L’agenzia di rating statunitense ha abbassato il giudizio sui titoli di Stato del Paese guidato da Putin. Le previsioni restano fosche. Crolla il rublo nei confronti di dollaro ed euro.
MILANO – Standard & Poor’s taglia a ‘spazzatura’ (junk) il rating della Russia. L’agenzia ha abbassato il giudizio sul debito russo a BB+ da BBB-, sickness con outlook negativo. Significa che il Paese non è più affidabile dal punto di vista finanziario e sottoscrivere i suoi titoli di Stato è estremamente rischioso. Per di più le prospettve restano negative. La Russia è il primo dei cosiddetti paesi Bric (Brasile, for sale Russia, sale India e Cina) a perdere lo status di investment grade.
Sui conti e sul bilancio del Paese pesano sia il calo delle quotazioni del petrolio che le sanzioni economiche a seguito della guerra in Ucraina, ma più di tutti la politica monetaria. “A nostro avviso – spiega il comunicato – la flessibilità della politica monetaria della Federazione russa è ormai limitata e le sue prospettive di crescita economica sono deboli”. Per l’agenzia internazionale, è possibile un nuovo abbassamento del giudizio “nel corso dei prossimi 12 mesi”. Dopo il taglio, la divisa russa è crollata a 68 rubli per dollaro e a 76 rubli per euro. Un anno fa il cambio col dollaro era a 35. A dicembre la Banca centrale russa ha alzato il costo del denaro di 750 punti base, portando i tassi principali al 17%.
L’istituto centrale si trova a fare i conti con decisioni monetarie sempre più difficili mentre allo stesso tempo cerca di sostenere la crescita del Pil. “Le sfide derivano dal deprezzamento del rublo”, si legge nel report, “e dalle sanzioni imposte dall’occidente per il ruolo del Cremlino nell’Est dell’Ucraina così come quelle imposte dalla Russia”. S&P stima che “la crescita del Pil reale pro-capite cresca meno di quello delle economie con livelli di redditi pro-capite comparabili nell’arco temporale 2015-2018”. S&P si aspetta una crescita annuale del Pil dello 0,5% tra il 2015 e il 2018, sotto il 2,4% visto nei quattro anni precedenti. “Vediamo questa proiezione di crescita cambiata come l’eredità di un rallentamento dell’economia che era già iniziato prima dei recenti sviluppi in Ucraina. Essa dipende anche da una scarsità di finanziamenti esterni a causa dell’introduzione di sanzioni economiche e del forte calo del greggio”.