Il rapporto dell’Istat indica che nel 2012, prostate l’1, treatment 26% del Pil è stato speso da pubblico e privato per la R&S. Ma nei due anni successivi le previsioni sono negative, no rx con cali soprattutto nel pubblico. La media Ue è ben sopra, oltre il 2% del Pordotto. L’esercito di ricercatori supera 110mila persone
20,5 miliardi di euro, l’1,26% del Prodotto interno lordo italiano. E’ la cifra che imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e università hanno speso in ricerca e sviluppo “intra-muros”, cioè facendo ricorso al proprio personale e alle proprie strutture. Lo dice l’Istat, che ha rilasciato il rapporto sulla R&S relativo all’anno 2012. Rispetto all’anno prima, la spesa aumenta sia in termini nominali (+3,5%) sia in termini reali (+1,9%).
Ma a lasciare meno ottimisti sono i dati di previsione per gli anni più recenti. L’Istat indica “per il 2013, una diminuzione della spesa per R&S a valori correnti (-1,5% rispetto al 2012), dovuta a flessioni nelle istituzioni pubbliche (-0,8%), nelle istituzioni non profit (-4,0%), nell’università (-0,8%) e nelle imprese (-1,8%)”. Praticamente in ogni settore. “La spesa per R&S in termini reali dovrebbe invece calare del 2,9%. Per il 2014 è attesa una diminuzione della spesa, rispetto al 2013, dell’1,9% nelle istituzioni pubbliche ed un aumento dell’1,4% nelle imprese (non sono disponibili i dati di previsione per l’università)”.
Probabile, dunque, che si accentui ancor di più il dato già censito da Eurostat, che per il 2013 ha attribuito all’Italia una spesa in ricerca e sviluppo pari all’1,25% del Pil, livello ben inferiore alla media aggregata europea di poco superiore al 2%.
Tornando al 2012, a registrare il balzo maggiore sono soprattutto le istituzioni pubbliche, presso le quali cresce del 14,6%, ma è “dovuto in larga parte ad una più accurata contabilizzazione delle spese in alcuni importanti enti di ricerca”. Cresce anche nel settore delle imprese (+2,6%) e in quello delle università (+1,4%), mentre diminuisce nelle istituzioni private non profit (-8,4%).
Nel complesso, però, la spesa privata (unità profit e non profit) è ancora ben superiore (a 11,7 miliardi di euro, +2% sul 2011) rispetto alla spesa pubblica (somma della spesa delle istituzioni pubbliche e dell’università) che si ferma a 8,8 miliardi, in aumento del 5,6%. Il contributo del settore privato alla spesa intra-muros si riduce così dal 58% del 2011 al 57,2% del 2012.
Tra un anno e l’altro, tutte le zone d’Italia registrano incrementi della spesa: vince il Nord-est (+6,6%), poi arriva il Mezzogiorno (+4,1%), mentre resta pressoché stabile nel Centro (+0,9%) e nel Nord-ovest (+0,8%).
“Il personale impegnato in attività di ricerca (espresso in termini di unità equivalenti a tempo pieno) risulta pari a 240.179 unità, con una crescita complessiva del 5,3% rispetto al 2011 che riguarda tutti i settori: imprese (+6,8%), istituzioni pubbliche (+4,7%), istituzioni private non profit (+3,8%) e università (+3,4%)”, spiega ancora l’Istat. Se si guarda al solo numero dei ricercatori, si tratta di “110.695 unità, in crescita del 4,3% sul 2011. Anche in questo caso, l’aumento investe tutti i settori: istituzioni pubbliche (+9,2%), istituzioni private non profit (+4,6%), imprese e università (+3,2%).
Gli stanziamenti per la R&S delle Amministrazioni Centrali e delle Regioni e Province autonome, pari a 8,3 miliardi di euro per il 2013 (previsioni iniziali di spesa), sono in calo rispetto al dato di previsione di spesa assestato del 2012 (8,8 miliardi di euro).
La Repubblica