SO CHE VI STUPIRO’ MA
HO AVUTO SOLO TRE UOMINI
IL PRIMO AMORE FU IL MARITO UMBERTO, ARISTOCRATICO E INDUSTRIALE. IL SECONDO FU RENATO GUTTUSO (“DI UN EROTISMO AL LIMITE DELLA PORNOGRAFIA”). IL TERZO LUCIO MAGRI (“INFELICE PERCHE’ NON ERA STATO AL FIANCO DI CHE GUEVARA,MA NON ERA COLPA MIA”). A SETTANT’ANNI LA REGINA DEI SALOTTI RACCONTA A “SETTE” LA SUA EDUCAZIONE SENTIMENTALE.
Intervista di Cesare Lanza su “Sette”
Subito mi guarda con ironia.
“Le emozioni amorose? Alla mia età! Non ricordo, non ricordo. E chissà come si fa, l’amore. Sembra di ricordare che una si sdraia e aspetta…”
Marta Marzotto mi riceve all’Hotel Inghilterra, a Roma. E’ felice. Ha appena ritrovato una croce di smeraldi, di notevole valore, perduta nell’albergo. L’ha ritrovata un americano. “L’ho anche guardato di storto, tanto ero in pena, poverino, come se me l’avesse portata via lui. La verità è che sono troppo affezionata a questa croce. Me l’ha regalata Massimo Gatti per i miei settant’anni…”
Stiamo girando per le salette dell’albergo, alla ricerca di un angolo adatto. Le ho detto che vorrei frugare nei suoi ricordi intimi, senza ascoltatori indesiderati. Finalmente ci accomodiamo in un divano, lontani da tutti. Sono i giorni della moda e Marta è ricercata, più che mai. E’ un po’ amareggiata. Rocco Barocco le ha chiesto di sfilare, here per festeggiare il suo compleanno, e lei ha acconsentito con entusiasmo. Ma si capisce che le sarebbe piaciuto un riconoscimento istituzionale da un mondo a cui ha dato tanto. Secondo il suo stile, Marta Marzotto salta di argomento in argomento, senza connessioni.
– Un attimo, Marta, un attimo. Seguiamo il nostro tema. Chi è Massimo Gatti? Un innamorato nostalgico?
“Macchè: un grande amico su cui posso contare. Generoso. Tenerissimo. Pensa che, quando andiamo alle aste per beneficenza, io mi tolgo tutti i gioielli di dosso e lui li acquista. Li acquista all’asta ad uno ad uno. Poi, naturalmente, me li restituisce, me li regala. Me li avrà regalati cento volte. Ah, certo, non potrei vivere senza i miei gioielli.”
– A proposito, auguri per i settant’anni.
“Li ho compiuti il 24 febbraio, ed è una festa continua. Torte ogni giorno. E quanti regali. Adoro i regali. Le sorprese. Caroline Chopard mi ha regalato un orologio con due pesciolini di brillanti. Riccardo Olivieri, un altro amico, un imprenditore, un cellulare a vita. Che vuol dire a vita? Che la bolletta arriverà per sempre a lui, per sempre, sempre. Un pensiero meraviglioso. Anche se io cerco di fare telefonate brevi, si capisce.”
– Marta, per favore, seguiamo un canovaccio. Ti ho invitato a parlare di rapporti
di amore.
“E allora voglio stupirti. Eccoti un ricordo di quanto avevo quattro anni. Non ti stupisce che una donna di settant’anni, con una vita abbastanza intensa, mantenga un ricordo di infanzia?”
– Dipende dalla qualità del ricordo.
“La mia prima emozione amorosa. Il mio primo innamoramento. Al mio paese, ad Albinea, in Emilia. Ricordo le scenate che facevo: piangevo, graffiavo… Per gelosia. Ero innamorata persa, a quattro anni, di un sagrestano alto bello e biondo, fidanzato con mia cugina. Poi lui mi prendeva in braccio, per consolarmi, mi faceva ballare e io mi calmavo, andavo in estasi.”
– Traduzione: una vocazione alla gelosia?
“Una vocazione alle passioni. Gelosia? Certo, come tutti, sono anche gelosa. Ma, per chiarezza, ti dico subito una cosa: ho suscitato più gelosie di quanto sia stata gelosa io.E certamente sono stata più amata di quanto io non sia riuscita ad amare io.”
– Ecco: a mia volta ti dico subito che vorrei intervistarti su tutti i tuoi amori, dal sagrestano in poi.
“Tutti i miei amori! Parli come se dovessimo prendere l’elenco telefonico. E allora voglio stupirti un’altra volta: io, in vita mia, ho avuto solo tre uomini. E tutti lo sanno: Marzotto, Guttuso e Magri.”
– Questa, Marta, è una notizia. Anzi, una clamorosa notizia, direbbe un giornalista sportivo. Fammi capire, in che senso tre uomini soltanto?
“Nel senso che pensi tu!”
– E tutti i flirt che ti sono stati attribuiti? I pettegolezzi, le indiscrezioni sui giornali, nei salotti?
“Quella è panna montata, a volte anche divertente. Ma sfido chiunque a sostenere seriamente, a dimostrare che io abbia avuto altri amori. La verità è che io sono sempre stata molto difficile, in amore. Timida e difficile.”
– Spiegami.
“Cosa posso dirti. Intanto, bisogna inquadrare le cose nel loro tempo. Andando
alle radici. Io ero una ragazza povera, poverissima. Ed ero tesa a conquistare il mio posto al sole. Una ragazza non stupida, ai miei tempi, per prima cosa difendeva, come si diceva, la sua virtù. Per di più…”
– Per di più?
“ Ero, come tante, molto seria. Ma, per di più, a parte l’educazione, io non
sono mai stata incline alle espansività… Ad esempio, non mi è mai piaciuto baciare. Baciare è un atto di definitiva intimità. Baciare bocca sulla bocca, con la lingua: è una cosa importante. Senza amore, la sola idea della lingua mi ha sempre fatto schifo. I baci sono un traguardo molto intimo. Certo i baci sono importanti dovunque: sul collo, sul seno, sulla nuca… Ma un bacio in bocca è un punto di arrivo.”
– Consentimi di dire che si tratta di rivelazioni inaspettate.
“La semplice verità è che, per me, non può esistere un atto sessuale senza sentimento. Impensabili atti sessuali senza il cervello, la mente, le fantasie.”
– Cominciamo, allora, da Umberto Marzotto.
“Era il principe azzurro. Io, a quindici anni, già facevo sfilate ed ero molto corteggiata. Allora non si parlava di top model, ci chiamavano mannequin volanti. Ero alta, lunga, forse la ragazza più alta di Pavia… La moda francese si imponeva. Da noi cominciavano a delinearsi nomi che poi sarebbero diventati famosi: Biki, Germana Marucelli, Jole Veneziani a Milano, a Roma Schubert, Giorgini, Irene Galitzine. Ero poverissima, la povertà particolare del primo dopoguerra. Pensa: una volta qualcuno ci regalò un chilo di pane e io, mia mamma e mia sorella lo mangiammo, lo sbranammo in cinque minuti, fino a sentirci male. Abitavo a Mortara, per andare a scuola e poi per lavorare viaggiavo in littorina – così si chiamava – in terza classe. Umberto arrivò come l’angelo salvatore: aveva tutto quello che una ragazza può sognare, biondo, occhi azzurri, intelligente, colto, sportivo. Un nobile. E correva in auto, credo che un record di una corsa sulle Dolomiti sia ancora suo. L’uomo dei sogni.”
– Era, anche, molto ricco.
“E io ero sinceramente innamorata. Come già ti ho detto, cercavo il mio posto al sole: non sapevo bene cosa volevo dalla vita, ma questo traguardo mi era chiaro. Uscire dalla mia condizione sociale, la condizione dei paria. E tuttavia di Umberto Marzotto mi innamorai: abbiamo fatto cinque figli insieme. Scusami, se avessi voluto il patrimonio dei Marzotto, un figlio solo sarebbe bastato, o no?”
– Stabiliamo qualche punto di riferimento: Marzotto, il primo amore. Consentimi:
vergine al matrimonio?
“Al matrimonio no. Per Marzotto, sì.”
– Come andò?
“Ci sposammo nel ’54. Ma, prima, lui mi fece fare viaggi bellissimi. Ricordo il
primo, stupendo, a Cortina, un altro sul Nilo, su una barca che si chiamava Enotria.”
– Una stagione matrimoniale felice?
“Ero gratificata, stavo bene, senza pensieri. Soffrivo di gelosie, ma cercavo di perdonare, ero complice. Lui aveva grande classe, era tenero… Con lui scoprii il vero sesso. Ed ero entrata in un mondo dorato. Ti ripeto: la mia, all’origine, era una famiglia di mezzadri. Il papà, un manovale delle ferrovie, che verificava e controllava i bulloni lungo i binari. La mamma, un’operaia, alla Marzotto.”
– Quasi una rivincita sociale.
“Se vuoi immiserire così. Ma anche un grande amore. Finchè durò.”
– E i problemi? Le infedeltà…?
“ Diciamo così. Ma se il Padreterno ci avesse voluto fedeli, ci avrebbe fatto
fedeli.”
– Te lo chiedo con animo laico: ti sembra giusto affibbiare al Padreterno i problemi coniugali?
“Insomma, voglio dire, è la vita. Umberto era un uomo tenerissimo. Ma mi mollava. Era molto generoso, ma quando ero incinta e poi nasceva uno dei nostri figli, io restavo ad allattare, a casa, e lui partiva, a Cortina, a caccia a Dubrovnik… Fino al giorno in cui scoprii un suo tradimento, con una delle mie migliori amiche. Fu un trauma.”
– E quando Renato Guttuso entrò nella tua vita?
“Lo conobbi l’anno in cui nacque il mio primo figlio, Vittorio. Fu l’anno in cui Guttuso vinse il premio Marzotto: a una cena in casa di Rolly Marchi, che si occupava di vendere i suoi quadri. Eravamo seduti spalla a spalla. Vidi un quadro bellissimo ed esclamai: io questo lo voglio! E una voce bellissima alle mie spalle: daglielo, Rolly. Chissà, forse era un regalo. Ma Rolly me lo fece pagare. Com’era giusto.”
– E poi?
“ Passò tanto tempo. Tanti anni. Un giorno in cui Graziella Lonardi mi
obbligò a telefonargli: voleva che glielo presentassi, per acquistare un suo quadro, in realtà, credo, per conoscerlo. Ma, prima, ricordo un emozionante incontro con Valerio Zurlini: una mezz’ora di magia, di conversazione brillante, effervescente. Poi scese la moglie, Mimise… Una doccia fredda. All’improvviso i due uomini cambiarono: due mummie. Uscendo, Valerio mi disse una cosa profetica: Mimise, disse, non mi perdonerà mai di averti portato qui. Dopo una settimana, ero a Cortina, lui mi fece avere il suo primo regalo: il ritratto della mia faccia, con i soli lineamenti.”
– Torniamo all’incontro fatale.
“Scendo a Roma in vacanza, ospite dei genitori di Sandra Carraro. E Graziella mi obbliga a telefonargli. Risponde il fedele Rocco, voce da scimmia, pescatore di Scilla: il maestro non c’è. E io ero contenta, avevo provato a fare questa cortesia alla mia amica, e la cosa era finita lì. Invece passano trenta secondi e squilla il telefono. Contessa… Maestro… Non mi chiami maestro… E lei non mi chiami contessa…!”
– Cominciò così.
“Mi diede il primo bacio, quando lasciammo la casa. All’improvviso, sulla bocca. Mentre Graziella era lontana. Non ricordo se lo restituii. Ero emozionatissima.”
– Com’era, Guttuso?
“Era un uomo da corteggiamento all’antica. Mi scrisse subito decine di lettere fermo posta, ad Orbetello. Con frasi irresistibili: nuvola bionda, dove sei? Negli anni, poi, mi scrisse migliaia di lettere. Scriveva tutto di sé. Descriveva minuziosamente i suoi stati d’animo. Gelosie, arrabbiature, desideri… Dopo aver fatto l’amore, un’ora dopo soltanto, ricevevo lettere in cui ripercorreva il nostro rapporto, nei particolari. Io mi turbavo e mi stupivo. Mi veniva la pelle d’oca. Sono io, davvero, ad aver fatto tutte quelle cose lì? E dopo una settimana, se rileggevo, tutto mi sembrava ridicolo. Voglio dire
che l’intimità è un mistero, inavvicinabile da noi stessi, i protagonisti. Quanto ho pianto, quando alcune di queste lettere, dopo la sua morte, furono pubblicate da un settimanale, proposte brutalmente alla curiosità della gente.”
– La storia con Guttuso cominciò anche per vendetta verso il tradimento di Umberto Marzotto?
“No. Cominciai un paio di anni dopo. Ma provai un terribile dolore per quell’episodio: sono cose che lasciano il segno.”
– Quale differenza, tra Marzotto e Guttuso?
“Umberto mi aveva sedotto con il suo fascino. E per il fisico. Di Renato mi innamorai per la mente: era un incantatore di serpenti, pieno di erotismo, al limite con i confini della pornografia, ma ricco di sottigliezze, di sfumature…A volte c’era imbarazzo. Ti ho già detto, forse, che al fondo sono insicura, timida. Aggredisco per piacere. Ma la passione che Guttuso mostrava per me mi rendeva pazza di gioia, ero delirante.”
– Dove vi incontravate?
“La prima casa ci fu prestata dal suo gallerista Romeo Toninelli, in piazza di Spagna. Una casa straordinaria: un grande letto in mezzo a un museo moderno, Chagall, Picasso… Esplose subito una passione mai serena, due pugnali che si massacrano, due pugili su un ring fino a quando uno non si arrende, stremato…”
– Rimpiangi la passione?
“Senza passione non si vive, però se la passione non finisce in fretta non puoi
vivere con 42 di febbre: è distruttiva, fa male.”
– E cosa stabilisce, nella passione, un’affermazione di sé?
“Guttuso era onirico, inseguiva sogni e incubi. Non dipingeva se non sentiva la mia voce. Mi faceva sentire dovunque e comunque con lui.”
– Spiegami.
“ Che so… Mi chiedeva cose curiose, se ero lontana: voleva dipingere fiori e io
gli spedivo i cataloghi di Sgaravatti, e si ispirava così. Poi, nei quadri pieni di gente, come quello per i funerali di Togliatti, mi metteva dovunque: irriconoscibile per chiunque, ma io e lui sapevamo dov’ero.”
– Geloso?
“Molto.”
– Sensuale?
“Sfrenato. Ma non chiedermi particolari, non sono il tipo. Cuore e cervello, questo era il sesso con Renato. Per lui la passione non finì mai. Forse perché non poteva avermi. Gli sarebbe piaciuto vivere almeno qualche settimana con me, invece al massimo avemmo la possibilità di stare insieme, di seguito, due giorni, durante un viaggio a Mosca.”
– Tuttavia, com’è noto, tutti sapevano.
“Sì, tutti sapevano. Nelle mie storie, anche quando arrivò Magri, tutti sapevano tutto. Non c’erano slealtà.”
– Prima di arrivare a Magri, vorrei insistere. A rischio di apparire maleducato. E’ difficile pensare che non ci siano stati altri uomini, davvero, nella tua vita.
“Che vuoi sapere? E’ così. Io amo sedurre, piacere. E’ una mia identità, forse per insicurezza. Parlo con te, che mi stai intervistando, e voglio piacere a te. Prendo un taxi e voglio piacere al tassista. E così con tutti. Ma tutto si ferma lì. Coriandoli. Fiori che non colsi. Perché fare i nomi? Sarebbe indelicato, sono vecchi signori ormai tanto lontani da quelle infatuazioni. Ero bella, giovane, corteggiata… Mi piaceva piacere, ma sapevo resistere. Dice bene Busi: Marta di professione è Marta, cioè fa la simpatica, ha voglia di piacerti. Però oggi, di fronte alla tua smisurata curiosità, potrei anche lasciarmi andare a una confidenza.”
– Quale?
“Ho qualche esitazione. Perché lui non ha mai saputo niente, sono certa che non abbia mai immaginato niente. E spero che non si dispiaccia per questa rivelazione. La verità è che ero pazza di lui. E avrei lasciato chiunque, per lui.”
– Chi?
“ Pietro Ingrao.”
– E a quando risale, questa passione segretissima?
“Agli anni ottanta.”
– E quindi, diciamolo ancora per l’ultima volta, i tuoi uomini sono stati solo tre.
“Importanti, importantissimi. Ma solo tre. Senti, una volta Adele Cambria e Dario
Bellezza mi portarono in un covo di femministe. Ostili. Mi aggrediscono perché io faccio questo e quello e sono scandalosa, e quest’altro, e quest’altro ancora… Poi prendo la parola e dico: insomma, che volete da me? Forse sono un’allumeuse. Ma in fondo ho avuto tre uomini nella mia vita e li ho amati tantissimo, cosa c’è di male?”
– E loro?
“Silenzio improvviso in sala, poi una di loro, simpatica, dice: tre soltanto in una vita? Ne ho avuti più io in una settimana! Risate. Urla. E il ghiaccio si ruppe.”
– Arriviamo a Magri. Da un amore a due, da due a tre. Contemporaneamente.
“Come ti ho detto, tutti sapevano tutto. Renato mi scrisse una lunghissima poesiola, che cominciava con: “Ave Martina, madre di Dia…” e finiva con “ma liberaci dal Magri e così sia.”
– Com’era?
“ Un formidabile rivoluzionario da salotto, Magri. Guai se per il gigot d’agneau non c’erano il purè di mele e la salsa di menta: non ci si poteva sedere a tavola. O se i chicchi di caviale non erano g-g-g… grossi grani grigi.”
– Sento il perfido profumo del sarcasmo.
“Fu di un’abilità diabolica, nell’accendermi. Chissà, psicologicamente, la castellana voleva prevalere sulla Castellina. Penso che lui sia stato fedele soltanto a Luciana. Per il resto, si sentiva in dovere di andare a letto con chiunque.”
– Com’era?
“Bello, intelligentissimo e infelice. Forse perché ce l’aveva con il mondo: rimproverava al mondo intero il suo sogno di essere a fianco di Che Guevara. Impossibile fargli capire, per quanto mi riguarda, che non era colpa mia.”
– Durò molto anche questa terza storia.
“Dieci anni. Dormivamo abbracciati, quasi senza respirare. Voleva un figlio da me. Ma non potevo accontentarlo.. Lui in fondo amava solo se stesso, il resto era tutta una posa plastica.”
– Puoi definire in tre sole parole i tre uomini della tua vita?
“Il fascino di Umberto. La fantasia di Renato. La stronzaggine di Magri.”
– Escludendo, pare di capire, il terzo, chi ti manca di più?
“Guttuso. Anche per la qualità culturale della vita, al suo fianco. Mi fece conoscere Sciascia, Moravia che addirittura mi intervistò, e ne fui lusingatissima, per un settimanale.”
– Verso Marzotto e Guttuso hai parole affettuose, rispettose. Verso Magri no. Sei risentita.
“Di più: schifata.”
– Cosa gli rimproveri?
“La grettezza, l’egoismo, il cinismo.”
– Come vi conosceste?
“A casa di Eugenio Scalfari, il giorno in cui nacque la Repubblica, il 14 luglio
1976.”
– E, in conclusione, tanto rancore.
“Per la sua meschinità. Non si può fingere di essere puri, se… Non mi far andare avanti. Anche se non temo querele.”
– La responsabilità è tua.
“Mi limito al rapporto che ti interessa. Dopo lo scandalo e il chiasso successivo alla morte di Guttuso, lui si impaurì. Pensa, mi propose di vederci di nascosto: dopo dieci anni!”
– Mai più visto?
“Una volta, in coda all’aeroporto. Volse lo sguardo, per far finta di non avermi visto. Gli diedi un colpetto sulla spalla: guardi onorevole, sarei io a dover far finta di non vederla, non certo lei.”
– Alla morte di Guttuso, in conseguenza, dello scandalo, tu perdi tutti e
tre i tuoi uomini, di colpo. Renato muore. Marzotto chiede il divorzio. Magri scappa.
Da una situazione ricca di passioni, emozioni e intrecci, al vuoto totale.
“E’ così. Tre volte vedova.”
– E non hai sentito il bisogno di compensazioni.
“No. Sulle prime non potevo vedermi un uomo vicino. Poi, forse, solo per
orgoglio. E forse, invecchiando, anche per senso del ridicolo. La scala degli affetti è cambiata.”
– Dimmela.
“Prima i nipoti. Poi i figli. Poi gli amici. Poi la gente: quella che mi ama, che ha
simpatia per me.”
– Vuoi dire che, oggi, per te è impossibile innamorarti?
“Sì, non è possibile.”
– E domani?
“Chissà.”
IL DECALOGO DI MARTA
1. Fate sesso, se avete desideri, senza problemi. Non fate come me. Ogni lasciata è perduta.
2. Volate alto, metteteci fantasia. Se non avete una storia d’amore, inventatevela.
Al cinema, da ragazza, mi immedesimavo, ero la protagonista, vivevo il film in tutti i ruoli…
3. Parlate poco di voi e di quello che avete in mente, mai di sesso, ma cercate di essere protagoniste.
4. Nessun complesso verso i tabù. Nessuno mai vi ringrazierà, se siete fedeli.
Non fate collezionismo, ma cogliete l’attimo fuggente.
5. Accennate il primo passo, se vi va. Potete avere chi volete.
6. Vince chi fugge, ma inutile fuggire se lui non vi insegue. Fatevi trovare.
7. Gelosia al punto giusto: stuzzicare senza soffocare.
8. Siate più costose possibili. Più costate, più valete. Ovviamente, entro i limiti delle sue possibilità.
9. Perdonate. Ma non dimenticate. Ogni tanto, ricordate… E l’unico perdono totale resta comunque, e sempre, soltanto la vendetta.
10. Si può amare contemporaneamente, a patto di essere fedelissimi nei sentimenti.
Ognuna di noi, in amore, è quella che il tuo uomo o i tuoi uomini ti consentono
di fare.
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