(Repubblica) Utenti in costante calo per le aggressioni e gli insulti in 140 caratteri. La lettera del chief executive Dick Costolo: “Incapaci di fermare i troll, pills me ne vergogno”
Twitter fa autocritica: “Troppi attacchi online, site ormai siamo lo sfogatoio di violenti e frustrati”NEW YORK – Twitter è diventato uno sfogatoio delle peggiori pulsioni umane, o subumane: aggressioni, insulti, molestie. Non lo dice una celebrity offesa da qualche fan petulante, né un tecnofobo allergico ai social media. È un’autocritica che viene dallo stesso chief executive di Twitter. La società di San Francisco è preoccupata, il suo successo è a rischio. Insolenza e volgarità gratuite stanno cominciando ad avere un costo reale. Cresce il flusso di utenti in fuga dai tweet (letteralmente “cinguettii”) offensivi, di ex-aficionados che abbandonano il social network per vivere più sereni. L’ammissione del top manager, Dick Costolo, doveva circolare solo all’interno dell’azienda. Ma qualcuno l’ha passata a The Verge , un sito specializzato nell’informazione su media e tecnologie.
Nel testo indirizzato ai dipendenti, il numero uno di Twitter scrive: “Non è un segreto, e il resto del mondo ne sta parlando quotidianamente. Stiamo perdendo uno dopo l’altro molti utenti affezionati, utenti della prima ora, perché siamo stati incapaci di affrontare gli insulti e i troll che li perseguitano”. Il troll, che all’origine era un mostriciattolo maligno nelle leggende scandinave, è un termine ormai consueto nel gergo di Internet. Così lo definisce Wikipedia: “Un troll è una persona che semina discordia sulla Rete, litiga, offende gli altri, lancia messaggi fuori tema, ostili, con l’intento deliberato di disturbare la discussione e provocare reazioni emotive”.
L’ammissione di Dick Costolo nella lettera ai dipendenti è stata provocata dalla denuncia di una “vittima plurima”, Lindy West. Questa giornalista e scrittrice di Seattle ha raccontato quel che le infliggono i suoi tormentatori: su Twitter sono arrivati al punto di creare un finto indirizzo intestato a suo padre, morto, dal quale scrivono commenti crudeli su di lei. Non è un caso che la West sia diventata un simbolo: le aggressioni online che prediligono le donne come vittime sono un multiplo di quelle che bersagliano gli uomini. Sessismo e razzismo dilagano sui social media. L’anonimato degli utenti scatena i peggiori istinti, al riparo da sanzioni.
Twitter ha avuto presa per la semplificazione estrema dei messaggi, che non possono superare i 140 caratteri. Ma ha un punto debole rispetto al “fratello maggiore” dei social media, Facebook: su quest’ultimo funzionano meglio i dispositivi a tutela della privacy; si possono cancellare messaggi offensivi; si può espellere dalla propria lista di “amici” un intruso malevolo. Il chief executive di Twitter ne sembra consapevole: “Mi vergogno per quanto siamo stati inefficaci. Èassurdo. Non abbiamo scuse, e mi assumo tutte le mie responsabilità. È imbarazzante. Dobbiamo cominciare a cacciar via questi personaggi e fare in modo che quando lanciano le loro ridicole aggressioni nessuno li ascolti”.
Già a novembre Costolo aveva annunciato qualche novità. Twitter si era alleato con l’associazione Wam! che combatte la violenza contro le donne. Tuttavia, secondo i dati dell’istituto demoscopico Pew Center, lo stalking continua ad essere una piaga quotidiana su Twitter. The Verge racconta la storia di un’altra scrittrice, la femminista Anita Sarkeesian, che ha pubblicato la totalità dei “cinguettii” molesti ricevuti nell’arco di una sola settimana. Si va dagli insulti alle minacce di stupro, incitazioni al sucidio. Tutto questo, scatenato da cosa? La Sarkeesian si era azzardata a denunciare il sessismo di alcuni videogame. La vendetta dei maniaci di quei giochi elettronici si è manifestata con la logica del branco.
L’autocritica di Costolo non sembra motivata solo da preoccupazioni etiche, umanitarie. La società è sotto pressione a Wall Street. Dalla sua quotazione in Borsa, avvenuta il 7 novembre 2013, gli investitori sono stati delusi dall’andamento del titolo. Anche le cifre sugli utenti lasciano perplessi. Attualmente Twitter dichiara di avere 500 milioni di “conti” (indirizzi), ma ammette che di questi soltanto poco più della metà risultano attivi: 284 milioni. Fra coloro che hanno aperto un proprio indirizzo su Twitter, ma non lo usano, non si sa quanti siano i delusi, o quelli spaventati dall’aggressività dei social media. Se non riuscirà ad arrestare l’emorragia, molti investitori ritengono che Costolo sarà cacciato. Potrebbe allora ritornare al suo mestiere precedente: attore specializzato nel teatro d’improvvisazione. E questo, sia chiaro, non è davvero un insulto, anzi.