Ormai non ci sono più dubbi, avendo superato lo snodo degli 80 anni, sono un vecchio. Diventare un “Grande Vecchio”, è l’ultimo obiettivo “alto” che mi rimane, dipende solo da Dio e da me. Da adolescente sono stato, si direbbe oggi, uno sfigato, ero balbuziente, ebbi una pubertà tarda, allora non lo capii che era un dono inestimabile, avendola accettata fui ricompensato con una vecchiaia altrettanto tarda.
Pur essendo biondo, da adolescente sognavo di essere coperto di peli neri e ispidi: sempre mi svegliavo glabro, come mi ero coricato. Un giorno, improvvisamente, ne comparvero alcuni, erano di color grigio topo, snervati, si capiva che erano a disagio su di me. In pochi mesi la statura aumentò di 19 cm: così, a prima vista, l’insieme non era granché. Quando superai pure le balbuzie, capii che forse sarei diventato “un vecchio”.
Quando superai, bene, gli altri due snodi che hanno segnato la mia vita, capii che potevo puntare ancora più in alto, diventare un giorno un giornalista, forse uno scrittore. Così è stato, da alcuni anni scrivo, ogni giorno, con l’emozione tipica del parvenu, lo stesso Cameo. La tecnica è quella che avevo mutuato in America da Hunter S. Thompson (inventore del “gonzo journalism”).
Cos’è il Cameo? Il sogno di un vecchio signore, convinto di avere assistito 70 anni fa, da una portineria di un palazzo signorile, affacciato sui 40.000 metri quadrati di Piazza Vittorio, alla cacciata dell’aristocrazia sabauda e alla nascita di una società liberale. Ora, per il bene dei miei nipotini, vorrei assistere alla cacciata di questa classe sociale, che liberale non lo è più da tempo, è solo losca, prigioniera del “ceo-capitalism” : è il capitalismo di chi confonde il business (sano) con il bonus (sconcio). Sogno, come allora, un mondo che si ispiri alla “libertà dell’uomo comune” (parola di Luigi Einaudi). Malgrado l’età, ho ancora un sogno: diventare un Grande Vecchio.
Durante gli anni, via via scoprii che pochi sapevano invecchiare bene, nella maggioranza gli umani sono vini bianchi (e non certo rari Château d’Iquem) o rossi snervati, pieni di boria, destinati a degradarsi in fretta, malgrado la chimica. Mi fu invece di esempio la mamma, nata e morta anarchica. Più invecchiava, più diventava “barbaresco”, dove il profumo di viola si imponeva ai loschi tannini: sempre più anarchica nel profondo, sempre più tollerante nella vita di ogni giorno. Mi accorgo che la sto seguendo, anarchico dentro, tollerante fuori.
Qual è il “protocollo” per diventare un Grande Vecchio? Nessuna formula, nulla di automatico, solo un insieme di “nuance di vita”, ne cito alcune, così, alla rinfusa, per gli amici.
Quando:
# il letto matrimoniale ti pare rimpicciolito e aneli passare, senza motivo, al “king size”.
# “butti” i guanti di pecari e ritorni ai guanti di lana della tua adolescenza, col solo pollice libero.
# ti accorgi che è cambiata la tecnologia (e la trovi sempre più idiota), ma per fortuna il mondo è rimasto lo stesso.
# guardi il mare e cerchi qualcosa che non sai, ma sei certo che sia al di là della linea dell’orizzonte.
# non paghi più con la carta di credito, ma in contanti.
# i tuoi risparmi li tieni sotto il materasso, non nelle banche ladre.
# non disprezzi più i politici, li consideri per quel che sono, dei poveretti, ma disprezzi con tutte le tue forze i loschi supermanager in gessato, maglioncini, felpe, che li hanno scalzati.
# decidi di precluderti il piacere di guadagnare, e vivi lo spendere come una seccatura.
# dal tuo sarto non ti preoccupi più di quel “disturbo”, e dell’insolubile dilemma giovanile: “a sinistra o a destra”?
# è arrivata l’ora in cui i tuoi nipoti scoprono il sesso, e tu sei certo che lo sapranno accogliere con gioia, come è stato per te.
# certe notti sogni Pimpa, Peppa Pig, l’asino Ih-Oh, e puoi dire, orgoglioso: “sono finalmente un nonno”.
# guardandoti allo specchio, ti dici: sarò stato dalla parte dei “Giusti”? E ti rispondi: certo, sono nato “granata”, e così vissuto.
# hai avuto la fortuna di vivere felice, senza aver mai “intrapreso alcun percorso psicologico”.
# prima di addormentarti ti dici: anche per oggi è andata, e sorridi.
# ti chiedi se i mille camei siano stati un filo di perle o di sassi, ma non t’importa, tanto sai che solo il filo è merito tuo.
# sorridendo, leggi in anteprima questo Cameo ai tuoi amici più cari, pur sapendo che rischi di commuoverti.
Un giorno, ora ne sono certo, farò un tweet (oggi che altro si può fare per comunicare?) di appena 60 battute: “Sono un Grande Vecchio, il problema non è più mio, solo vostro”.