chi ha perso la possibilità di rateizzare negli ultimi due anni: trenta giorni di tempo per la domanda. Nell’ultima sanatoria sono state concesse circa 120 mila riammissioni al beneficio, store per un importo di circa 2, 8 miliardi. Si stima che la metà del gettito di Equitalia derivi ormai dalle rate
Torna la possibilità di pagare a rate le cartelle di Equitalia da parte di chi è decaduto dal piano negli ultimi due anni. Sta infatti per aprirsi la nuova finestra prevista dal decreto legislativo sulla riscossione, che entrerà in vigore il 22 ottobre prossimo. Entro i 30 giorni successivi si potrà presentare la domanda per essere riammessi al pagamento frazionato. Il nuovo piano prevede un massimo di 72 rate e una durata di sei anni.
I contribuenti interessati. La riapertura dei termini riguarda i contribuenti decaduti dalla rateizzazione nei 24 mesi precedenti l’entrata in vigore delle norme, ossia dal 22 ottobre 2013 al 21 ottobre 2015. La domanda dovrà essere presentata entro il 21 novembre, ma dato che cade di sabato è probabile che la scadenza venga prorogata a lunedì 23. In ogni caso i moduli saranno disponibili sul sito di Equitalia in contemporanea all’entrata in vigore delle norme.
Mai più decadenza per brevi ritardi. Quella che sta per scattare sarà comunque l’ultima sanatoria in materia, perché per le rateizzazioni concesse da Equitalia a partire dal 22 ottobre 2015 sarà sempre possibile avere una nuova chance. La rateizzazione, infatti, decade con il mancato pagamento di cinque rate anche non consecutive. Tuttavia, pagando le rate che risultano scadute, si può chiedere un nuovo piano di dilazione e riprendere i pagamenti. Inoltre da un lato è stato introdotto il principio del “lieve inadempimento” nel pagamento delle imposte, e dall’altro si consente di riprendere il piano anche se si salta una rata. Si considera “lieve inadempimento” il ritardo nel versamento non superiore a cinque giorni, oppure il versamento di una rata per un importo più basso, se lo scostamento non supera il tre per cento, con un tetto massimo di 10.000 euro di differenza tra quanto dovuto e somma pagata. Chi commette errori di questo tipo potrà, quindi, contare su un Fisco più clemente, e non perdere la chance di pagare un poco alla volta.
Sì alle rate a semplice richiesta. Con l’entrata in vigore del decreto, poi, diventa in assoluto più facile l’accesso a questa formula di pagamento, in quanto per le cartelle fino a 50.000 euro si può avviare il piano di rateazione a semplice richiesta, senza allegare alcuna documentazione per dimostrare che non si riesce a versare in un’unica soluzione. Previsto infatti che le società di riscossione debbano concedere la dilazione di pagamento senza richiedere giustificazioni o verificare alcuna condizione. Non c’è più alcuna discrezionalità, in sostanza, e la rateizzazione diventa un diritto a tutti gli effetti, ovvero una possibilità in più per scegliere come pagare imposte e tributi. Solo nel caso in cui l’importo dovuto superi i cinquantamila euro è obbligatorio documentare, con apposite pezze d’appoggio, le motivazioni economiche che non consentono di far fronte al versamento in un’unica soluzione.
Metà delle imposte riscosse con questa formula. A motivare la scelta di rendere sempre più semplice l’accesso alle rateizzazioni, peraltro, sono le stesse cifre della riscossione dalle quali emerge che questa formula è sempre più gettonata. Infatti secondo i dati Equitalia dell’ultima sanatoria prevista con il decreto Milleproroghe in vigore dall’inizio dell’anno che si è chiusa il 31 luglio di quest’anno, sono state concesse circa 120 mila riammissioni al beneficio, per un importo di circa 2,8 miliardi. Dal 2008, anno nel quale la formula ha fatto il suo esordio, sono stati concessi ben tre milioni di piani frazionati, e a regime si considera che circa la metà del riscosso viene ormai dai pagamenti rateali.