(pubblicato da Dagospia, di Anna Maria Greco – per Il Giornale)
«Matteo Renzi ha fatto dei giornalisti il suo braccio armato. Sono più importanti dei politici, bravi soprattutto nel manganellare i suoi nemici. Se ai tempi di Berlusconi c’è stato l’editto bulgaro, oggi è peggio.
Il primo cercava dei trombettieri, questo invece dei mazzieri, che distribuiscono le carte del gioco politico». Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore (il suo ultimo libro è Il feroce saracino ), fa un quadro «imbarazzante» del cerchio di professionisti che su giornali, tv, riviste e social network vede «asservito» al potere del premier.
Il giornalismo italiano è così irretito da Renzi da aver perso ogni coraggio e ogni senso critico?
«In troppi non vedono l’ora di assecondare la sua sete di potere, fanno a gara. Così, il premier e il suo Giglio Magico, dalla Boschi a Lotti, non rispondono mai a domande libere, cercano solo trasmissioni e testate in cui gli intervistatori non li metteranno mai in difficoltà su questioni scomode. Ed evitano tutte le altre».
È un’accusa grave per l’intera categoria, su quali fatti si basa?
«Sono fatti sotto gli occhi di tutti e sto lavorando per metterli in fila. Non si erano mai visti tanti talk show schierati in difesa del governo, tanti giornalisti pronti ad aggredire chiunque non si pieghi ai diktat renziani, tante copertine di riviste importanti fare delle marchette sfacciate al potere. È un fatto inaudito, mi fa vergognare.
Ricordate che è successo dopo il coraggioso editoriale di Ferruccio de Bortoli che evocava l’odore stantio di massoneria che accompagnava con il Patto del Nazareno tutta la stagione renziana? E ora, per il suo successore alla direzione del CorSera circolano solo nomi imbarazzanti, esclusivamente del giro del premier. Vogliamo parlare della censura a Gigi Marzullo quando ospita nella sua trasmissione Luigi Bisignani? Mi risulta che anche Nicola Porro abbia avuto difficoltà per questo, nel suo programma. Perfino nei social vedo la povera Chiara Geloni, portavoce di Pierluigi Bersani, continuamente aggredita da un drappello di giornalisti che difendono Renzi».
Sono tutti appiattiti nel sostenere il governo, per convinzione o per interesse?
«Non si erano mai visti tanti giornalisti cominciare la giornata a Palazzo Chigi, per pianificare il lavoro, vedere chi bastonare e come. Ora si apre una stagione con due importanti appuntamenti: oltre al nuovo direttore del CorSera ci sono le nomine in Rai. Vedrete che combinerà Renzi. Altro che Struttura Delta di cui si parlava ai tempi di Berlusconi, adesso vanno tutti in automatico».
Facci qualche altro esempio che sostenga la tua tesi.
«Eccolo. Sono ospite ogni mattina della trasmissione di Minoli Mix24. La sua specialità è fare domande, domande vere. E sapete? Nessuno del Giglio Magico renziano accetta di farsi intervistare. D’altronde, anche prima di diventare premier Renzi era noto per chiedere di essere solo lui a parlare nelle trasmissioni e per avere la pretesa di scegliersi gli intervistatori».
Facevi un confronto con la stagione di Berlusconi. Si dice che lui era un grande comunicatore e che Renzi in questo sia il suo pupillo.
«Ma in realtà il Cavaliere aveva un rapporto sgangherato con la comunicazione. C’erano giornalisti fan come Emilio Fede, però relegati in un circuito pittoresco, presi in giro da tutti. Il gioco, allora, era chiaro. Però, ai tempi dell’editto bulgaro Il Foglio fece un editoriale durissimo contro di Berlusconi. Ferrara a quei tempi girava con la scorta, per il clima che si era creato. Al potere c’era un contrappeso. Io stesso ho scritto dei pezzi violentissimi contro il berlusconismo su Il Foglio, ma non ho avuto mai censure. Renzi, invece, usa personaggi di autorevoli testate per farsi osannare».
Chi, per esempio?
«Uno come Beppe Severgnini si esprime su Renzi né più e né meno di come Fede faceva con Berlusconi, ma nessuno osa deriderlo, anche per l’autorevolezza della testata, Il CorSera , dove scrive. Per fare un omaggio a Renzi uno come Gianni Riotta ha usato un tweet in cui celebrava il compleanno di tutt’e due nello stesso giorno, come un grande onore. È davvero imbarazzante. Per questo oggi scrivo su Il Fatto, baldanzosamente antirenziano e totalmente libero».
Sul «Giornale» le critiche a Renzi non mancano. Non vale?
«Certo, ma è schierato. Qui parliamo di giornali e giornalisti che all’opinione pubblica appaiono fuori dai partiti e non lo sono. Quanto al Giornale, mi risulta che Alfano da tempo abbia chiesto la testa del direttore Sallusti. Non c’è riuscito, ma in questo contesto altrove il gioco potrebbe funzionare».
In che senso?
«Se l’Alfano di turno chiedesse all’Elkann di turno o al patto di sindacato di far fuori qualcuno che dà fastidio, in questo clima glielo toglierebbero subito dalle scatole».