“Ho il sospetto che chi immagina la riforma migliore, voglia in realta’ conservare l’esistente”. Cosi’ Monica Maggioni, pharm direttore di RaiNews24, nel corso dell’audizioone in commissione di vigilanza Rai, promuovendo – di fatto – il progetto del direttore generale Luigi Gubitosi di rimettere mano al sistema news dell’azienda di viale Mazzini. Per Maggioni, “finalmente ci si muove e uscire dell’immobilismo e’ fondamentale in questo momento per la Rai”. Restare fermi “e’ decidere che la Rai deve essere sempre piu’ residuale, usare le risorse dei cittadini per farsi concorrenza all’interno, perche’ avere quattro strutture di news concorrenziali e non coordinate vuol dire concorrenza interna”.
Il direttore del canale all news della Rai ha anche precisato che quella ipotizzata non e’ una riforma sua, “non l’ho scritta io”, anzi “non e’ quello che forse avrei pensato”, e pero’ per l’appunto “finalmente ci si muove e uscire dell’immobilismo e’ fondamentale” per l’azienda. In vigilanza c’e’ chi evidenzia che dare vita a due newsroom – l’una accorpando Tg1, Tg2 e Rai Parlamento, l’altra accorpando invece Tg3, RaiNews, Tgr e Ciss, la sezione meteo e quella web, e che le indiscrezioni di questi giorni dicono potrebbe essere proprio affidata alla stessa Maggioni – rischia di mettere in discussione un elemento distintivo come il pluralismo. Ma il direttore di RaiNews24 ha replicato che ad esempio in Gran Bretagna la Bbc ha si’ una newsroom unica ma questo non impedisce che marchi ed autonomie editoriali dei soggetti di riferimento restino salvaguardati. La chiave di volta sta – secondo la Magigoni – nell’autorevolezza editoriale, e’, quella che determina il pluralismo. Lasciare che i tre tg delle rete generaliste – Tg1, Tg2 e Tg3 – continuino ad avere la netta riconoscibilita’ cui gli italiani sono abituati, ma anche incidere sulla razionalizzazione dei flussi dell’informazione e delle risorse. Non e’ certo che questa sia la risposta migliore all’esigenza di riforma delle news, pero’ – in sostanza – non si puo’ neanche stare a rimorchio di chi parla di una ricetta “migliore, globale”. Infatti “sognare la riforma di tutte ti porta a conservare l’esistente, quindi una Rai immobile, pesante, tanto piu’ nel momento in cui competitor stranieri, aggressivi, veloci, si muovono nel nostro mercato con una spregiudicatezza senza precedenti”. (E il piano del dg di viale Mazzini e’ qualcosa che procede nella “buona direzione” perche’ “risponde a logiche internazionali”. Senza dimenticare che ottimizza le risorse: “Nove troupe sullo stesso avvenimento vogliono dire 7-8 storie non raccontate, 7-8 possibilita’ buttate via, pero’ pagate dai contribuenti”. Nella visione di Maggioni, la prima newsroom – quella a vocazione generalista – e’ da destinare alla produzione di qualita’, “con un tg in grado di orientare il Paese e dotato di tutti i mezzi per un racconto di eccellenza”, l’altra invece “consentira’ di mantenere l’identita’ del Tg3 inserendolo in un contesto in cui l’ottica glocal determina le scelte”. E se proprio si deve parlare di riorganizzazione, allora coinvolgere anche le reti, “in modo che ci si attenga di piu’ ai giornalisti Rai per fare approfondimento di rete” e creando “nuovi sistemi di verifica dei fatti, luoghi dove si fanno piu’ inchieste. Quando la tv, e prima o poi accadra’, sara’ sgretolata in termini di audience, quello che rimarra’ sara’ la nostra credibilita’ e affidabilita’”. A proposito invece di pluralimo, Maggioni ha sottolineato nel suo intervento che “e’ un incubo” doverlo misurare con il cronometro. A giudizio del direttore non e’ pensabile che un canale all news debba preoccuparsi di governare il pluralismo guardando la lancetta.