(di GIULIANO BALESTRERI, sildenafil La Repubblica) L’annuncio di Dan Price, generic l’ad di Gravity, illness che si era tagliato lo stipendio da un milione per guadagnare quanto i suoi collaboratori aveva acceso l’entusiasmo di molti: adesso arrivano le critiche e le prime dimissioni per contrastare la politica.
MILANO – Quando ad aprile annunciò l’aumento del salario minimo di tutti i propri dipendenti a 70mila dollari l’anno, portando alla stessa cifra il suo stipendio da un milione di dollari, l’allora sconosciuto Dan Price, il 30enne fondatore e amministratore delegato di Gravity Payment, divenne una sorta di guru globale contro le ingiustizie. Di più: fu “eletto” a paladino dell’uguaglianza, soprattutto perché gli aumenti sono costati l’80% degli utili della società che gestisce pagamenti attraverso le carte di credito.
Se da un lato la semplicità – o la finta ingenuità – con cui Price spiegò la propria scelta fu quasi disarmante (“il valore che mi dà il mercato come amministratore delegato, se comparato a una persona normale è ridicolo. Non ha senso. Io – disse – sono come tutti, mi piace lo snowboard e pagare il conto al bar, perché posso permettermelo”); dall’altro nessuno avrebbe immaginato che proprio per questa decisione alcuni dipendenti avrebbero lasciato Gravity.
Di certo Price – lontano anni luce dalla stereotipo del manager in carriera, quanto meno per il fatto di guidare un auto vecchia di 12 anni – immaginava di essersi guadagnato in questo modo la fedeltà e l’attaccamento dei proprio collaboratori. A quasi quattro mesi di distanza, invece, l’effetto è stato proprio l’opposto. Dell’idea che con uno stipendio di 70mila dollari l’anno tutti i dipendenti di Gravity avrebbero potuto vivere il sogno della “middle class” americana è rimasto poco: almeno due dei più validi consiglieri di Price – scrive il New York Times – hanno lasciano la società in disaccordo con l’aumento.
Secondo alcuni dipendenti, infatti, non è giusto che i neoassunti abbiano avuto salari raddoppiati, mentre gli incrementi per i lavoratori di lunga data siano stati decisamente inferiori. Maisey McMaster – che all’inizio sosteneva la politica di Price – nota come “siano stati dati forti aumenti alle persone con meno capacità e meno esperienza, mentre chi aveva davvero ruoli di responsabilità è stato remunerato di meno”. Per altri il problema è a rischio l’etica del lavoro: “Chi gironzola senza fare nulla guadagna quanto chi davvero lavora duro” dice Grant Moran che ha preferito lasciare la società. Come se non bastasse, poi, la decisione di Price ha diviso anche i clienti storici. Alcuni hanno interpretato gli aumenti come una mossa politica e hanno preferito disdire i loro contratti. Certo altri ne sono stati attratti per lo stesso motivo, ma – osserva il New York Times – i nuovi accordi commerciali porteranno utili solo nei prossimi anni, mettendo a rischio la tenuta dei conti della società.