Preoccupano le possibili ritorsioni della Russia che minaccia di sequestrare gli asset stranieri in risposta alle sanzioni occidentali. Londra vota oggi sull’intervento armato contro l’Isis. Tra le materie prime salgono le quotazioni del metallo giallo, bene rifugio per eccellenza. Spread a 140 in attesa dell’asta Bot da 7 miliardi
Le Borse europee provano a rialzare la testa dopo la sedua pesante di ieri e nonostante la battuta di arresto segnata da Wall Street che ha mandato in archivio la peggior giornata dallo scorso 31 luglio. A pesare sul sentiment degli investitori sono le tensioni internazionali, dalla Russia che minaccia di sequestrare gli asset stranieri in risposta alle sanzioni dell’Occidente, alla guerra all’Isis: oggi Londra vota sull’intervento armato. Sullo sfondo preoccupa sempre la situazione macroeconomica del Vecchio continente che fatica a far partire la ripresa nonostante gli interventi straordinari della Bce di Mario Draghi.
Preoccupa, però, il costante calo della fiducia dei consumatori. In Germania l’indice elaborato da Gfk mostra un calo a 8,3 punti, ad ottobre, dagli 8,6 precedenti e contro attese per un calo più contenuto a 8,5. La fiducia dei consumatori francesi, invece, resta ferma a settembre sugli 86 punti registrati ad agosto. L’indicatore, in linea con le attese, resta ben al di sotto della media di lungo periodo (100 punti) mostrando come le famiglie francesi restano pessimiste e la percezione che hanno del loro futuro e del paese continui a peggiorare leggermente. L’euro, intanto, apre sopra 1,27 dollari, sopo essere sceso ieri a un minimo da 22 mesi sotto quota 1,27 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,2740 dollari, euro/yen a 138,90, dopo un minimo da due settimane a 138,39 e dollaro/yen a 109,03.
In questo contesto a Milano Piazza Affari è invariata come gli altri listini europei. Lo spread è in lieve rialzo a quota 140 punti con i titoli italiani che sul mercato secondario trattano al 2,35% in attesa dell’asta Bot in programma oggi: il Tesoro offre in asta titoli a sei mesi per un totale di 7 miliardi.
In mattinata la Borsa di Tokyo ha chiuso in calo, dopo la frenata di Wall Street. In discesa i titoli dell’export perché lo yen ha smesso di indebolirsi. L’indice Nikkei arretra dello 0,88% a 16.229,86 punti. Gli investitori hanno dovuto digerire anche la frenata dell’inflazione che ad agosto si è fermata al 3,1% dal 3,2% di luglio e dal 3,3% di giugno. Al netto degli incrementi dell’Iva iniziati ad aprile l’inflazione è salita solo dell’1,1% ad agosto dall’1,3% di luglio.
Ieri sera, Wall Street ha chiuso in forte perdita archiviando la peggiore seduta dal 31 luglio tra dati macro deludenti, tensioni internazionali e timori per la crescita globale. In particolare gli investitori stanno considerando la possibilità che la Russia faccia seguito alla minaccia di sequestrare gli asset stranieri nel paese come ritorsione verso l’imposizione delle sanzioni. Dopo le operazioni di compensazione, il Dow Jones ha perso l’1,54% a 16.945,80 punti, il Nasdaq l’1,94% a 4.466,75 punti e lo S&P 500 l’1,62% a 1.965,99 punti. Apple è stata la principale responsabile del calo del Nasdaq chiudendo in perdita del 3,81% dopo essere stata costretta a ritirare l’aggiornamento del sistema operativo ios 8 perchè difettoso, a meno di una settimana dal lancio del software.
Sul fronte delle materie prime, le quotazioni del petrolio sono in calo sul mercato after hour di New York dove i contratti sul greggio Wti con scadenza a novembre, perdono 6 centesimi e vengono scambiati a 92,47 dollari al barile mentre il brent rimane fermo a 97 dollari al barile. Gli scambi archiviano la terza settimana di prezzi in calo sulle previsioni di un aumento delle forniture dal Medioriente, nonostante il conflitto in Siria. Le quotazioni dell’oro sono in aumento proprio a causa della tensioni internazionali: il lingotto con consegna immediata guadagna lo 0,4% a 1.226,9 dollari l’oncia.
di GIULIANO BALESTRERI
La Repubblica