Diffusioni giù del 5, 2%, ricavi pubblicitari in calo del 19%
Il 2013 conferma la crisi dell’editoria in Italia e dei quotidiani in particolare, che per il settimo anno consecutivo diffondono sempre meno copie: sono infatti 3,72 milioni quelle vendute l’anno scorso in media al giorno, in calo del 5,2% rispetto al 2012, 204.193 copie in meno, dato stimato su un campione di 59 testate.
E, se il confronto si fa con il 2011, a essere andate in fumo sono 500 mila copie, senza considerare la débâcle della stampa gratuita (oggi sopravvivono solo due testate, Metro e Leggo). Non danno conforto nemmeno le inserzioni pubblicitarie che, vista la crisi generalizzata, fanno segnare per i quotidiani una contrazione nel 2013 del 19%, attestandosi sui 823 milioni di euro. Il mercato nel suo complesso ha lasciato sul terreno il 12%, pari a 5,9 miliardi di euro.
«Peggio di ieri, meglio di domani» è la definizione data dal Rapporto sull’industria dei quotidiani in Italia realizzato da Asig (Associazione stampatori italiana giornali) e dall’Osservatorio tecnico Carlo Lombardi per i quotidiani e le agenzie di informazione. Durante la due giorni «Wan-Ifra Italia 2014», organizzata ieri a Padova e in calendario fino a oggi, il confronto coi mercati esteri è presto fatto: in Francia, realtà simile a quella tricolore, la diminuzione è dello 0,43%.
Di fronte al trend negativo italiano, le speranze del settore sono tutte rivolte al digitale, che lo scorso giugno contro lo stesso mese 2013 ha incrementato la sua diffusione del 72% con 473 mila copie. In termini percentuali sulla diffusione utile (vendite cartacee, abbonamenti pagati, vendita copie digitali), il digitale copre però il 12% contro l’80% delle vendite in edicola e l’8% degli abbonamenti a pagamento. Tra digitale e carta, in media i lettori di quotidiani sono quasi 20,6 milioni, neanche il 40% della popolazione.
Sempre a proposito di fonti di ricavo, non solo quella pubblicitaria cala, ma diminuisce anche il peso dei quotidiani nel paniere della spesa degli investitori, a vantaggio di altri mezzi: i giornali riducono la loro quota al 15%, la televisione sale al 60% mentre supera l’8% internet che, secondo il rapporto, «si avvia entro il 2014 a superare i periodici al terzo posto tra i mezzi pubblicitari». Nei primi sei mesi del 2014, i ricavi pubblicitari dei quotidiani sono scesi del 10,1%, sotto i 381 milioni di euro. Unica consolazione, come già annunciato a giugno al convegno Wan-Ifra di Torino, le stime prevedono una stabilizzazione delle raccolte dei quotidiani progressivamente da qui al 2017.
In sintesi quindi, il totale dei ricavi dei quotidiani è sceso del 12% nel 2013, per 2,3 miliardi di euro. Il margine operativo lordo delle aziende editoriali della Penisola passa ai -109,7 milioni di euro dai -33,4 milioni del 2012 mentre le perdite delle case editrici quotate sono pari a 72,1 milioni di euro al 30 giugno scorso contro i -125,4 milioni di euro del primo semestre 2013.
Per uno sguardo completo sul mondo dei quotidiani, infine, non va dimenticato che la crisi coinvolge le redazioni e anche la fase industriale di stampa dei quotidiani. Così hanno chiuso 5 centri stampa e ne rimangono 72 in attività rispetto al 2013. La capacità produttiva ha perso il 6% tra il 2014 e il 2013 mentre il numero dei poligrafici impiegati a fine 2013 è diminuito di 419 lavoratori in confronto all’anno precedente.
Italia Oggi