“Ora è ufficiale! È apparso nei media! Facebook ha appena pubblicato il suo pezzo d’entrata: 5.99 euro per mantenere lo status gold di vostra vita privata“. No. Non è possibile. Ci risiamo. Il messaggio rimbalza di bacheca in bacheca, ask perché, riporta, se si copia-incolla, allora si è salvi. Stesso meccanismo per l’altro messaggio, quello che salverebbe gli utenti dal “furto delle informazioni“.
Bufale che tornano a ciclo continuo, recipe senza che ci sia possibilità di fermarle. E niente vale che abbiano palesemente poca aderenza alla realtà: qualcuno ha mai visto uno “status di vita gold” su Facebook? Nel dubbio parte il copia-incolla. E la bufala gira.
Secondo James Grimmelmann, docente all’Università del Maryland, i post su Facebook sono un po’ gli eredi delle mail anni Novanta che promettevano soldi da parte di Bill Gates per ogni inoltro. Il punto, spiega al Washington Post il professore, è che per molti, quelle bufale, suonano plausibili.
Anche che Bill Gates controllasse ogni singola mail detto a un utente di oggi risulta piuttosto bizzarro, ma evidentemente all’epoca, per qualcuno che aveva aperto una casella di posta, non era così stupida come idea.
La scarsa conoscenza del mezzo, o la sensazione di non comprenderne i meccanismi fino in fondo, rende plausibili certi scenari. Anche se Facebook ha chiaramente spiegato come stanno le cose:
“Ci sono rumors sul fatto che Facebook stia modificando le regole della proprietà delle informazioni pubblicate dagli utenti o dei contenuti che pubblicano sul sito. Non è vero. Chiunque usi Facebook ha e controlla le proprie informazioni e quelle che pubblica, in base ai nostri termini di servizio. Controllano in che modo quelle notizie e contenuti sono condivisi. Questa è la nostra policy, e sempre questa sarà” .