Il ministero dell’Interno cambia faccia,
health e dal primo gennaio del 2016 riorganizza i suoi uffici in base a un Decreto del presidente della Repubblica che prevede diversi tagli e modifiche. Venti pagine di documento dalle quali emerge che le più colpite potrebbero essere proprio le periferie rispetto al centro. E infatti spariranno 23 prefetture e altrettante questure,
rx oltre a 6 vice direzioni generali. Il risparmio complessivo dovrebbe essere del 20 per cento, ovvero di circa 10 milioni di euro: cinque dal taglio delle utenze e altrettanti dall’eliminazione di affitti e manutenzione locali. E questo particolare è quello che più ha spinto il governo a inserire le modifiche all’interno della riforma firmata dal ministro Madia. «L’attuazione del presente regolamento – è evidenziato, infatti, nello schema del decreto – non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica ed è assicurata mediante l’utilizzo di beni e risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente». La riorganizzazione è stata accolta male dai sindacati, mentre più aperti alle modifiche sembrano essere i prefetti in servizio al ministero che, informalmente, ammettono la necessità di ridurre sprechi e di razionalizzare la macchina. Tagli consistenti nel nord Italia: nella regione Piemonte saltano Asti, Verbano-Cusio-Osola e Biella. Riduzioni pesanti in Lombardia che nel complesso resterà con otto prefetture e otto questure, eliminando però Sondrio, Lecco, Cremona e Lodi. Via prefettura e questura da Rieti (accorpata a Viterbo), mentre in Abruzzo, Teramo andrà con L’Aquila e Chieti con Pescara. Tirano la cinghia anche nelle Marche, con la soppressione di Fermo, che sarà unita ad Ascoli Piceno. Il Dpr contiene anche una «pars construens»: presso il ministero dell’Interno nascono un «Organismo indipendente di valutazione della performance» sulle grandi opere e un «Comitato per il coordinamento dell’alta sorveglianza delle grandi opere». L’ufficio centrale interforze per la sicurezza personale confluirà poi nell’Ufficio per il coordinamento e la pianificazione delle Forze di polizia, mentre continueranno a dipendere dal Dipartimento della pubblica sicurezza la Dia, Direzione investigativa antimafia, e la Scuola superiore di polizia per la formazione, la qualificazione e l’aggiornamento dei funzionari, nonché la Scuola di perfezionamento per l’alta formazione e l’aggiornamento dei funzionari e degli ufficiali. Nello schema del decreto è stabilita la dotazione organica complessiva del personale dell’amministrazione civile: 116 prefetti, 700 vice prefetti, 572 vice perfetti aggiunti, mentre saranno 200 i dirigenti di prima e seconda fascia e 20549 quelli addetti alle aree funzionali. Presumibilmente i prefetti interessati ai tagli saranno destinati ad altro incarico, ma ci vorrà del tempo perché riducendo i posti di funzione è facile che qualcuno di loro resti a disposizione. Il riassetto non è piaciuto ai sindacati che da mesi sono in guerra contro i tagli. Tanto che oggi le federazioni di categoria (Cgil, Cisl e Uil) presenteranno alle 16 al sottosegretario all’Interno, Giampiero Bocci, un dossier sui rischi. «È un provvedimento sbagliato che non solo costituirà un vero e proprio arretramento dello Stato dalla periferia – dicono – ma lascerà le comunità locali con meno tutele riguardo a sicurezza, legalità, criminalità ed emergenze». Stessa linea quella del Sap che, appena ricevuto il testo si è dichiarato pronto a dare battaglia: «Capiamo la necessità di riorganizzare e risparmiare ma siamo contrari alla riduzione dei presìdi sul territorio – chiarisce il segretario Gianni Tonelli – Alcune regioni subiranno riduzioni pesanti con zone lontane dal centro che rischiano di essere quasi abbandonate dallo Stato». E anche il Sinpref (Sindacato dei prefetti) che attraverso il presidente Claudio Palomba ha mostrato perplessità: «Il segnale non convince». Il Dpr detta poi i tempi dell’esecuzione. «Nelle more del processo di riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni – stabiliscono le disposizioni transitorie – delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, le Prefetture-Uffici territoriali del Governo, le Questure e le strutture periferiche del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco interessate dalla ridefinizione degli ambiti territoriali, cessano di esercitare le loro funzioni secondo un piano di gradualità definito con decreto del ministro dell’Interno e comunque non oltre il 31 dicembre del 2016». Per le zone che perderanno queste strutture – viene stabilito – «al fine di garantire la continuità delle funzioni già svolte sul territorio e la prossimità dei servizi al cittadino, potranno essere mantenuti sportelli per lo svolgimento di specifici servizi per non oltre un anno dalla data di cessazione della effettiva operatività delle strutture periferiche interessate dalla ridefinizione degli ambiti territoriali». (IlMessaggero)