(di Daniela Polizzi, case Corriere)Ai manager il 4% delle azioni, lo sbarco sul listino è previsto per il 2016. Entro quella data i soci contano di arrivare a una valorizzazione di 2 miliardi. Il percorso è stato impostato prima della pausa estiva dal board presieduto da Santo Versace. La prima finestra per la quotazione della maison con il marchio della Medusa potrebbe aprirsi alla fine del 2016 o al più tardi l’anno successivo, dipenderà dai mercati. I soci non hanno fretta. Ma il cammino è stato già ben disegnato dall’amministratore delegato Gian Giacomo Ferraris e dal socio Blackstone. Ossia il fondo americano che nel 2014 ha investito circa 210 milioni per salire fino al 20% del gruppo milanese di abbigliamento di lusso. Ferraris in sei anni è stato l’interprete della ristrutturazione e del rilancio. L’ultimo passaggio verso il mercato, la famiglia Versace e Ferraris ora lo stanno orchestrando con i partner Usa. Assieme hanno già scritto le linee guida del piano della maison, che ha archiviato il 2014 con ricavi di 548,7 milioni (+16,9%),dopo cinque anni consecutivi di incrementi tra il 15% e il 17%. Per l’anno in corso Ferraris ha parlato di 650 milioni di fatturato e dell’obiettivo di salire a 800 nel 2017, quando il gruppo Versace potrebbe essere già nel drappello delle aziende del lusso di Piazza Affari.
Iter già avviato
Le fondamenta dell’offerta pubblica al mercato, e i futuri valori che il gruppo potrà esprimere, sono state gettate poche settimane fa. Il board presieduto da Santo Versace, espressione dell’azionista di maggioranza Givi holding (Donatella e la figlia Allegra Versace Beck), ha deliberato un aumento di capitale della Versace spa di 2 milioni, riservato al management della società, membri del consiglio e consulenti che verranno identificati strada facendo. A loro saranno assegnate azioni con differenti diritti patrimoniali, ribattezzate «azioni Ipo» prima del debutto in Borsa. Il nuovo pacchetto di titoli varrà fino al 4% della società. L’occasione è servita anche a fare un punto di verifica sul peso economico del 100% della griffe di via Del Gesù: alle azioni che saranno emesse è stato attribuito un valutazione fino a 14 euro. Cosa che valorizza l’intero gruppo 1,14 miliardi.
I numeri della maison
Ma questo è solo un punto di partenza. Perché i soci, assistiti da esperti, considerano ragionevole che prima dell’operazione pubblica di vendita e sottoscrizione il 100% della società non possa valere meno di 2 miliardi. In Ipo è scontato che Blackstone valorizzi in parte il suo 20%. Calcoli teorici ma che sono un buon punto di partenza per capire la crescita di valore del gruppo. Lo sguardo è ai numeri passati e al lavoro di Ferraris che ha preso le redini nel 2009 in una fase di grande difficoltà: ha chiuso fabbriche e diminuito il numero degli addetti da 1.350 a 980. «Un turnaround doloroso – aveva spiegato – ma grazie a quello adesso siamo in 2mila». Può vantare di aver riportato il margine operativo a 67,6 milioni e l’utile netto a 26,3. Di aver aperto 40 negozi solo nell’ultimo anno, più altri 30 attesi entro dicembre. Merito di Ferraris. Ma anche della squadra. Inclusi i giovani talenti come Anthony Vaccarello, direttore creativo del marchio Versus. Un team che parteciperà alla creazione di valore della griffe.