Piuttosto che dal Giovanni Valentini innamorato del Sud, tadalafil come recita l’introduzione, questo testo sembra scritto piuttosto dal solo Giovanni Valentini, prescription ex celebre giornalista di “Repubblica”, che sulla questione meridionale ha voluto raccogliere materiali di vario tipo, quali articoli propri e altrui, dati statistici e saggi sull’argomento. Infatti se è chiara l’idea di un’Italia che non può essere tale senza una sua parte, e che quindi «la questione meridionale» è la «questione nazionale», non sempre è facile capire e seguire il giornalista, d’origine pugliese, nelle sue considerazioni sui ‘meridionali’, giacché ricorre anch’egli a quelle generalizzazioni, a quelle «semplificazioni» riconosciute tali, invece, nei discorsi altrui.
Ad esempio, ma è proprio vero che il malcostume del «favore» e della «raccomandazione» sono propri dell’indole meridionale, della sua «mentalità» e non, piuttosto, che sia il portato solo del disagio sociale, da un lato, e del modo in cui il sistema del potere politico è andato organizzandosi storicamente in questo paese, dall’altro? Ora, che tentativi di reazione a questo, e ad altri problemi delle regioni meridionali ci siano, viene detto dallo stesso Valentini al quale sfugge, però, che già il lontano fenomeno dei “terroni” leghisti al nord, di cui parla nel libro, potrebbe essere interpretato nel senso della reazione della gente del meridione a quel sistema clientelare di sprechi che, a quanto dice il giornalista, sembra riguardare soprattutto il sud Italia. Come e quanto queste aspirazioni siano state frustrate dalla politica è invece un discorso che avremmo preferito fosse meglio approfondito, là dove invece Valentini propone solo numeri: tra i tanti, ad esempio, quelli dei soldi prelevati in tasse dalle regioni del Sud (triplicate in 20 anni pagando infine lo «0,38% di Pil in più del Centro-Nord»), e di quelli promessi o stanziati per il Sud dal governo Monti (l’ultima edizione è del maggio 2013).
Questo testo è efficace nel fornire indirizzi di massima sulla risoluzione dell’annosa questione meridionale citando, facendo conoscere, e qui va dato merito all’autore, posizioni altrui, lucide e illuminanti come quella di Mario Alcaro sulla necessità che dalla cabina di regia italiana sia riconosciuto al Sud un modello di sviluppo diverso, chiesto sempre più intensamente, «non più portato dall’esterno, ma endogeno, compatibile con l’ambiente e rispettoso della cultura più profonda e dell’identità delle popolazioni meridionali». Meno utile è invece quando si addentra nell’analisi di vari fenomeni osservati al Sud, fornendone spesso una rappresentazione incompleta. È così per la “rivolta dei Forconi”, da cui è scomparsa l’ambigua figura dell’ex generale, ed ex sottosegretario, Pappalardo. Così, anche quando per lo sviluppo dell’economia meridionale viene indicata la soluzione di un’agricoltura, col relativo indotto turistico, che vada in simbiosi con le energie rinnovabili additando come modello quello dei parchi eolici, mentre non considera che questi, invece, sono spesso antagonisti delle attività agricole e del turismo connesso, per le quali sarebbe più corretto parlare di mini-eolico, ignorato nel tempo dai governi e privo di incentivi. È così quando tocca il discorso del sistema messo in atto dalle istituzioni per contrastare le Mafie (legge del marzo 2010), non considerando nel felice quadro rappresentato le allarmate denunce della DDA di Torino, le disfunzioni di un sistema che confisca con anni di ritardo e, spesso, non è in grado di assegnare i beni confiscati a causa di impedimenti di vario genere. In conclusione l’impressione è quella di un quadro incompleto. E se a più riprese si parla dell’incapacità della gente del Sud di ridestarsi dalla sua inciviltà, dal torpore e dalla rassegnazione, o da questi alibi, se si parla della sua incapacità di fare impresa pensando al proprio sviluppo, perché allora non andare in quei territori, riportare l’esperienza di associazioni e movimenti civici, perché far parlare i freddi numeri dello Svimez e la Confindustria (le cui teste siciliane tra l’altro sono recentemente indagate dalla magistratura), e non direttamente la voce, le esperienze e l’anima di quelle persone del Sud?
(“Brutti, sporchi e cattivi. I meridionali sono italiani?”
Editore Longanesi, 14 euro).