Oggi è un giorno speciale, per il gruppo che lavora e collabora alla nostra piccola e indipendente società editrice. Lanciamo “Davide” e il sottotitolo dice tutto: contro l’arroganza di ogni Golia, le ingiustizie nel calcio, e altrove. Se ne occuperà Donato Moscati, il miglior allievo della nostra leggendaria accademia “Studio 254”: cliccate da oggi ogni giorno su leggete e diteci le vostre opinioni.
Intanto, chiarisco: chi mi segue, sa che sono disgustato per le arroganze, le ingiustizie e i soprusi che quotidianamente si registrano nel mondo. In particolare, tra l’altro, adoro il calcio e mi piacerebbe che vincesse il club migliore, indipendentemente dal potere occupato nei luoghi dove “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”. Invece, noi dimanderemo!
Ad esempio: perché non si torna al sorteggio totale, per le designazioni degli arbitri? Solo due volte fu seguito questo metodo, non a caso lo scudetto fu vinto dalla Sampdoria e dal Verona… perché il punto cruciale è questo: non credo affatto che gli arbitri siano corrotti, ma in condizione obbligata di soggezione psicologica, si. Un arbitro, per umanissima ambizione, aspira a dirigere partite di cartello: se i grandi club esprimono scetticismo e rifiuto nei loro confronti, sarà obbligato ineluttabilmente a governare partite di secondo piano. Il sorteggio totale eliminerebbe questo problema. Sono rimasto sconcertato di fronte alla confidenza del presidente di un club di scarso potere (non ne faccio il nome, per non metterlo nei guai): “É molto triste e preoccupante – mi ha detto – sapere che dobbiamo lottare per restare in serie A, sapendo che gli arbitraggi ci toglieranno una decina sacrosanta di punti”. 10 forse no, ma 5 almeno, con assoluta probabilità. È giusto, è tollerabile?
Sono tifoso del Genoa, piccolo grande amore tartassato e perseguitato dagli arbitri e dai potentati del calcio. Simpatizzo per la Roma, a sua volta puntualmente castigata di fronte allo strapotere della Juventus, in anni remoti e recenti. E in questa stagione mi stanno a cuore le sorti del Frosinone e del Carpi, del Sassuolo (che pure è proprietà del leader di Confindustria, Squinzi) e del Chievo, dell’Empoli e altre… “Davide” nasce per registrare, denunciare le ingiustizie e dare spazio e voce ai sostenitori dei club non accolti nel Palazzo calcistico. Pensate che la mia sia una forma di irascibilità senile? Bene, se così la considerate, io comunque non vi rinuncerò: perché è una semplice esigenza di giustizia. E spero di avere solidarietà, amici e sostenitori.
Non ve lo chiedo solo io, ma nientepopodimeno che Aristotele: “Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile; ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, ed al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile”.