Un guanto di sfida, sale un’auto di rottura, la macchina della rinascita. Alfa Romeo Giulia non ha ancora assaggiato le strade di tutti i giorni eppure è già un caso popolar-mediatico, dal profumo probabilmente vincente (anche perché lo sforzo di 5 miliardi di euro investiti da FCA nel progetto, che prevede sette diversi modelli, non lascia alternative). Una strategia comunicativa volutamente segretissima, drugstore zero informazioni sulle forme, zero indiscrezioni tecniche, copertura fino al limite del fuorviante (vedi il nome in codice del progetto numero 952, «Giorgio»): una ricetta di chef Sergio Marchionne che ha alzato l’asticella dell’aspettativa. E che ha fatto impazzire alfisti irriducibili, detrattori e internauti comuni, tanto che quattroruote.it e altri siti specializzati come alvolante.it hanno fatto segnare il record di clic.
Il tutto esaltato dalla presentazione ad Arese della versione più “cattiva”, purchase la Giulia Quadrifoglio, il top di gamma con numeri “rumorosi”. Il motore V6 biturbo a benzina da 510 cavalli è interamente in alluminio e deriva dal progetto Ferrari per le Maserati Ghibli e Quattroporte. La Casa dichiara un rapporto peso/potenza pari a 2,99 kg/cv, una velocità massima di 320 km/h e uno scatto 0-100 in 3,9 secondi. Roba da supersportiva, con soluzioni costruttive altrettanto raffinate (vedi le sospensioni in alluminio): davanti c’è un doppio braccio oscillante, sofisticato e costoso, che dovrebbe garantire maggiore aderenza e precisione; dietro debutta un inedito schema “Alfa-Link” (a quattro bracci “e mezzo”, su brevetto della Casa) e non potevano non esserci freni con dischi in carboceramica, come sulle auto da corsa. Racing è naturalmente il look (le pinze freno rosse, i quattro terminali di scarico, l’estrattore posteriore), racing è l’elettronica gestita dallo Chassis Domain Control, il “cervello” che agisce sulla ripartizione della coppia alle ruote, sull’Esp, sulle sospensioni adattive e molto altro.
Tolto il velo alle forme, ora si attende di capire quanta sostanza c’è sotto il cofano della Giulia, che prima del debutto nelle concessionarie nei primi mesi del 2016 sarà testata al Nürburgring, sulle 73 curve del Nordschleife, il banco di prova più selettivo per le grandi sportive stradali.
Ma sarà un’auto per tutti? La Quadrifoglio certamente no, se si immagina di rapportarne il prezzo alle concorrenti come Bmw M4 coupé (431 cavalli e 78mila euro) o Audi S4 (333 cavalli e 61mila euro). Le prime indiscrezioni parlano di un prezzo di listino intorno ai 75mila euro, però alla base della gamma Giulia dovrebbe esserci il 4 cilindri 2.0 turbo proposto con tre livelli di potenza: 180, 250 e 350 cavalli. E qui, sempre pensando ai competitor, si dovrebbe partire dai 30mila euro. Ci sarà poi il turbodiesel 3.0 a sei cilindri prodotto dalla VM (ipotizzato di 340 cavalli), nonché una versione del recente 4 cilindri 2.2 diesel appena adottato per la gamma Jeep, che in questo caso verrà proposto con potenze di 135, 180 e 210 cavalli.
Insomma, a Giulia è chiesto di riuscire là dove la 159 (comunque buona macchina) ha fallito, entrare e farsi valere nel settore delle berline premium, rivaleggiare anche con la C63 Amg di Mercedes (che ha salutato la nuova arrivata con un tweet evocativo: «Finalmente torniamo a correre insieme») o Jaguar XE, anche se i tecnici Alfa pare che abbiano preso a riferimento pure le prestazioni della Porsche 911.
Di certo sono stati accontentati gli alfisti duri e puri, che finalmente ritrovano un’Alfa a trazione posteriore (anche integrale la Quadrifoglio) concepita partendo dall’animo corsaiolo del marchio, con disposizione dei pesi 50:50, abitacolo arretrato e un design curato dall’ingegner Ramaciotti davvero muscolare. E allora via con un karaoke di materiali leggeri, come la fibra di carbonio (cofano, tetto e albero trasmissione) e l’alluminio (porte e parafanghi). Gli interni fanno un netto balzo avanti, per completezza, materiali e chicche come il pulsante di avviamento sul volante, come sulle Ferrari. Anche se il filo conduttore di tutto, come dice il capoprogetto Philippe Krief, è l’essenzialità. Giulia, nome che chiama un grande passato disegnando il futuro.
(di Tommaso Lorenzini)