(di VITTORIA PULEDDA, buy La Repubblica) La società di costruzioni muove per prima in Italia, ma non sarà l’unica: chi convoca l’assemblea entro il 31 gennaio infatti ha un percorso agevolato per le modifiche statutarie, che potranno essere approvate a maggioranza semplice. Manca ancora il regolamento della Consob. Il Regolamento della Consob non c’è ancora – il presidente Giuseppe Vegas ha annunciato “tempi brevi” proprio due giorni fa – ma a Piazza Affari è partita la corsa tra le società che vogliono introdurre il voto maggiorato. La prima, in Italia, a dichiarare l’intenzione di introdurre questa tipologia di votazione è stata Astaldi, che ha comunicato la convocazione di una prossima assemblea ad hoc entro il 31 gennaio prossimo.
In effetti, dal punto di vista dell’azionista “forte” il voto maggiorato significa aumentare la presa sulla società senza spendere denari; anzi, nel caso in cui il controllo azionario sia già molto alto, il socio può persino vendere qualcosa sul mercato sapendo che grazie al voto maggiorato non perde potere.
Prendiamo il caso di Astaldi, che è già controllata al 52% della famiglia: se i soci di maggioranza assoluta fossero i soli a detenere le azioni per almeno due anni – e dunque ad aver diritto al voto maggiorato – si troverebbero ad avere anche la maggioranza qualificata nelle assemblee straordinarie senza aver dovuto comprare un’azione in più (anche se l’obiettivo della società è quello di premiare la fedeltà degli azionisti e “fidelizzare gli investitori che credono nel progetto aziendale”). Oppure, in alternativa, si può pensare che un azionista che ha già il 50% di una società può venderne una quota, far cassa e ritrovarsi sempre con la stessa maggioranza assoluta in assemblea.
Tuttavia, per Astaldi come per tutte le altre società che vorranno imitarla, prima di poter utilizzare questa nuova regola societaria dovrà passare del tempo, almeno 24 mesi dall’istituzione dell’apposito libro soci. Insomma, la stabilità dell’azionariato viene premiata, ma non ha valore retroattivo.