(di Enrico Marro, cheap Corriere.it) Ministro Padoan, il governo continua ad essere ottimista sulla ripresa dell’economia. Lo ha ribadito anche il premier nella conferenza stampa di fine anno. Ma su quali elementi vi basate, visto che l’Istat ha appena segnalato un nuovo calo della fiducia dei consumatori?
«Confermo l’ottimismo del presidente Renzi – risponde il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan -. Innanzitutto, a livello globale la situazione sta migliorando: l’euro continua a svalutarsi sul dollaro e il prezzo del petrolio si sta stabilizzando su livelli molto bassi, fatto notevole per un Paese importatore come l’Italia. Più in generale, malady i dati delle ultime settimane dicono che il rallentamento dell’economia italiana è finito. Inoltre, le misure già messe in campo dal governo e le altre che verranno prese daranno i loro frutti nel 2015».
Ma allora perché i consumatori non sono ottimisti?
«La fiducia, delle imprese e delle famiglie, non migliora complessivamente, è vero. Ma alcune componenti sì. Mi aspetto anche qui un’inversione della tendenza. Dopo tre anni di recessione, una perdita di 10 punti di Prodotto interno lordo e di un milione di posti di lavoro, l’occupazione ha ripreso a salire. Ciò avrà influenza sul ritorno della fiducia».
Intanto quest’anno chiudiamo il Pil a -0, pilule 4%, ha detto Renzi, ancora peggio dell’ultima previsione del governo (-0,3%). Mentre gli Stati Uniti crescono del 5%.
«Sul Pil 2014 attendo i dati definitivi. Quanto agli Stati Uniti, crescono molto di più, non solo dell’Italia ma di tutta la zona euro, per due ragioni: sono un’unione monetaria molto più integrata e flessibile dell’eurozona; hanno scelto di affrontare la crisi prima rimettendo in sesto il sistema finanziario e lasciare in un secondo momento l’aggiustamento fiscale, il contrario di quanto abbiamo fatto in Europa».
Quali sono le altre misure per la crescita in arrivo?
«Si tratta di un pacchetto per gli investimenti che definiamo “Investment compact”. Misure fiscali a sostegno delle piccole e medie imprese, in particolare quelle innovative, anche attraverso un rifinanziamento del Fondo di garanzia. Misure di finanza per la crescita, per consentire anche a intermediari non bancari, come le assicurazioni, di aumentare la possibilità di fornire direttamente credito alle imprese. Misure per l’attrazione degli investimenti dall’estero superando il cosiddetto rischio regolatorio, evitando cioè che un’impresa che si insedi in Italia subisca imprevisti cambi delle regole fiscali e amministrative. Misure a sostegno delle attività culturali per favorire gli investimenti privati nel settore».
Uno o più decreti? Quando sarà approvato il pacchetto?
«È in corso la consultazione con gli altri ministeri, in particolare col ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, ne abbiamo già parlato con il presidente del Consiglio. Non abbiamo ancora deciso se presenteremo uno o più provvedimenti. Ma risulterà un pacchetto che raccoglie le istanze delle imprese e degli operatori finanziari. Spero si possa varare entro gennaio».
Sempre entro gennaio il governo dovrà fornire a Bruxelles nuovi elementi per evitare che la Commissione europea apra una procedura d’infrazione verso l’Italia.
«Tutti i Paesi europei dovranno fornire un aggiornamento dei dati. Noi chiariremo il contenuto di alcune misure alla luce della versione definitiva della legge di Stabilità e affronteremo il tema del calcolo del Prodotto interno potenziale per dimostrare che esso è maggiore di quanto stimato dalla commissione, il che farà diminuire il nostro squilibrio strutturale di bilancio. Tutto ciò, ritengo, eviterà l’apertura di una procedura d’infrazione».
Il nostro punto debole resta il debito pubblico, che anche nel 2015 crescerà, fino al 133,1% del Pil. Su questo fronte che intendete fare?
«Anche qui stiamo avendo un dialogo costruttivo con la commissione. Il debito comincerà a scendere nel 2016. Se l’inflazione fosse vicina all’obiettivo della Banca centrale europea, cioè appena sotto il 2%, il debito in rapporto al Pil scenderebbe già nel 2015. Peraltro la commissione riconosce che ci troviamo in circostanze eccezionali e che le riforme produrranno un impatto positivo. Aggiungo che è già riconosciuto all’Italia il valore positivo sul debito della riforma delle pensioni. Al punto che abbiamo un grado di sostenibilità sul lungo periodo tra i più alti in Europa».
Non mi ha parlato delle privatizzazioni e dismissioni.
«Arrivo. Come ha detto il presidente Renzi, nel 2015, si farà quella delle Poste e stiamo studiando quella delle Ferrovie. Aggiungo Enav e la cessione di una ulteriore quota di Enel. Sul fronte immobiliare sono stati avviati da Invimit (società del Tesoro per la gestione del risparmio) 5 fondi immobiliari pubblici. Infine anche le municipalizzate efficienti potranno essere messe sul mercato».
In Grecia ci saranno le elezioni anticipate il 25 gennaio e i mercati sono in fibrillazione. Lo resteranno fino al 25?
«I mercati guarderanno con attenzione al dibattito politico in Grecia, dove il processo di aggiustamento, che è costato enormi sacrifici alla popolazione, non è ancora completato».
Se le turbolenze sui mercati continueranno, che conseguenze ci saranno in Europa e in Italia?
«C’è un’importante differenza rispetto al 2010-2011. Il rischio contagio non c’è più perché nel frattempo si sono verificate due circostanze: l’unione bancaria e la determinazione con cui il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha assicurato ogni intervento per salvaguardare la stabilità dell’euro. Oggi c’è la consapevolezza che la crisi greca è circoscritta alla Grecia stessa».
Ministro, torniamo in Italia. Renzi ha confermato che la local tax slitterà al 2016. Eppure ci sarebbe tempo per far partire la riforma già nel 2015. Perché non lo si fa?
«Perché noi vogliamo fare un intervento che abbracci non solo le imposte sugli immobili, Imu, Tasi e Tari, ma anche, ad esempio, le addizionali Irpef. Arrivare a un’imposta unica è un processo complicato, vogliamo evitare che ci siano sistemi confusi in futuro e per questo ci prendiamo il tempo necessario».
Passiamo al pubblico impiego. È favorevole o contrario all’estensione del Jobs act al pubblico impiego?
«La questione non va posta così. C’è una riforma della pubblica amministrazione in Parlamento. In quella sede si farà ciò che è necessario per aumentare l’efficienza».
Le chiedo due chiarimenti sulle pensioni. L’Inps è in attesa di due via libera dal suo ministero (oltre che dal Lavoro). Il primo sul montante contributivo, che per la prima volta a causa della recessione dovrebbe essere svalutato. L’Inps ha sospeso la svalutazione, salvo diverso avviso del governo. Il secondo chiarimento riguarda le donne che vogliono andare in pensione a 57 anni con 35 di contributi ma col calcolo contributivo. L’Inps ha riaperto i termini per presentare le domande anche nel 2015. Ma anche qui serve il suo avallo.
«Stiamo valutando entrambe le questioni. Sulla prima voglio sottolineare che la svalutazione riguarderebbe un solo anno e verrebbe subito riassorbita negli anni successivi perché la lunga recessione sta per finire. Tendenzialmente è bene non cambiare le regole sulle quali si fonda la credibilità delle riforme fatte. In ogni caso, prima di decidere, su entrambe le questioni ci confronteremo con il nuovo presidente dell’Inps, Tito Boeri, persona esperta del settore».
Ministro, che effetto le fa essere tra i candidati al Quirinale?
«Le faccio tanti auguri per il nuovo anno e la saluto».
Auguri, ministro.