L’uomo che sussurrava ad Agnelli
L’Avvocato gli telefona ogni mattina. Frequenta registi, attori,intellettuali. Ha avuto flirt con le più belle. Ritratto di un ‘vitellone’ diventato re di Roma vendendo Ferrari. Senza farsi un nemico. Pare.
INTERVISTA DI CESARE LANZA SU “PANORAMA”
Nemici, sembra, nessuno. Invidiosi, tanti. E forse non potrebbe essere diversamente. Bello, ricco, simpatico, seducente, pariolino doc, con mille relazioni importanti, Giovanni Malagò a 41 anni ha il mondo (di Roma) in pugno: intorno a lui, e in una leggenda che si arricchisce giorno per giorno, c’è tutto quello che può rendere invidiabile un maschio adulto italiano, all’alba del Duemila. In primis le citatissime, vere e presunte, relazioni amorose o di tenera amicizia, le frequentazioni chiassose, con flirt o senza, con le più belle ragazze del momento: da Valeria Marini a Elenoire Casalegno, da Martina Colombari ad Anna Falchi, da Monica Bellucci a Carla Bruni. Il vero e il falso (lui, cavallerescamente, parla di «troppe fantasie»), il passato e il presente si mescolano in un gossip instancabile. Con un retroscena: chi lo conosce bene testimonia che nel letto di Malagò la sola femmina con diritto, irrinunciabile, di stabile ospitalità è la bionda e dolce Maud, un labrador di 11 anni (da un anno ce n’è un altro, Frizon, maschio di pelo nero). Maud ha l’abitudine di russare pesantemente, con regale indifferenza verso le altre occasionali ospiti, che a volte, ma inutilmente, se ne risentono.
Lo chiamano «Megalò». E forse, secondo Paolo Villaggio, la vera star della famiglia è il padre, Vincenzo, neocavaliere del lavoro: un uomo di charme assoluto, inventore del business nel commercio delle auto. Però Malagò junior fa sempre parlare di sè. Dicono che, pur di apparire, darebbe l’anima. Eppure, tutti ammettono che è un cattolico e un padre esemplare: va a messa, ovunque si trovi, ogni domenica, accompagna a scuola, alle 8 del mattino, le due gemelline, Ludovica e Vittoria, avute da Lucrezia Lante della Rovere. Quanto alle mille relazioni, tutte o quasi sono trasformate in un giro di clientela diretta e indiretta, in una incessante moltiplicazione di affari per la sua attività, come agente della Ferrari e della Bmw (è il più grande partner commerciale della casa tedesca nel mondo). Nessuno avrebbe scommesso due lire che il ragazzo dolcevitaiolo, coccolato e viziato, avrebbe raccolto e sviluppato l’attività paterna in un’azienda, la Samocar, con 300 miliardi di fatturato e 250 dipendenti. Dietro la facciata mondana Malagò è un lavoratore tenace, con vocazione di organizzatore («matematico» è un suo modo di dire frequente) e previdente: rinunciò a Rolls Royce e Bentley, quando intuì che il mercato superlusso sarebbe diventato arduo.
Nasce benissimo: per parte di madre, Luisa, nipote dell’ex ministro Campilli e dell’ex governatore della Banca d’Italia Donato Menichella. E oggi spazia dovunque nel mondo politico, dalla Prima alla Seconda repubblica, senza preferenze (anche se per Francesco Storace, neopresidente della Regione Lazio, ha organizzato un pranzo elettorale). Gli attribuiscono velleità elettorali per future elezioni, lui nega in modo drastico. Meglio coltivare, trasversalmente, alcune preziose amicizie. È uno degli interlocutori preferiti da Giovanni Agnelli nelle famose telefonate all’alba: l’Avvocato lo consulta (una volta il prediletto era lo showman Fiorello) su lievità, novità e opportunità della vita romana. Spettegolatissima, come rivelò Panorama, la curiosità di Agnelli per i risultati delle partite a poker in un tavolo, ormai disfatto, composto da Carlo Caracciolo, Claudio Rinaldi, Gianluigi Melega, Pietro Calabrese, Ias Gavronski (con una sola incursione di Giuliano Ferrara, sdegnato dal chiacchiericcio). Chi vince e chi perde? Dicono che Malagò giochi com’è nella vita, brillante, curioso, con bluff sfacciati: vince o perde molto, gioca per divertirsi («E non come se fosse un lavoro» dice di sè «al contrario di Gavronski»). Segnalato anche il rapporto d’amicizia con Michelangelo Antonioni e la moglie Enrica Fico: si trovano a cena, vanno insieme alle prime dei film.
È generoso. Ha festeggiato i 40 anni nella sua villa di Sabaudia, in una festa per soli maschi, invitando i 40 amici più stretti: a ciascuno ha fatto trovare un regalo «pensato». Nel suo giro ricorrente ci sono Luca di Montezemolo, Barbara Palombelli, Giuseppe Tornatore, Carlo Verdone, Carlo Nervi, Renato De Angelis, Enrico Vanzina, Francesco Sinopoli, Enrico Mentana, Carlo Rossella, Diego Della Valle. Ma resta fedele agli amici dell’adolescenza e non cambia intensità di rapporto, come spesso succede nella capitale, in relazione ai momentanei successi o insuccessi di ciascuno. Frenetico, onnivoro, ingordo della vita: anche in mare, «smanioso», come dicono a Roma, più del fedele marinaio Ettore, al quale è affidato il motoscafo Mediterraneo. Battutista, estroverso, con una passionaccia per la Roma, assomiglia ai protagonisti dei film di Vanzina: anzi in uno di essi ha avuto una parte, quella di un tipo che butta le chiavi della Ferrari al presunto portiere d’albergo, con rischio di furto (episodio reale: per un’analoga noncuranza Malagò si vide rubare l’auto da un posteggiatore d’occasione, davanti al Jackye ÔO).
Quanto agli amori Ð lì si ritorna puntualmente, parlando del giovane Malagò Ð la sua storia più importante, e sfortunata, fu con Polissena di Bagno, erede dei Malatesta di fama dantesca. Matrimonio sfarzoso, tutti in tight, ma di brevissima durata. Storici maliziosi insinuano che si trattò di un dispetto romantico di Polissena verso Carlo Perrone, con cui oggi lei si è risposata (quattro figli). Mai più nozze, invece, per Giovanni, di cuore al fondo fragile e sensibile, bruciato da quella esperienza.
Tra i molti incarichi sociali, per lo più nel mondo dello sport, Malagò è presidente, votato e rivotato, del prestigioso circolo Canottieri Aniene. L’ultimo trip è l’approccio alla cultura: si mette in testa di darsi una vernice intellettuale, costringe gli iscritti del circolo, forse poco inclini, a una serata dedicata alle letture dantesche di Vittorio Sermonti. Ed è anche un po’ permaloso, anzi «fumantino», secondo il gergo romano. Nell’ultimo Natale, alla fiaschetteria Beltramme (famosa dagli anni 50, ospite fisso Ennio Flaiano), un gruppo di amici si riunì per una tombola: premi in palio, deliberatamente, gli oggetti più kitsch. Qualcuno portò un libro d’oro, illustrato, del circolo Aniene. Malagò ne rise. Ma si arrabbiò moltissimo quando l’episodio finì sul Messaggero e gli iscritti dell’Aniene, infuriati, gliene chiesero conto. Ma, al di là di malizie e malignità, il successo crescente di Malagò non sembra resistibile: anzi, direbbe lui, è «matematico».
23 GIUGNO 2000