Ancora un presunto stupro ai danni di una passeggera da parte di un autista di Uber. Questa volta a Boston dove un dipendente della società è stato accusato di sequestro e violenza sessuale. La notizia arriva lo stesso giorno in cui l’azienda rende noto il suo impegno sul fronte di una maggiore sicurezza. Della violenza di Boston, che risalirebbe al 6 dicembre scorso, help ma di cui si è saputo solo in queste ore, è sospettato il 46enne autista Alejandro Done, si dice innocente. Uber promette da parte sua un salto di qualità in materia di sicurezza dopo il presunto stupro di una donna in India sempre da parte di un autista. E ha pubblicato un post in cui illustra la sua road map per la sicurezza dei passeggeri.
Tra le misure, spiega la società, lo sviluppo di tecnologie per verificare gli autisti attraverso il riconoscimento biometrico.
“Il recente, tragico evento in India ci ricorda che la migliore sicurezza possibile deve essere una ricerca costante”, si legge nel post. Accanto alla ricerca per controllare i conducenti attraverso i parametri biometrici, l’azienda sta cercando nuovi sistemi, inclusa la macchina della verità, per fare verifiche sul passato degli autisti in quei paesi dove non è facile accedere alle fedine penali. Operativo in 260 mercati, e con un milione di corse quotidiane all’attivo, Uber è sotto la lente d’ingrandimento in diversi paesi per problemi che vanno dalla sicurezza dei passeggeri alla concorrenza con i tassisti. Le attività della compagnia sono state bloccate in diversi luoghi, da Las Vegas a Francoforte, dalla Spagna all’India. Sulla società pendono inoltre due cause civili a San Francisco e Los Angeles.